CAPITOLO 1

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ELIZABETH'S POV

I raggi che filtrano dalla finestra mi obbligano ad aprire gli occhi notando che mancano poco meno di cinque minuti alla sveglia.

Mi alzo, faccio una doccia fredda e corro a vestirmi perché il mio studio apre alle nove e sono le otto e venti. Spazzolo i miei capelli lunghi neri, metto un filo di mascara, eyeliner, burro cacao e sono pronta. Opto poi per un paio di pantaloncini di jeans che fasciano le mie gambe, una canottiera bianca che lascia scoperto il mio piercing all'ombelico e un paio di scarpe da ginnastica bianche.

Scendo a fare colazione e trovo mia madre con i miei due fratelli, Andrew e James rispettivamente di ventidue e ventuno anni. Sono la sorella maggiore ma spesso questo passa in secondo piano.

«Famiglia, buongiorno» esclamo passando dinanzi al tavolo da pranzo per stampare un bacio sulla guancia di James e scombinare i capelli di Andrew.

«Elizabeth, ti ho messo da parte qualcosa da mangiare»

«Grazie, mamma. Papà?»

«È dovuto uscire presto, aveva molto lavoro fa fare».

Mio papà è il direttore della University of California mentre la mamma è proprietaria di un negozio di abiti da sposa a quindici minuti da casa.

«Vorrei farmi un piercing. Quando sei libera?» mi chiede James mentre mezzo pancake con sciroppo d'acero finisce nella sua bocca. Il mio fratellino studia per diventare architetto. È un ragazzo a cui piace progettare, sin da piccolo quando tutti i suoi compagni disegnavano animali o i classici paesaggi lui tentava di scarabocchiare degli edifici.

«Puoi passare oggi pomeriggio verso le cinque» dico alzandomi in punta di piedi per afferrare il mio pacco di cereali preferito. Integrali al cioccolato a forma di palline.

«Va bene, a dopo sorellina» mi bacia la fronte ed esce per andare all'università. 

«Bene, io devo andare o farò tardi» prendo la borsa e senza aspettare una risposta sono già sulla strada principale di Los Angeles e anche se il traffico è veramente intenso, riesco ad arrivare puntuale a lavoro.

Il primo cliente della giornata è Daniel, un ragazzo che non ha un centimetro di pelle libera tranne in viso, ha la seconda seduta per il tatuaggio sul collo e dopo di lui ho tre piercing e altri due piccoli tatuaggi.

Ho scoperto voler di diventare una tatuatrice quando avevo circa otto anni, amavo disegnare la mia pelle anche di nascosto, infatti i miei genitori spesso mi sgridavano. L'anno successivo,  al mio compleanno, mi regalarono dei pennarelli appositi che non nocevano alla pelle e da quell'anno diventò il regalo che chiesi a tutti i miei parenti, li adoravo.

Il tattoo di Daniel è parecchio complesso. È una spada verticale sul retro della nuca dove si avvolge un drago ben dettagliato che sputa fuoco lungo tutto il retro del collo fino all'attaccatura dei capelli che porta rasati.

«Ricordati la procedura» dico mentre butto l'ago e i guanti nel cestino.

«Elly, hai visto quanti ne ho sul corpo? Andrà tutto bene» dice ridendo per poi sparire dal negozio.

Le ore successive trascorrono velocemente. Un Septum e un Dermal occupano poco tempo e posso dedicarmi all'ultima seduta di altri due tatuaggi molto semplici di due ragazze, gemelle per l'esattezza.
Entrambe hanno scelto lo stesso disegno: due bambine stilizzate che si tengono la mano. La differenza è che una ha i capelli lisci e l'alara super ricci proprio come la loro unica differenza fisica.

Sono quasi le cinque del pomeriggio, bevo un caffè mentre aspetto mio fratello anche se poco dopo mi arriva un messaggio dicendo che non riesce a passare. Sistemo le ultime cose che avevo lasciato in giro e dopo aver buttato il bicchierino di plastica nel cestino, tiro giù la saracinesca del negozio visto che lui sarebbe stato l'ultimo appuntamento della giornata.

HAAVEILLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora