21•capitolo -Si è rotto qualcosa!-

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Siria

Sono tra le braccia di Bernardo dopo giorni tremendi, e mi sembra giusto. E questo non perché lui possa essere in qualche modo giusto per me, ma perché qualcuno che mi vuole come lui lo può essere. Mi sono rifugiata sempre in braccia pronte a pugnalarmi alle spalle in qualsiasi momento. E lo hanno fatto, questa volta, nel modo più tremendo che c'era. E ora non so più cosa ho fatto di giusto nel corso di questi anni. Non so più se è stato giusto non cercare qualche altro amore che non sia lui, perché mi rendo conto di averlo aspettato, inconsapevolmente, ma l'ho fatto.

E ora non so se Bernardo potrà mai farmi battere il cuore, né so se mi interessa saperlo, quello che so è che lui è qui e che al contrario di Marco mi sta sostenendo. Perciò, qualsiasi cosa accadrà da ora in poi, sono pronta ad accettare che Marco non fa più parte della mia vita.

Anche se fa un male tremendo accettare di non averlo più nella mia vita.

«Grazie, Bernardo» gli mostro un sorriso, lui ricambia e mi bacia sulla guancia. Dopodiché se ne va, anche se mi promette che mi chiamerà spesso.

Torno in casa mia, ripenso a tutti i giorni passati e mi rendo conto che sono di nuovo punto e a capo. Che il cuore mi fa di nuovo male, la differenza è che questa volta ho acquisito consapevolezza. Nel corso di tutti questi anni, sebbene Marco mi avesse lasciato, ho sempre creduto che ci fosse del buono in lui, questo mi portava a continuare a volerlo nella mia vita. Adesso non riuscirei a sostenerla la sua presenza, farebbe male e sarebbe masochista da parte mia.

Nel frattempo il telefono squilla e temo che possa essere lui, visto le innumerevoli volte in cui mi ha cercato, ma figuriamoci se è venuto da me. Era troppo impegnato a fare lo stronzo. Voleva perfino ragione l'ultima volta che l'ho visto.

«Mamma» rispondo, accorgendomi che fortunatamente non è chi temevo che fosse.

«Sei sola?»

«Si, perché?» chiedo, non capendo dove voglia arrivare.

«E Marco?» la sento pentirsi della domanda improvvisa, ma ormai quel che è fatto è fatto.

«Marco non è con me, má. Non ti sto capendo» dichiaro, stranita dal suo atteggiamento.

«Ok... ok...» poi la sento trattenere il fiato. «Ok, ora ti dico una cosa, ma tu devi promettermi che non ti arrabbierai!» il suo tono è perentorio.

«Parla!» sbotto.

«Marco mi ha chiesto il tuo indirizzo. Pensavo fosse da te, io... gliel'ho dato»

Non so per quale istinto, mi precipito verso la finestra della mia camera, come se davvero potessi vederlo in qualche modo. Apro le tendine chiare, sbircio e mi accorgo subito della sua presenza. Riconosco il suo ciuffetto, riconosco il suo modo di camminare, di toccarsi i capelli. Perché io di Marco riconosco tutto, anche quando siamo lontani.

Saluto alla svelta mia madre, e rimango a guardare Marco dalla finestra, indecisa sul da farsi. Penso a pochi minuti prima, quando stavo abbracciando Bernardo e mi chiedo se abbia visto. Non so se ci spero, non so nemmeno se me ne importi più, so solo che lo voglio lontano da me il più velocemente possibile. Richiudo le tende e mi stendo sul letto, non so neanche da quanto sto trattenendo il respiro e vorrei che il tempo passasse alla svelta, che il mio pensiero smettesse di battere sempre sulla stessa persona come il sole che ogni mattina batte sulla terra.
Ormai il tempo deve essere passato, perciò mi alzo e ricontrollo se Marco se n'è andato, aprendo la tendina e cercandolo sotto il mio palazzo, dove non c'è anima viva, solo dei ragazzi per strada che fanno le ore piccole seduti su un marciapiede a bere una birra e a ridacchiare.
Tiro un sospiro di sollievo nell'accorgermi che se n'è andato, anche se il dolore al petto non accenna a placarsi. Lo sfioro con la mano, come se in qualche modo potessi placare i battiti del mio cuore e mi accorgo di quante ferite immaginarie ha lasciato quel ragazzo, quanto sofferenza mi ha fatto patire e quanto devo assolutamente annegare i ricordi e smetterla di pensare a lui.

Another day  (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora