CAPITOLO 61

2.5K 69 3
                                    

Due settimane dopo...
Venerdì 7 agosto, Atlanta

JASON'S POV

<<Forza Jason, un altro piccolo sforzo>> questa è la voce della mia fisioterapista, una donna di cinquant'anni che fa questo lavoro da circa trenta.
La terapia prevede l’uso di un particolare dispositivo elettrico in grado di favorire una produzione di calore all’interno dell’area anatomica che necessita di cure, in questo caso nel ginocchio. Oltre a questo, devo riprendere il funzionamento delle gambe che con il passare del tempo e con l'intervento ho completamente perso. Anne è messa dall'altra parte della stanza e ringrazio il cielo che sia abbastanza piccola perché con l'aiuto di un deambulatore pieghevole a quattro ruote, perfetto per persone che hanno subito un intervento e che devono camminare con un sostegno, devo camminare fino da lei.

Ho le lacrime agli occhi per lo sforzo, la fronte imperniata di sudore e le mie gambe si muovono a malapena ma non posso spostarle con le mani. <<Jason, guardami>> <<No Anne, non ci riesco>> manca poco ad arrivare dall'altra parte della stanza ma le gambe non me lo permettono. Si avvicina e mi tira un piccolo schiaffo sulla guancia, ma che...
<<Non dirlo neanche per scherzo, Miller! Tu tornerai a camminare>>. Torna al posto di prima e faccio un bel respiro prima di fare un altro passo, posso farcela.
Mancano tre o quattro passi per arrivare da Anne, oramai le lacrime mi rigano le guance ma non voglio fermarmi, sono arrivato fino qui e devo arrivare fino in fondo. <<Forza Jason, manca poco>> faccio due, tre sforzi e scoppio a piangere quando mi rendo conto di essere ad un palmo dal suo viso, le gambe non mi reggono più e Anne deve averlo notato essendo che posiziona in tempo una sedia per evitare di farmi cadere <<Ce l'hai fatta, hai visto?>> <<Si, anche se a fatica>> <<Jason, non importa. Hai iniziato a stare in piedi solo una settimana fa>> mi porge una bottiglietta d'acqua e adesso è l'ora del riposo, sono sfinito.

<<Jason, tesoro>> una voce da donna mi fa aprire gli occhi e trovo Anne guardarmi con un bel sorriso in volto <<Ti ha cercato una donna, e ti ha anche invitato dei messaggi>> penso che sia Camille o Savannah quindi chiudo di nuovo gli occhi <<Jason, non è Savannah o Camille>> dimenticavo, Anne conosce tutto di me, da Elizabeth a Camille <<Chi è?>> <<Elizabeth>> sgrano gli occhi e mi alzo a sedere di scatto pensando che possa esserle capitato qualcosa <<Calma ragazzo, non è successo nulla di grave>> dimenticavo anche che per maggior praticità, ho impostato il telefono in modo che già dal blocco schermo, si potessero leggere i messaggi e le notifiche <<Hai letto i messaggi, vero?>> <<Colpevole. Tieni>> accendo il display e ci sono tre messaggi vocali da Elizabeth e una chiamata persa, scelgo però di ascoltare prima i messaggi <<Jason, ehm scusa non voglio disturbarti. So che hai iniziato da un po' la terapia e volevo chiederti come stessi...>> riproduco il secondo messaggio notanto che dista di un'ora da quello precedente <<Jason, sono sempre io. Ceh, so che sai chi sono perché c'è il mio nome come contatto ma si, ehm... Comunque volevo dirti che io ci ho pensato parecchio riguardo a noi però vorrei parlartene al telefono, quando puoi... Ciao>> Anne ha ascoltato tutto e le chiedo un consiglio perché sono spaventato <<Anne, aiutami. Dimmi qualcosa>> si siede vicino a me nel lettino <<La ami?>> <<Si>> <<Vuoi stare con lei?>> <<Si>> <<E allora per quale diamine di motivo la rifiuti?!>> <<È complicato Anne>> <<Abbiamo tutto il tempo, parla>> <<Ho paura. Ho paura di non farcela, di non tornare a camminare e io non voglio essere una delusione e un peso per nessuno, tantomeno per la mia famiglia. La amo Anne, la amo con tutto me stesso ma adesso noi non possiamo stare insieme>> <<Tesoro, ascolta. Tu tornerai a camminare, magari non giocherai a basket ma camminerai. Non sei una delusione tantomeno un peso per nessuno, tu sei Jason Miller. Tutti vorrebbero avere a che fare con te, non allontanare tutti>> <<È preso Anne, quando tornerò a Los Angeles magari potremmo incontrarci, se tornerò a Los Angeles>> <<No Jason, tu tornerai dalla tu famiglia ma soprattutto, tornerai da lei>> <<Ora vado Anne, ci vediamo domani>> <<Va bene tesoro ma pensaci, ok?>> <<Grazie>> è una donna meravigliosa.

HAAVEILLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora