Cambiamenti ~ parte 2 ~

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Trish prende il bigliettino e io mi affianco a lei per leggerlo.

" Non sapevo di farti tanto male. Ho meritato tutte le tue parole.
Mi dispiace. Ora capisco perché sei voluta partire.
Spero di poter rimediare in qualche modo.
PS: eri bellissima.
Paul "

<< Cosa crede di fare?  >> è sconvolta e posso capirlo perché francamente nemmeno io capisco il gesto di Paul, mentre mi è chiaro il perché mi ha chiesto del tour. Così sapeva come trovarci.
<< Cosa è successo? >> chiede Trish ignara di tutto. io le spiego molto sommariamente il tutto, perché sono più preoccupata della reazione di Adèle. Paul le fa un brutto effetto, ma del resto ha ragione. Adesso ho avuto anche la conferma che ne è ancora innamorata.
<< Adèle calmati. >> mi da ascolto e si siede sulla poltrona dove ero io poco fa. << Vedilo come un addio, del resto non avevi mai avuto un confronto, ora ce l'hai avuto >>
La sua espressione è cupa e io sento un angolo al cuore.
<< O magari vuole davvero rimediare. >> ribatte Trish. Io la fulmino con lo sguardo, in questo momento Adèle non ha bisogno di false speranze e poi da quando la mia amica ha cambiato opinione sugli uomini?
<< Se avesse voluto rimediare, non avrebbe aspettato quasi due mesi e non le avrebbe parlato in quel modo >> incrocio le braccia.
<< Sì, ma.... >> Adèle la blocca subito alzandosi di scatto  << Basta! Ally ha ragione. Anzi buttate quei fiori >> fa un gesto pigro con la mano e si dirige in bagno.
Io mi accingo a prendere i fiori ma vengo bloccata da Trish << Che fai? >> mi chiede.
<< Li butto >> dico semplicemente.
<< Non lo fare >>
<< Perché? >> chiedo alzando il tono di qualche ottava.
<< Perché potrebbe pentirsi di averlo fatto. Andiamo, si vede che è innamorata.... >> lascia in sospeso la frase dando per scontato che io capissi cosa  voglia dire, ma non lo capisco anzi, sono a dir poco sconcertata.
<< Che ne hai fatto della mia amica?  E poi scusa, da quando difendi il genere maschile? >> chiedo stranita.
<< Non lo difendo...dico solo che forse dovrebbe chiudere la faccenda una volta per tutte >>
<< La faccenda è stata chiusa oggi. >> la voce decisa e determinata di Adèle ci fa voltare e la mia migliore amica si convince.  Adesso la bruna sfoggia un sorriso smagliante in segno che non ne vuole più parlare.



******

(Miami)

POV Austin

La luce arriva dal muro di vetro della mia stanza, ma la luce più bella è lei che è accanto a me. Mi osserva con un sorriso dolce, inizia ad accarezzare cerchi sul mio petto e poi mi bacia. Un bacio passionale di quelli che mi fanno impazzire senza poter limitare il mio tocco sulla sua schiena.
<< Austin.. >> soffia  sulle mie labbra.
<< Ally >> dico in un gemito.
<< dovresti odiarmi >> le sussurro.
Ma lei non mi considera e si muove su di me in modo terribilmente seducente, mentre sfila la sua camice da notte. Avvicina il suo volto al mio e io sento il suo respiro sul mio collo. << Infatti ti odio >> mi soffia sul collo. Un soffio che mi porta in estasi. Dio Ally.
La afferro per le braccia per portarla sotto di me e......

Bum!
Apro gli occhi  accorgendomi  che sono caduto dal letto e ora sono sudato, accaldato e con la testa dolorante. Maledizione! Era solo un sogno. La mia dannazione.....Il mio sogno più bello... lei.
Ormai dovrei esserci abituato visto che questa storia si ripete da settimane. Mi alzo per dirigermi in bagno, superando il piccolo tavolo di vetro su cui è poggiata la bottiglia vuota di whisky con accanto il bicchiere che mi è servito a svuotarla.
Sento a credere che quella immagine riflessa allo specchio sia la mia. È un disastro. Le occhiaie mostruose sono i segni più evidenti della mia perenne insonnia, il rasoio neanche me lo ricordo più.  La mia espressione non è più rilassata e distesa, ma  perennemente fissa in un broncio di rabbia e  i miei occhi esprimono tristezza. 
Ogni giorno spero di lavare via il tutto con una doccia, ma puntualmente mi accorgo che ci sarebbe solo un modo per farlo: riavere Ally. Sento ancora la sua risata echeggiare per la stanza, il suo odore, che scorgo da alcuni indumenti lasciati qui, mi accompagna ogni notte e le mie mani mi parlano ancora di noi.
<< Signor Moon >>
La voce delicata di una donna? Ally!
Mi precipito fuori con un accappatoio indossato al volo senza nemmeno fare caso allo sbalzo di temperatura.
<< Signor Moon sta bene? >> cado in una delusione cronica, è solo la mia domestica.
<< Sì Janet, tutto bene >> in realtà non ne sono molto convinto. Adesso ho anche le allucinazioni? Prima o poi diventerò pazzo e questo solo per colpa di quel mostro che si spaccia per mio padre.
La piccola donna sud americana si mette all'opera iniziando dal letto. Ma un momento.
<< Cosa stai facendo? >> la mia voce sembra un tuono violento. Ha preso gli abiti di Ally e li ha buttati?
<< Li butto, me lo ha detto lei. >> risponde intimorita.
<< No. li lasci al suo posto e non si azzardi a farli lavare >> dopo averla minacciata mi dirigo di nuovo in bagno per vestirmi. Stupida donna. Io le ho detto di buttare gli indumenti delle altre no quelli della mia Ally.  A proposito di questo, ma che ore sono? Deve essere tardi se Janet è già qui. Infatti sono le 10:00.
Il mostro sarà davvero arrabbiato e le sue cento chiamate lo dimostrano. Non mi importa un fico secco, adesso sono di nuovo io il presidente e se voglio arrivare tardi lo faccio. E poi è un vero piacere vederlo incazzato, per questo ho trattato così male i dipendenti che il sindacato ci ha denunciati. Lo stronzo per poco non mi strozzava nel vedere sui quotidiani il nome dalla Moon Corp.
Sono pronto per iniziare la mia tortura giornaliera. Scendo nella hall con la speranza di non incontrare lo sguardo di Dallas, uno sguardo ostile e accusatorio. Quello che mi ricorda in continuazione il motivo della mia sofferenza. Per fortuna le mie preghiere sono state ascoltate e almeno  oggi posso respirare. Terence come sempre mi apre la portiera, ma io gli rispondo con un tono brusco. Lo so, non lo merita, ma è più forte di me. Il mio umore si ripercuote sui miei comportamenti.
Sto guardando le strade dal finestrino della Bugatti e mi sembrano solo chilometri di un labirinto da cui voglio fuggire, ma, si sa, dai labirinti non si può fuggire e io non ho due ali come Icaro. Ogni tratto mi ricorda il mio castigo: restare dietro ad una scrivania, rinunciando alla musica e all'unica donna che abbia mai amato. L'unico luogo che riesce a confortarmi è il parco, quello che fu il testimone dei primi spasmi del cuore.
<< Siamo arrivati >>  la voce di Terence di fa spazio nei miei pensieri. Maledizione! Ma non può rallentare quando passiamo di lì?
Apro la portiera e la sbatto con forza, a passo spedito mi dirigo alla ascensore senza fermarmi a salutare nessuno. In un minuto sono nel mio ufficio seduto sulla mia bella poltrona nera. Stranamente Gill non c'era, ma evidentemente sarà stata trattenuta dal mostro. "Visto che sei incline a perdere il senno, sarà meglio che ti controlli da vicino", queste furono le sue parole per dirmi che sarebbe stata una pressante e fastidiosa presenza in ufficio.
<< Ti pare questa l'ora di arrivare? >> parli del diavolo..... E' incazzato nero.
<< C'eri tu qui, che bisogno c'è di agitarsi? >> dico con estremo menefreghismo.
<< Tra tre ore abbiamo la video conferenza con Tokio >> più che un'informazione è un ordine, a cui io non intendo obbedire.
<< Non posso partecipare. Devo andare al Colony >> lo vedo crucciare la fronte, mentre si china per raggiungere i miei occhi.
<< Ascoltami bene: ti ho permesso di comprare quel teatro solo perché lo consideravo un buon affare, ma non osare trascurare i più importanti..... >> il suo tono è apparentemente calmo, ma in realtà sta ringhiando con i denti stretti.
<< Beh allora perché non mi licenzi se non sei contento del mio lavoro? >> il mio lamento di sfida lo fa innervosire, lo vedo dalla sua espressione quasi esasperata.  Si allontana e si dirige verso la porta.
<< Non ci provare Austin. Barry non aspetta altro, lo sai >> va via sbattendo la porta.
<< Va al diavolo tu e il tuo leccaculo personale >> urlo. Quel nano traditore, era lui a spifferare tutto al mostro. Ecco come faceva a sapere quello che accadeva in azienda ancor prima che gliene parlassi.

Basta. Voglio uscire da questa stanza, non riesco a seguire più i piani finanziari dell' uomo al di là del monitor. Ma che ore sono?  Voglio allontanarmi da questi due stacanovisti. Che poi a pensarci bene, perché il mostro non si è innamorato della madre di Barry, almeno sarebbe contento di suo figlio e io forse.....
<< Allora ci aggiorneremo presto. >> questa frase mi piace molto, finalmente il mostro si è deciso a chiudere la conferenza.
<< Potresti stare un po' più attento alle riunioni >> eccolo con il suo tono riprovevole.  Non voglio ascoltarlo, voglio fuggire in ufficio. A causa di questa riunione ho saltato anche il pranzo e questo mi rende ancor più nervoso del solito. Per questo senza degnarlo di uno sguardo mi alzo e faccio per uscire. 
<< Austin! >> mi afferra per un braccio << I tuoi tentativi sono inutili: tu sei mio figlio e che lo voglia o no sei il presidente di questa azienda. >> lapidario come al solito. Un colpo mi arriva dritto alle spalle. Sono suo figlio? Ed è questa la sua concezione di figlio: un successore?  Il mio sguardo è truce e sorpreso allo stesso tempo, mi libero dalla sua presa e vado via.

Sbatto la porta del mio ufficio e mi precipito sulla poltrona. Pur di tenermi incatenato qua è disposto a sopportare anche i miei dispetti. Mio Dio. Sento un'ansia terribile invadere il mio corpo e sto respirando a fatica.
Toc, Toc

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