21. «Ciao ragazzi»

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Capitolo lungo, non uccidetemi ❤️

Rick's pov

«Ahia!» si lamenta mia sorella Jennifer.

«Così la prossima volta che ti sporchi il vestito che ti ho comprato ci penserai più di una volta» le intima Scarlett tirandole una ciocca di capelli.

«Scarlett credo che tu stia esagerando» mi avvicino lentamente mentre Jen continua a lamentarsi.

«Non sto esagerando Rick! E' solo una mocciosa con manie di protagonismo»

«Ma ha solo quindici anni, capita a tutti di sporcarsi con un po' di gelato»

In tutta risposta la rossa affianco a me le tira ancora di più la ciocca di capelli che ha in mano e le da uno schiaffo in pieno viso, facendolo girare nella direzione opposta. Non ci vedo più dagli occhi.

«Scarlett smettila subito!» la tiro via prendendola dalla vita e facendola spostare di qualche metro lontano da mia sorella.

Alcune persone sedute nei tavoli della gelateria si girano per guardare la scena, senza ovviamente fare nulla.

Immediatamente Jennifer si precipita dietro di me, circondandomi la vita con le sue braccia esili e tremanti.

Trema, cazzo. Sta tremando di nuovo, spero solo che non le venga un attacco di panico.

La sento piangere sulle mie spalle e più sento che sta soffrendo più mi sto pentendo di quest'uscita. Mi sto pentendo di aver dato una seconda possibilità a Scarlett.

Poco lontano da noi, la vedo. La vedo fare dei grandi respiri e torturarsi le mani con le unghie.

Ancora per terra, sul prato di questo parco, c'è il gelato alla panna e cioccolato di Jennifer. Si sta sciogliendo piano piano sotto il sole caldo di una domenica mattina a New York.

«T-ti prego, mandala via» sussurra piano mia sorella. Faccio un rumoroso sospiro e vado verso Scarlett, lasciando solo per un attimo Jennifer da sola.

Anche se vorrei stringerla fino a farla addormentare tra le mie braccia. E' così piccola e talvolta ingenua che non capisce che il mondo là fuori è pieno di cattiveria.

Mi schiarisco la voce una volta arrivato davanti la rossa che mi è stata vicino per due anni, dopo la morte di mio padre.

«Non hai preso le pillole oggi, vero?» chiedo con tono freddo ma pacato. Non voglio che si innervosisca ancora, ha già fatto abbastanza danni per oggi.

Muove la testa da sinistra verso destra, affermando ciò che ho detto.

Sospiro chiudendo gli occhi, rassegnato ormai difronte alla vera Scarlett.

Perché lei adesso non è la ragazza di cui ero innamorato, di cui mi potevo fidare e a cui mi sono completamente lasciato andare alle mie emozioni dopo il lutto.

Mi guarda con i suoi occhi castani lucidi e mi abbraccia appoggiando la testa sul mio petto. Inizia a piangere in modo incontrollato. Singhiozza, stringe con le mani la mia maglietta, da pugni sul petto continuando a dire frasi sconnesse tra di loro.

«Sono cattiva...sono cattiva. Sono una persona brutta»

Le mie braccia sono lungo il corpo e non ho intenzione di abbracciarla. Non è la prima volta che fa una cosa del genere, deve prendersi le sue responsabilità.

«Non è la prima volta che succede Scarlett. Non c'è la faccio più a vivere così»

I singhiozzi non si fermano al contrario del mio cuore.

Il mio quasi futuro sposo. #WATTYS2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora