29. Maledetta ansia

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Eleonor's pov

«Elly! Dai sbrigati che siamo in ritardo!» sì lamenta la mia migliore amica da dietro la porta del bagno.

«Non siamo in ritardo Kate» provo a dirle mentre saltello da una parte all'altra della stanza nella speranza di infilare il paio di jeans.

«Sono le 16 e siamo ancora a casa!»

La sto immaginando adesso che si sta schiaffeggiando una mano in fronte, azione che fa sempre quando si innervosisce.

Si lo so che sono in ritardo ma... è stata tutta colpa di Rick!
Non mi voleva fare alzare dal letto, continuava a istigarmi con baci e toccatine.

Che io non rifiutavo di certo!

E mentre stavamo quasi per fare il terzo round, Kate ci ha interrotto!

«Elly!» mi rimprovera di nuovo lei.
«Ho finito, ho finito» le dico mentre mi infilo una maglietta nera di Rick che stringo sopra la pancia facendo un nodo.

Esco dal bagno della mia stanza e in fretta e furia cerco le scarpe da mettere mentre continuano i continui lamenti di Kate.

«Menomale che non ci deve accompagnare Meredith» la sento dire sbuffando ed io non riesco a trattenere una risata.

È l'unica qui che capisce il mio disgusto per Meredith.
Beh in caso contrario non sarebbe stata mia amica.

Dopo essermi messa un paio di scarpe da ginnastica, siamo pronte per uscire e andare a vedere per l'ultima volta il mio abito da sposa.

***
Piacerà a Rick?
Sarò alla sua altezza quel giorno?
Saremo felici dopo tutto questo?

Queste tre domande mi frullano in testa da una mezz'ora buona. Da quando siamo in macchina per andare all'atelier precisamente.

Ho la tachicardia e mi sudano le mani.
Sto avendo un attacco di panico, me lo sento!

Siamo su un autobus e Kate è seduta davanti a me. Con il suo visino rotondetto, i capelli castani sopra le spalle e le labbra rosse naturali sembra una bambina piccola.

Mi ricordo che da bambine le strizzavo sempre le guance perché erano troppo morbide!

«Sei cattiva, mi hai fatto male» dice Kate mettendo il broncio e massaggiandosi la guancia destra appena colpita.

«Non è vero, sei tu che sembri una caramella. Guarda! Hai anche gli zuccherini sopra il naso» le indico con il dito le lentiggini poco più scure del suo colore di pelle.

«Elly? Tutto bene? Siamo arrivati all'atelier» mi comunica lei sventolando la mano davanti al mio viso per risvegliarmi dai ricordi lontani.

Appena scendiamo dall'autobus non riesco a non trattenere il respiro davanti la grandezza di quel negozio.

Il "Wedding perfect dress" è l'atelier più grande di New York ed io ne sono sempre stata estasiata.

Appena varchiamo la porta, interamente trasparente ma con decori oro, veniamo invase da un profumo dolce di vaniglia.

Una ragazza di carnagione parecchio più scura della mia ci fa accomodare in una piccola sala.

Lì ci sono due poltrone molto grandi, uno specchio altrettanto grande e poi un camerino per provare gli abiti.

Sono sempre più ansiosa del vestito.
E se sono ingrassata? Ho mangiato parecchio in questa settimana.
Se non mi piace più come prima?

«Starai benissimo Elly, sta' tranquilla» mi rassicura la mia migliore amica stringendomi la mano, come se mi avesse letto nel pensiero.

«Allora adesso vado a prendere il tuo vestito, nel frattempo puoi spogliarti» mi dice la ragazza di colore vestita di nero e con un cartellino oro dove è scritto il suo nome: Michaela

Il mio quasi futuro sposo. #WATTYS2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora