Epilogo. Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?

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{tre anni dopo}

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🎧 I lived - One Republic

Ha fatto bello tutto il mese, pur essendo il periodo delle piogge, ma guarda caso proprio oggi doveva diluviare. Le gocce battono ritmicamente contro le finestre del solaio, spingendomi ad alzare la testa. Il cielo è di un grigio scuro, segno che non smetterà tanto presto.

«Il taxi si è fermato dall'altra parte della strada, sono fradicia», mi dice una voce, affiancandomi. «Alla radio ho sentito che non smetterà prima di sera». Sbuffo, prendendo la scatola che Nina sta tenendo tra le braccia. Non voglio che si affatichi troppo, considerando che è al sesto mese di gravidanza.
Mentre lei si toglie la giacca, noto il pancione far capolino.

«Spero venga qualcuno, nonostante il brutto tempo».

«Oh sì, sono sicuro che verranno tutti!» dice, cercando di rassicurarmi. «Secondo te, la gente potrebbe mai perdersi la tua prima mostra?» chiede poi, con fare retorico. Io scrollo le spalle, avviandomi verso il mio studio, seguito a ruota da Nina.

Appoggio la scatola sulla scrivania, prendendo un taglierino, così da poterla aprire. Mi tremano un po' le mani e la mia amica sembra accorgersene.

«Spero sia tutto in ottime condizioni», dice. Già, lo spero anch'io. Spero che il me di qualche anno fa sia ancora lì, pronto ad aspettarmi. Appena la apro un forte profumo di lavanda mi investe, lasciandomi poi il tempo per osservare il contenuto. È esattamente tutto come lo avevo lasciato. Tre anni fa prima di partire per l'Australia, avevo preparato questa scatola, mettendoci dentro alcune delle cose a cui tenevo di più. La scatola l'ho lasciata a Nina e Kate, in custodia. Devo ammettere che sono state delle ottime custodi dei miei ricordi.

La prima cosa che vedo è la cartolina che mi ha inviato Michael da Bali, insieme ad essa, legati con un elastico rosso, ci sono alcuni fogli: uno stropicciato, sul quale riconosco la sua calligrafia. Wildflower. Poi trovo il disegno che gli ho fatto, in basso a destro la data scritta a matita: un giorno di Maggio. Altri fogli mi passano tra le mani, alcuni sono semplici post - it, che era solito lasciarmi sul frigo. Li rileggo tutti, sorridendo nel ricordarmi certi attimi.

Un secondo plico di fogli è tenuto insieme da un elastico blu, in cima una polaroid mia e di Calum, lui mentre cerca di coprirsi il viso con le mani, io che sorrido come un coglione. Trovo anche alcuni scontrini, tutti del posto dove eravamo soliti andare a mangiare l'avocado toast, su alcuni ci sono disegni di girasoli. Infine, una pagina strappata da un libro. "Noi siamo fatti della stessa materia di cui son fatti i sogni. E la nostra piccola vita è circondata da un sonno." William Shakespeare, La tempesta.

In fondo alla scatola, tenuti insieme da uno spago argentato, c'è il terzo pezzo del mio passato: Ashton. I mille colori di Ashton, le sue mille sfumature.

«Questo è davvero bellissimo», dice improvvisamente Nina, puntando il dito su un cartoncino che ho tra le mani. Su di esso, in maniera sbrigativa, sono dipinte alcune delle piante grasse che tenevo sul davanzale di casa mia, quando ancora andavo all'università. Ricordo perfettamente quando Ashton lo ha fatto, era poco prima che io partissi per l'Australia.

Altre delle opere casuali di Ashton mi passano tra le mani, tutte riuscendo a strapparmi un sorriso. Poi, quando meno me lo aspetto, arrivo a guardare una foto. La stessa foto che ha appesa alla sua prima mostra. A differenza del me della foto, adesso ho i lineamenti più definiti, una barba curata ad incorniciarmi il viso e i capelli più lunghi.

«Ho decisamente tutto quello che mi serve», faccio sapere alla mia amica, sorridendo.

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Romeo || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora