CAPITOLO 32

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Domenica 13 giugno, Boston

Elizabeth's POV

Questa notte ho dormito benissimo finché una fitta fortissima alla pancia mi ha fatto alzare dal letto. Ho cercato di fare piano e non svegliare Jason ma tutto è andato a puttane quando sono scivolata su non so cosa è sono caduta insieme alla lampada del comodino.
Jason accende la luce e mi trovo con la faccia per terra e un piede nel filo della lampada che avevo appoggiato per terra. Sento quello stronzo ridere e a momenti gli tiro qualcosa. 

«Principessa, che stai facendo?» «Io volevo solo andare in bagno» «Aspetta, ti aiuto» appena mi rimette con i piedi per terra corro in bagno ed eccolo qui. 

Ciclo.

Vorrei urlare ma mi ricordo che sono circa le tre del mattino e non è una buona idea alzare mezzo Hotel.

Torno in camera e Jason è seduto contro la spalliera del letto con le braccia conserte

«Che c'è?» «Mi è arrivato il ciclo» «Quindi devo obbedire ai tuoi ordini e tutto il resto» 

«No in realtà quando ho il ciclo sono molto tranquilla, voglio solo mangiare tanto e tante coccole» «Beh, allora si può fare. Vieni qui» mi fa appoggiare la testa sul suo petto mentre mi accarezza i capelli e piano piano mi addormento.

Sono sveglia da circa venti minuti, prima di scendere a fare colazione devo andare in farmacia a prendere le pastiglie, le ho chieste alle ragazze ma essendo che a loro è già passato prima del campionato non le hanno portate dietro.

«Jason, vado in farmacia» «Da sola?» «Devo solo andare a prendere le pastiglie per il ciclo» «Elizabeth, non conosci la città. Non ti lascio andare da sola, aspetta che mi vesto» 

«Non se ne parla, meno cammini più sei in forma per la partita. Prenderò un taxi, tranquillo» gli stampo un bacio ed esco prima che possa dire altro.
Ci sono circa venticinque gradi e sono le dieci del mattino, non oso immaginare questo pomeriggio allora.

Fermo un taxi e chiedo di portarmi alla farmacia più vicina, ci metto circa dieci minuti e chiedo se può aspettarmi qui. Il farmacista ha cercato di attaccare bottone ma l'unica cosa che voglio solo delle pastiglie per il ciclo.

Pago ed esco dalla farmacia, per guardare se mi ha rilasciato lo scontrino mi dimentico di guardare la strada e sobbalzo appena un'auto suona il clacson. 

«Tesoro, stai più attenta, una come te è impossibile da non vedere ma avrei potuto metterti sotto» «Lo so, hai ragione» sto per andarmene quando l'amico seduto al passeggero cerca di rivolgermi la parola ma lo liquido con il dito medio.

Ho il ciclo, è la scusa perfetta per mandare a quel paese qualcuno, no?

Torno in Hotel e vedo Jason sdraiato con le cuffiette e gli occhi chiusi, non si accorge di me finché non gli stampo un bacio «Hai fatto presto» «Si, in farmacia non c'era nessuno e ho chiesto gentilmente al taxi se potesse aspettarmi» mi guarda come se avessi tre teste 

«Che c'è?» «Hai chiesto all'autista di aspettarti fuori dalla farmacia?» «Si, perché?» 

«Perché? Piccola, qui a momenti si fermano se fai autostop figurati se chiedi di aspettare lì» 

HAAVEILLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora