CAPITOLO 36

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Martedì 15 giugno, Los Angeles

Jason's POV

Mi sveglio e Elizabeth sta ancora dormendo, penso a ieri e ho un tuffo al cuore, la serata più bella della mia vita.
Senza svegliarla mi alzo ma dopo due passi ho una fitta al ginocchio e che mi fa fare un piccolo urlo.

«Jason, che è successo?» «Scusa piccola, non volevo svegliarti» si alza e mi viene incontro tenendo stretto il lenzuolo «Che hai? È il ginocchio?» «Stavo andando in bagno ma ho avuto un crampo» «Hai preso le medicine?»
«No, ancora no» «Vieni, siediti. Vado a preparare la colazione, tu non muoverti» mentre va il cucina la osservo, il lenzuolo è talmente lungo che striscia per terra come se fosse un abito, i capelli svolazzano ma   anche alle nove del mattino rimane la più bella.

Faccio colazione e prendo le medicine, ho il ghiaccio sul ginocchio e spero che passi tutto prima della partita, è la penultima, non possiamo perdere di nuovo.

«Ti senti meglio?» «Non molto, però il ghiaccio mi aiuta un po'» 

«Menomale. Vado a prendere the, l'acqua oramai dovrebbe bollire» mi da un bacio e scende di sotto, nel frattempo si è cambiata e ha una mia canottiera da basket con sotto l'intimo e quando torna con la sua tazza di the, passiamo la mattinata a vedere un film Disney.

Sono in bagno, mi vesto e tra poco Steeven verrà a prenderci. Elizabeth sta sistemando il letto ma appena esco dal bagno è già pronta.

«Steeven è qui» «Ok, sei pronta?» «Sì» «Bene, andiamo» ha un vestito giallo lungo stretto e i tacchi neri di ieri sera, ha legato i capelli in una coda e si è truccata «Hai messo il rossetto» «Oggi avevo voglia di truccarmi un po'» «Stai benissimo».

All'entrata dell'arena è pieno di giornalisti che appena vedono la mia mano intrecciata a quella di Beth danno di matto.
«Signor Miller, lei e la signorina Moore state insieme? Signor Miller, l'ultima partita l'avete persa, pensate di vincere questa? Signorina Moore, punta al conto in banca del giocatore?» a questa domanda mi blocco all'istante, Elizabeth cerca di dirmi che non ne vale la pena ma sbotto

«Alla mia ragazza il conto in banca non interessa, questa partita la vinceremo come è vero che mi chiamo Jason Miller e chiedo soprattutto di non immischiarvi nella nostra vita, se avremmo qualcosa da comunicare lo faremo in persona» non ho resistito, la giornalista si è zittita all'istante e sento Beth ridacchiare.

La prima metà del tempo è passata, il mio ginocchio chiede pietà ma non posso mollare adesso, siamo in vantaggio ed è la penultima partita.
Corro verso il canestro, sento che più corro più il ginocchio mi abbandona, per fortuna il suono del termine partita ci dichiara vincitori e io devo assolutamente sedermi, non resisto un secondo di più, non do il solito sguardo il pubblico, il mio unico pensiero è andare nello spogliatoio.

Avrò fatto all'incirca cinque passi, sono stordito e non capisco il motivo, sono a terra, mi sento come se fossi paralizzato e il dolore al ginocchio mi fa tirare un urlo che non passa inosservato alla mia squadra e al Coach, Brown chiama il medico della squadra e con l'aiuto dei suoi collaboratori mi caricano sulla barella, non capisco molto di ciò che succede, sono stordito, la testa mi pulsa e ho perso la sensibilità della gamba.

Sento il Coach dirmi di tenere gli occhi aperti, penso di avere le allucinazioni perché vedo Elizabeth che piange mentre mi chiede cos'ho e prega per non farmi chiudere gli occhi ma poco dopo mi accascio del tutto sulla barella e perdo conoscenza.

HAAVEILLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora