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🎧 Born this way- Lady Gaga
Mi sono iscritto al concorso.
Alla fine Ashton mi ha convinto ad inscrivermi. O meglio, mi ha persuaso, grazie al suo maledettissimo fascino e quel modo in cui mi chiama "Miele". Perché pendo sempre dalle sue labbra quando lo fa?
Comunque, adesso ho da pensare a ben altro. Mi sono fermato al laboratorio creativo dell'università, così da poter buttare giù qualche idea. Ho riempito cinque tele, ma nessuna mi piace davvero; le trovo superflue e sforzate. Affranto, e consapevole che da qui a poco potrebbero anche buttarmi fuori, perché sono le otto di sera, decido di andarmene a casa. Magari dopo aver cenato ed essermi fatto una doccia, magicamente potrei trovare delle idee migliori.
Lasciando l'edificio cammino a passo svelto, attraversando il grosso cortile, così da raggiungere l'uscita. Nel farlo, mi accorgo di essere seguito da qualcuno, che ha un passo dannatamente pesante. Mi blocco di colpo, girandomi e ritrovandomi davanti un ragazzo.
«Mi stai seguendo?», chiedo e lui mi guarda terrorizzato, come se non si aspettasse questa domanda. Il modo in cui mi guarda non mi piace per niente. Nervoso, stringo la spallina del mio zaino, tirandola leggermente, così da poter raggiungere il taschino esterno.
«Non ti fa piacere che lo faccia?»
«Lo trovo...inquietante», ammetto con una risata nervosa.
«Credevo che a voi froci piacessero queste cose».«Scusami?!» La mia voce trema leggermente, e lui sembra accorgersene. Indietreggio di poco, nel preciso istante in cui lui si fa più vicino a me.
«Quelli come te non mi piacciono affatto», mi fa sapere. «Siete esseri deplorevoli. E odio il fatto che tu abbia osato guardarmi», mi fa sapere ed io spalanco gli occhi, totalmente confuso. Ma di che diavolo sta parlando? Non credo di averlo mai visto prima.«Forse hai bisogno di imparare che non si fanno certe cose», dice prendendomi il polso. Io rimango come pietrificato, ma solo per un secondo. Ho la prontezza di tirare fuori dal taschino dello zaino lo spray al peperoncino. Ricordo di aver riso in faccia a mia madre quando me lo ha comprato, invece in questo momento le sono infinitamente grato.
Gli spruzzo lo spray negli occhi, riuscendo così a liberarmi dalla sua presa, viscida e salda. Mentre lui impreca, lamentandosi che non ci vede, io mi metto a correre. Continuo a sentirlo inveire anche quando ormai sono lontano. E le sue parole mi girano in testa come un disco rotto.
Appena raggiungo il mio appartamento, con il cuore in gola e gli occhi lucidi, mi appoggio alla porta, scivolando fino a sedermi per terra. Petunia viene subito da me, coccolandosi contro le mie gambe, ma non riceve nessuna carezza da parte mia. Guardandomi il polso mi rendo conto che mi sono rimasti i segni delle sue dita.
Mi alzo, trascinandomi in bagno e dopo essermi tolto tutti i vestiti, mi butto sotto la doccia, sperando che l'acqua possa portarsi via lo schifo che mi sento addosso. Ma non succede.
Passo la notte in bianco, incapace di chiudere occhio, perché ogni volta che lo faccio mi ritrovo davanti la sua espressione disgustata. Le parole che mi ha detto sono un'amara cantilena che non mi abbandona nemmeno alle prime ore del mattino.
E poi, consapevole che posso essere più forte di così, mi metto alla mia scrivani e comincio a tirare fuori tutto. Poco alla volta.
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Oggi non mi sono fermato nemmeno un secondo. Perché non c'è tempo. A qualcun altro, come a me, potrebbe succedere. E io non voglia che succeda ancora. Non voglio che qualcuno si debba sentire così dannatamente inutile e fragile.
Come dice Lady Gaga aka il mio spirito guida: Non c'è niente di sbagliato nell'amare chi sei. Ed io mi amo infinitamente, con i miei pregi e i miei difetti. Amo il fatto di non sapermi prendere troppo sul serio, il mio continuo procrastinare. Amo i capelli disordinati al mattino presto e il cioccolato ai bordi delle labbra quando mangio i muffin di mia madre. E amo amare i ragazzi! Dio, lo amo così tanto, in tutte le sue forme.
Usando la vecchia polaroid di mia madre, faccio le ultime foto che voglio utilizzare assieme ai vari slogan a cui ho pensato e che ho già disegnato. Ho intenzione di tappezzare tutto il campus con volantini, così che la gente sappia che io non ci sto. Essere gay non da il permesso agli altri di sfogare i propri problemi e le proprie intolleranze su di me. Perché sì, è proprio di questo che si tratta: intolleranza. Quel coglione ha pensato che questo gli potesse dare il diritto di dirmi cose orribili, e chissà, anche farmi cose orribili.
Ma a questo non ci voglio pensare, perché il senso di nausea che provo da ieri sera ancora non mi ha abbandonato e non voglio peggiorare la situazione.
Verso le quattro del pomeriggio decido di mandare una mail con tutti i volantini che ho disegnato a Kate. Lei lavora in un'agenzia pubblicitaria e so che può usufruire di un tot di fotocopie gratis, quindi meglio approfittarne!
«Luke, che diavolo vuoi fare?» mi chiede chiamandomi nemmeno cinque minuti dopo aver ricevuto la mia mail. Con il telefono tra la spalla e il mento, continuo a spennellare una tela, senza però sapere a cosa mi porterà. Mi accorgo che uno schizzo è andato a finire sulla mia vecchia salopette che uso di soluto per dipingere. Sbuffo, pulendomi meglio che riesco e prendendo poi il telefono in mano.
«Mi puoi fare 150 copie di ogni volantino? Ti prego, non fare domande...non ne voglio parlare. Almeno, non adesso», sussurro e lei sospira, contrariata. «Non dire niente a Nina, sai com'è: si preoccupa sempre troppo».
«Lukey...»
«Te ne parlerò, solo...non adesso. Okay?» La mia amica decide di accettare, anche se so che le costa tantissimo nascondere qualcosa alla sua migliore amica.
Non guardo il telefono da ieri pomeriggio, quindi appena finisco la telefonata con Kate decido di controllare i messaggi. E non lo avessi mai fatto...
Trovo decine di messaggi da parte di tutti e tre. Mi ero completamente dimenticato che ieri sera mi sarei dovuto vedere con Michael. E mi ero dimenticato che Calum oggi avesse l'esame, che fortunatamente ha passato con il massimo. Ashton mi ha mandato un solo messaggio, chiedendomi come prosegue con il dipinto per il concorso.
Mentre leggo l'ultimo dei messaggi, sento bussare alla porta. Guardo l'ora, chiedendomi chi potrebbe essere. Sicuramente Kate non può aver fatto così in fretta, e poi so che finisce di lavorare per le cinque. Che sia Nina? Giuro che se Kate le ha detto qualcosa è la volta buona che la uccido! So com'è fatta Nina, darebbe fuori di testa se sapesse quello che mi è successo. È sempre stata molto protettiva nei miei confronti, perché ha quel spirito materno a cui non riesco mai a rinunciare, almeno non quando si tratta di me o Kate.
Chiunque sia bussa in maniera ritmica, portandomi all'esaurimento in tempo zero.
«Ehi!» mi lamento aprendo la porta e trovandomi davanti Calum. Lui ha ancora la mano alzata in aria, come pronto a bussare nuovamente.
«Ciao», mi saluta prendendomi il viso tra le mani e baciandomi. Io indietreggio, facendolo entrare in casa e lasciando sbattere la porta alle sue spalle. «Ti volevo fare una sorpresa», mi sussurra ed io sorrido, inghiottendo a vuoto.
In questo momento non vorrei vedere nessuno...e ironia della sorte: qualcun altro bussa alla porta.
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Nota autrice: Questo è il primo di alcuni capitolo che sarà più lungo del normale (tali capitoli li indicherò con //long//). Non volevo spezzarlo perché postarlo tutto insieme mi sembrava meglio, per spiegare la situazione.
Comunque, siamo arrivati più o meno nel vivo della storia. Da qui in avanti è tutto un susseguirsi di cose assurde che nemmeno io so come ho fatto a scrivere.
A domani, con un capitolo davvero WOW!
-Ale.
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Romeo || Luke Hemmings
Teen FictionLuke cerca l'amore e Romeo, un'applicazione che calcola la tua affinità con gli altri utenti iscritti, gli mette a disposizione tre profili. Con Michael condivide l'amore per la musica e le serie TV. In sua presenza Luke si sente strano, come se av...