CAPITOLO 5

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ELIZABETH'S POV

Dei brividi mi attraversano la schiena mentre Jason mi afferra per un braccio facendomi bloccare all'istante alla fine delle scale dove nessuno può vederci. Si avvicina e più lo fa più la gola si fa più secca. Fa scorrere la sua mano nei miei capelli, non c'è nessuna finestra aperta eppure sento dei brividi che arrivano diretti alla colonna vertebrale. 

Ora che sono solo cinque centimetri a separarci posso guardare meglio i suoi occhi e noto diverse sfumature di colore, come una falena alla luce analizzo bene ogni dettaglio di essi come se fossero un caso da studiare ma ad interrompere il momento è proprio un suo compagno di squadra che, imbarazzato, si passa una mano sulla nuca dicendo a Jason che lo aspettano di sotto. 

«Fratello è la stessa ragazza che ti stavi mangiando con gli occhi» a sentire quella parole il mio viso prende lo stesso colore del vestito e Jason se ne accorge. Riconosco subito Jacob, lo stesso in compagnia di Jason qualche giorno fa.

«Zitto, la metti in imbarazzo e non stavo mangiando nessuno. Te l'ho già detto prima» 

«Va bene, fratello. Come ti pare. Ciao bella».

Situazione imbarazzante, infatti Jason si passa una mano tra i suoi capelli spettinandoli ancora più di prima. 

Mi stava mangiando con gli occhi?

«Elizabeth? Elizabeth dove sei?» la voce di mio fratello Andrew mi fa voltare verso l'entrata della sala facendomi allontanare da Jason di qualche passo dato che, non so come, eravamo completamente vicini.

«Eccoti, non ti trovavo più. Jason, da quanto tempo?» 

«Ciao Andrew, non ci vediamo da quasi un mese» 

«Hai ragione ma sto prendendo una laurea in economia e sono impegnato con lo studio» 

«Tranquillo, festeggeremo poi» 

«Certo, puoi contarci. Vedo che hai conosciuto finalmente mia sorella Elizabeth» intervengo in questa conversazione perché mi sento abbastanza esclusa nonostante sia ad un passo da loro.

«Si, viene a tatuarsi. Dov'è James?»

«James è impegnato» alzo gli occhi al cielo, ho capito immediatamente cosa intende mio fratello.

Mentre i due ragazzi parlano la mia attenzione viene attirata da una canzone che risuona nella sala principale al piano di sotto, mi si illuminano gli occhi e voglio assolutamente andare a ballare.

Mi affaccio dalla ringhiera che dal al piano di sotto, ossia all'ingresso e alla sala da ballo. Molte persone si scatenano mentre altre sorseggiano Champagne.

«Vi prego, andiamo a ballare» 

«Sorellina non penso sia il caso, io devo andare a cercare James e non voglio lasciarti sola» alzo per la seconda volta gli occhi da quando sono arrivata e faccio la predica mentalmente a mio fratello cercando di ricordargli che teoricamente la più grande dei tre sono io.

«Tranquillo, posso stare io con lei» a quella frase rimango sbigottita.

«Tu devi stare con la tua squadra, tranquillo. Io so cavarmela da sola» 

«Non preoccuparti, a quest'ora sono tutti ubriachi, non si accorgeranno di me» 

«D'accordo, andiamo Jason prima che finisca la canzone. A dopo fratellino».

Muovo i fianchi a ritmo di musica e mi dimenticando la presenza di tutti anche se termina presto e comincia un lento.

Odio il lento. 

Cerco di allontanarmi dalla pista con la speranza di allontanarmi da quella musica che considero priva di vitalità ma la mano di Jason me lo impedisce, circonda il mio piccolo polso e mi blocco voltandomi verso di lui.

«Balla con me» 

Volevo allontanarmi dalla pista eppure sono qui, con le sue braccia che mi circondano i fianchi e uno sguardo talmente intenso che non riesco a reggere. Appoggio la testa sul suo petto mentre mi cullo sulle note e sui movimenti quasi impercettibili del suo corpo a ritmo di musica. È molto più alto di me. 

Ci vuole poco. 

«Ti stanno guardando tutti, Jason» 

«Ti sbagli, stanno tutti guardando te. Sei la più bella questa sera» mi rilasso, chiudo gli occhi sospirando e la cosa non passa inosservata dato che mi chiede se c'è qualcosa che non va o se preferisco sedermi.

«No no, sto bene qui» dico stringendomi più al suo corpo, all'improvviso mi rendo conto di quello che ho detto cercando inutilmente di rimediare anche se sento la faccia bollente.

«Ehm, se tu vuoi andare andiamo»

«No no, lo dicevo per te. Ti ho sentita sospirare»

«È perché sono così tranquilla qui».

Qualche minuto dopo la canzone finisce e Jason mi prende per mano allontanandomi dalla folla, le persone hanno smesso di guardarci e ringrazio il cielo, iniziavo a sentirmi a disagio. Approfittiamo della confusione nella sala per allontanarci, io ero diretta dal cameriere mentre Jason mi trascina da tutt'altra parte.

«Vieni con me» dice mentre gentilmente mi porta verso il divanetto più appartato di tutti ma non faccio in tempo a sedermi vicino a Jason che sento delle voci. 

«Andrew, era sotto la tua responsabilità. Era con te!» 

«Avevi solo da non scoparti quella nel bagno, James!» 

«Non dare la colpa a me, stronzo!» 

«Non credi che sia meglio dire ai tuoi fratelli che sei a meno di dieci passi da loro? Sembra che vogliano picchiarsi» dice Jason a bassa voce 

«Hai ragione, anche se devo ammettere che è bello vederli in panico» 

«Capisco che sono preoccupati ma...» 

«Loro hanno paura di mio padre, sanno che devono sempre starmi vicino. Mio padre è sempre stato irremovibile su questo, è già da anni che ho i miei bodyguards personali» dico indicandoli.

«Ragazzi, sono qui. Eravamo a meno di due metri da voi, possibile che non ci abbiate visti?»

«Ci hai fatto prendere un colpo Beth, è da mezz'ora che ti cerchiamo. Ora è meglio se rientriamo, i camerieri stanno invitando gli ospiti ad uscire»

«Che ore sono?» «Le quattro»

«Va bene, andiamo. Ciao Jason e grazie di tutto, James vieni con me a prendere l'auto, Beth tu aspetta qui»

«Tranquilli, non mi muoverò».

Sono rimasta sola con Jason e sono agiata anche se non so per cosa, sembra volermi dire una cosa ma poi ci ripensa.

«Ti chiamo per prenotare la prossima seduta» 

«Certo ma il telefono dello studio non funziona, tieni il mio numero così mi chiami su questo»

«Va bene, ora vai prima che i tuoi fratelli tornino e che ti prendano in braccio» 

«Vero, ne sono capaci. Notte, Jason» 

«Buonanotte, Elizabeth» e si sporge per darmi un bacio sulla guancia.

Brividi. 

Tanti. 

Troppi. 

HAAVEILLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora