Capitolo 38

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Nota autrice
Lo so, lo so, le ultime due volte che avete visto questa piccola parte prima del capitolo sono successe cose tragiche. Ma vi posso assicurare che sta volta... Va bene, sta volta non sarà meglio, però mi piaceva l'idea. :)

Josie, che ancora non ha trovato Grace, dato che non è tornata a dormire, in preda alla rabbia, esce fuori dalla sua stanza e sbatte la porta così forte che sicuramente al piano di sopra i ragazzi l'hanno sentita. Poggia la schiena contro il muro, e si lascia lentamente cadere a terra. Da quando Eleanor è sparita, sente di aver perso tutte le forze, neanche ha più cercato Martha per infastidirla. Ritorna nella stanza, e si butta sul suo letto, a pancia in giù, con la faccia sul cuscino. Tutto questo non è da lei, ma sta davvero impazzendo, senza la sua migliore amica si sente inutile. All'improvviso, sente la porta aprirsi di nuovo, e nel rapidissimo scatto che ha fatto per mettersi seduta, una parte di lei sperava fosse Eleanor, mentre l'altra sperava fosse Grace. La seconda opzione si rivela quella reale.

"Dove sei stata?! Dove hai nascosto Eleanor?!" grida la ragazza, esaurita.

"Di cosa parli?" domanda Grace, a voce bassa. Si aspettava un'accoglienza migliore.

"Non fare la finta tonta!" Josie si alza e si piazza proprio di fronte a lei, guardandola con sfida. "Sei una traditrice, tu e Martha avete collaborato per rapire Eleanor, lo so! È inutile che menti!" continua a gridare, mentre l'altra rimane calma.

"Josie, secondo me questo tuo odio nei confronti di Martha e dei miei ti sta dando alla testa" le risponde Grace, tranquilla. Ormai è abituata al caratteraccio della sua "amica".

"Mi stai dicendo che sono pazza?! Oh, cara, qui l'unica pazza sei tu! Hai rapito una persona con la figlia di un assassino!" la ragazza non ha proprio intenzione di calmarsi.

"Mi spieghi perché ce l'hai così tanto con lei?" chiede Grace, ora un po' nervosa.

"Non cambiare discorso! L'ho sempre detto che delle lesbiche non bisogna fidarsi!" grida di nuovo Josie, questa volta ha esagerato.

"Delle lesbiche non bisogna fidarsi, dici, eh?" Grace fa qualche passo verso la sua compagna di stanza, fino ad arrivarle molto vicina. "Non la pensavi esattamente così, quando siamo andate a letto, l'anno scorso, proprio qui in questa stanza. Te lo ricordi?" il volto di Josie si incupisce, subito tutta la rabbia si trasforma e diventa ricordo. "E me lo hai chiesto proprio tu. Non conoscevamo Eleanor. Anzi, in realtà non me lo hai chiesto, ti sei direttamente fiondata sulle mie labbra e hai iniziato a sfilarmi i vestiti"

"Avevamo detto di non trattare mai più questo discorso" il tono di Josie non contiene emozioni.

"Hai ragione, lo avevamo detto. E tu non mi piaci, sia chiaro, mi sento con una ragazza fantastica. Ma questa tua omofobia del cazzo mi fa imbestialire, non ti sopporto, davvero. E questo, solo perché dopo che abbiamo fatto quello che abbiamo fatto, io ti ho detto di non voler continuare la storia, perché ti vedevo ormai come una sorella. Se delle lesbiche non bisogna fidarsi, allora come mai quella sera ti sei lanciata addosso a me?" il tono basso ma saggio di Grace fa uscire dagli occhi di Josie una piccola lacrima.

"Io non sono lesbica, okay?" dice, a bassa voce, Josie.

"Non è questo che mi interessa. Ti ho chiesto, visto che sei omofoba, perché quel giorno mi sei saltata addosso? Cioè, è piaciuto più a te che a me, fra poco..." le risponde la ragazza, che ormai sa come gestire le situazioni.

"Non mi sono mai accettata per quello che sono" comincia a dire, cercando di trattenere le lacrime. "Mi sono sempre odiata perché ero diversa. Io sono etero, e lo so per certo, ma a volte... A volte è come se non lo fossi più. Ci sono momenti in cui vedo una ragazza e provo le stesse cose che provo con i ragazzi, ma questo non si era mai spinto ad un volere un rapporto fisico... Tu sei stata la prima e l'ultima volta che l'ho fatto con una ragazza, e non ci tengo a rifarlo. Solo che, qualche volta, anche se di rado, vedendo alcune ragazze sento quelle sensazioni..." spiega, asciugandosi il volto.

"È il coming out più brutto al quale io abbia mai assistito" dice Grace, ma l'altra non ride.

"Puoi non tornare neanche sta sera? Ho bisogno di stare un po' da sola, davvero" chiede Josie, l'altra annuisce ed esce dalla stanza, chiudendo la porta.

Josie si siede sul suo letto, coprendosi il volto con le mani, e comincia a piangere. Grace raggiunge la stanza dei suoi amici, Alex e Peter, i ragazzi che la ospitano per studiare, anche se lo fa solo con uno dei due, da quando lei ha litigato con Josie ed Eleanor. Bussa, ad aprirle è Alex (l'amico con cui studia).

"Ehi, sei in anticipo" dice, facendola entrare.

"Mi dispiace per voi, ma dovrete ospitarmi questa notte"

"Perché? Che è successo? Oh no... Alla tua amica è presa un'altra crisi isterica, vero?" chiede Peter, la ragazza accenna una risata.

"Eh sì, a quanto pare" risponde Grace.

"Bene dai, il lato positivo è che almeno sei tutta per noi!" dice Alex, subito dopo la abbraccia e si sdraiano sul letto di quest'ultimo.

"Ehi, ragazzi! Non voglio assistere a scene strane!" li stuzzica Peter, ma gli altri due ridono.

"A tutti e tre piace la stessa cosa, qui dentro" dice Grace, staccandosi da Alex, che la guarda sorridendo.

"È un coming out?" chiede retoricamente Peter, la ragazza ride.

"Sì, è un coming out" risponde. Il ragazzo ride leggermente, poi si unisce a loro. Di lì a poco scoppia una lotta di cuscini, e tutti e tre ritornano bambini per un po'.

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Seconda vita {completa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora