Martedì 15 giugno, Los Angeles
Jason's POV
Mi sveglio e Elizabeth sta ancora dormendo, penso a ieri e ho un tuffo al cuore, la serata più bella della mia vita.
Senza svegliarla mi alzo ma dopo due passi ho una fitta al ginocchio e che mi fa fare un piccolo urlo.«Jason, che è successo?» «Scusa piccola, non volevo svegliarti» si alza e mi viene incontro tenendo stretto il lenzuolo «Che hai? È il ginocchio?» «Stavo andando in bagno ma ho avuto un crampo» «Hai preso le medicine?»
«No, ancora no» «Vieni, siediti. Vado a preparare la colazione, tu non muoverti» mentre va il cucina la osservo, il lenzuolo è talmente lungo che striscia per terra come se fosse un abito, i capelli svolazzano ma anche alle nove del mattino rimane la più bella.Faccio colazione e prendo le medicine, ho il ghiaccio sul ginocchio e spero che passi tutto prima della partita, è la penultima, non possiamo perdere di nuovo.
«Ti senti meglio?» «Non molto, però il ghiaccio mi aiuta un po'»
«Menomale. Vado a prendere the, l'acqua oramai dovrebbe bollire» mi da un bacio e scende di sotto, nel frattempo si è cambiata e ha una mia canottiera da basket con sotto l'intimo e quando torna con la sua tazza di the, passiamo la mattinata a vedere un film Disney.
Sono in bagno, mi vesto e tra poco Steeven verrà a prenderci. Elizabeth sta sistemando il letto ma appena esco dal bagno è già pronta.
«Steeven è qui» «Ok, sei pronta?» «Sì» «Bene, andiamo» ha un vestito giallo lungo stretto e i tacchi neri di ieri sera, ha legato i capelli in una coda e si è truccata «Hai messo il rossetto» «Oggi avevo voglia di truccarmi un po'» «Stai benissimo».
All'entrata dell'arena è pieno di giornalisti che appena vedono la mia mano intrecciata a quella di Beth danno di matto.
«Signor Miller, lei e la signorina Moore state insieme? Signor Miller, l'ultima partita l'avete persa, pensate di vincere questa? Signorina Moore, punta al conto in banca del giocatore?» a questa domanda mi blocco all'istante, Elizabeth cerca di dirmi che non ne vale la pena ma sbotto«Alla mia ragazza il conto in banca non interessa, questa partita la vinceremo come è vero che mi chiamo Jason Miller e chiedo soprattutto di non immischiarvi nella nostra vita, se avremmo qualcosa da comunicare lo faremo in persona» non ho resistito, la giornalista si è zittita all'istante e sento Beth ridacchiare.
La prima metà del tempo è passata, il mio ginocchio chiede pietà ma non posso mollare adesso, siamo in vantaggio ed è la penultima partita.
Corro verso il canestro, sento che più corro più il ginocchio mi abbandona, per fortuna il suono del termine partita ci dichiara vincitori e io devo assolutamente sedermi, non resisto un secondo di più, non do il solito sguardo il pubblico, il mio unico pensiero è andare nello spogliatoio.Avrò fatto all'incirca cinque passi, sono stordito e non capisco il motivo, sono a terra, mi sento come se fossi paralizzato e il dolore al ginocchio mi fa tirare un urlo che non passa inosservato alla mia squadra e al Coach, Brown chiama il medico della squadra e con l'aiuto dei suoi collaboratori mi caricano sulla barella, non capisco molto di ciò che succede, sono stordito, la testa mi pulsa e ho perso la sensibilità della gamba.
Sento il Coach dirmi di tenere gli occhi aperti, penso di avere le allucinazioni perché vedo Elizabeth che piange mentre mi chiede cos'ho e prega per non farmi chiudere gli occhi ma poco dopo mi accascio del tutto sulla barella e perdo conoscenza.
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HAAVEILLA
Romance-IN REVISIONE- Haaveilla è una parola finlandese che Elizabeth Moore ha tatuata sul retro del collo. Sognare ad occhi aperti rappresenta a pieno il carattere della ventitreenne che fa la tatuatrice nel centro di Los Angeles, lei sogna di diventare...