CAPITOLO 3

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ELIZABETH'S POV

Alle nove e mezza la sveglia suona e mi precipito a fare una doccia fredda, metto un pantaloncino nero aderente di stoffa e un top fucsia che lascia le spalle scoperte, mascara, ombretto, rossetto nude e sono pronta. Scendo di sotto trovo solo un post-it sul frigo scritto da mia madre.

"Tesoro io e papà siamo andati a fare jogging e i ragazzi sono usciti".

Prendo un succo alla pesca dal frigo, una brioche e mentre faccio colazione, trovo un messaggio di mio fratello dove mi ha inviato il pass per la festa.

Venti minuti dopo sono nel centro commerciale più grande di Los Angeles che è talmente colmo di gente che ogni tanto vengono urtata. Non solo non trovo nulla di carino nei negozi, ma mi è anche particolarmente difficile osservare le vetrine con tutta questa gente. Proprio quando penso di arrendermi e tornare a casa un'abito nella vetrina Chanel attira immediatamente il mio sguardo.

È un vestito lungo rosso di raso con uno spacco molto ampio sulla coscia sinistra, scollatura a cuore e senza spalline. Entro immediatamente e chiedo alla commessa la mia taglia e mi consiglia un paio di tacchi neri lucidi da abbinare e una pochette uguale.

Questo vestito è spettacolare, si vedono tutti i miei tatuaggi sulle braccia ma anche quelli sulla caviglia e sulla gamba sinistra grazie allo spacco, il tessuto è leggero e il colore mi sta bene per cui senza aspettare oltre porto sia le scarpe sia l'abito alla cassa.

Tre ore dopo sono di nuovo a casa ma siccome è deserta decido di accendere un po' di musica per tenermi compagnia, ne approfitto inoltre per fare le pulizie e mentre sono in piedi su una sedia con la speranza di arrivare allo scaffale più alto della cucina sento una risata alle mie spalle ed è troppo tardi perché chiunque sia ha anche appena assistito al mio scuotere dei fianchi a ritmo.

«Buonasera» esclama divertito, senza neanche dovermi voltare riconosco subito a chi appartiene quel tono.

Ma come è entrato?

«Pronta per stasera?» mi chiede non appena mi volto cercando di non cadere da quest'altezza.

Jason è beatamente appoggiato alla parete mentre osserva scrupoloso ogni mio movimento, indugiando soprattutto sulle mie gambe. Quando James corre al piano di sopra capisco come sia arrivato ma anche come non mi sia accorta della sua presenza, forse ero impegnata a non volare da qua su.

Ciao anche a te, fratello.
Non mi ha degnata di uno sguardo, conoscendolo sarà corso sotto la doccia per prepararsi.

Continua a guardarmi con un sorriso divertito mentre io divento rossa all'istante.

«Ehm, sì. Devo solo fare una doccia e prepararmi»

«Ti conviene andare allora, la festa inizia alle dieci»

«Scusa ma che ore sono?«

«Sono le otto e mezza, principessa»

Ho fatto le pulizie per quattro ore di seguito? Ma dove sono i miei?

«Cazzo, è tardissimo» lancio lo straccio in direzione di Jason che prontamente afferra mentre con uno scatto felino scendo dalla sedia e corro in camera mia senza dargli più retta.

Ho finito la doccia, ho pettinato i capelli e le mie unghie sono colorate perfettamente di rosso, inizio a truccarmi con un po' di mascara che fa sembrare i miei occhi grigi ancora più grandi, eyeliner e del rossetto nude, soddisfatta del risultato indosso il vestito e le scarpe.

Quando scendo di sotto trovo i miei fratelli in smoking che sembrano essersi incantati alla vista del mio vestito e di Jason nessuna traccia, deve esser tornato dalla squadra.

«Ragazzi vi scende la bava, fate attenzione» si guardano un attimo negli occhi con un'occhiata di intesa e si avvicinano entrambi porgermi il braccio.

«Avrai tutti gli occhi della squadra di basket addosso».

Alzo gli occhi al cielo, i miei fratelli sono sempre stati super protettivi nei miei confronti e ho l'impressione che più diventiamo grandi più questo senso di protezione aumenti.

Mi ricordo ancora di quando in seconda superiore tornai a casa con una rosa che mi regalò John, il giorno di San Valentino, Andrew e Jason le tagliarono mezzo gambo e la fecero appassire togliendole l'acqua e io sfortunatamente non mi accorsi di nulla.

«Non iniziate, ragazzi. Forza, andiamo».

Per tutta la durata del viaggio hanno parlato delle loro conquiste del weekend scorso, ignorando palesemente i miei lamenti a questi riguardi. Nonostante abbia ribadito più volte quanto la loro vita sessuale mi interessi poco e niente mi sono giunti alle orecchie certi dettagli che mi hanno fatto accapponare la pelle.

Finalmente arriviamo all'ingresso dell'Hotel, non ne potevo più di quei due che sono vestiti praticamente uguali. Scendo subito dall'auto pentendomi di non aver preso la mia ma oramai era fatta, aspetto che anche i ragazzi scendano e insieme ci avviamo verso l'ingresso imponente di fronte a noi.

Il Plaza è un'hotel molto lussuoso, è conosciuto principalmente perché ospita Vip o squadre importanti. Non appena mostro l'invito al buttafuori rimango senza fiato nel vedere la bellezza dell'interno. Un enorme salone con tanti divanetti provvisti di tavolino, pareti rifinite di dettagli oro e il colore dominante è il panna che provoca una sensazione di benessere ed evidenzia un design minimale ma d'effetto.

Il lampadario fatto di cristalli è in assoluto la chicca della sala, vari camerieri vestiti di bianco e nero fanno avanti e indietro con i vassoi pieni di calici di Champagne e l'unica cosa che penso è la speranza che nulla mi venga rovesciato addosso.

HAAVEILLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora