Jiulienne e Andreij

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" La realtà è il più abile dei nemici. Lancia i suoi attacchi contro quel punto del nostro cuore dove non c'è li aspettavamo e dove non avevamo preparato difese. "

Marcel Proust -




Adèle arresta la macchina davanti al cancello di casa Moon, Austin tira fuori un telecomando che lo apre automaticamente e con la lentezza di una formica la macchina attraversa il vialetto ciottoloso. Man mano che ci avviciniamo all'entrata della grande casa mi dimentico dei motivi che ci hanno spinto qui e penso al fatto che sto per conoscere la casa in cui è cresciuto il mio ex capelli di sole. Ammiro la sua altezza, il colore bordeaux domina le tre pareti che si alternano in una simmetria geometrica; gli infissi sono rifiniti con il beige e il legno, così come la porta d'entrata posta su tre gradini di pietra che richiamano le finestre e i ciottoli del vialetto.
<< Adesso abbiamo la certezza che i vostri genitori sono implicati >>
Immersa nelle mie sensazioni disagevoli, non mi ero accorta della macchina di mio padre proprio avanti alla nostra, che Adèle mi indica. Resto ferma per qualche secondo a guardarla rendendomi sempre più conto che i miei genitori mi devono un bel po' di spiegazioni. Nel chiudere lo sportello i ciottoli non aiutano tanto il mio scarso equilibrio, così vacillo leggermente urtando contro Austin che, però, sibila un gemito di dolore. Alzo gli occhi sulla spalla sinistra e noto del sangue seccato sulla giacca strappata lasciando intravedere una ferita sanguinante. << Sei ferito! >> esclamo preoccupata e faccio un passo verso di lui che però mi blocca. << E' solo un graffio >> minimizza lanciandomi un occhiata rassicurante.
<< Forza ragazzi, entriamo nella casa dei misteri? >> incita Adèle con fare scherzoso posta sui gradini intenta a bussare.
Ad aprire la porta è una cameriera in una divisa nera e bianca << Signorino! >> l'espressione della cameriera è a dir poco sgomenta. Non so se è per il fatto di vederlo o vedere noi con lui. << Salve Carla. Mio padre? >> chiede facendosi spazio per entrare e noi lo seguiamo a ruota. Ci ritroviamo su un corridoio di parchè con muri dipinti di ecru rivestiti da quadri in cornici di legno. Dietro alla cameriera c'è un grande specchio d'oro poggiato su un tavolino in legno di noce. Sulla sinistra si riesce a vedere un enorme salone. << E' nel suo ufficio >> informa Carla e Austin prontamente avvia il passo svelto lungo il corridoio seguito da me e la mora. Gira a sinistra e poi spalanca la seconda porta sulla destra. Siamo sulla porta l'uno accanto all'altra mentre Adèle è un passo dietro. Restiamo entrambi di sasso nel vedere: suo padre, che è seduto dietro alla scrivania padroneggiante la stanza, mio padre gli è accanto in piedi e le due signore sono sedute di fronte al mobile in legno di noce e ora tutti gli sguardi sono puntati su di noi in un misto di stupore e preoccupazione.
<< Ally! Austin! >> esclama mio padre.
<< Che ci fate qui? >> chiede suo padre.
<< Io direi che dovremmo essere noi a fare le domande. >> Austin rivolge uno sguardo truce ai suoi genitori, mentre il mio è fisso su quello di mio padre.
<< Che ti è successo? >> la madre di Austin si alza di scatto dalla sedia andando incontro al figlio prendendogli il braccio, che però il biondo scrolla ricacciando indietro il dolore.
<< Che sta succedendo? Perché non mi avete mai detto di conoscere i Moon? >> sbotto perplessa e delusa.
<< Già.... Volete spiegarci il perché hanno quasi cercato di rapire Ally? >> il tono di Austin è basso ma le sue parole hanno una forza che non gli ho mai sentito.
<< Cosa? >> anche mia madre si alza e prende le mie braccia << Stai bene? >> chiede in apprensione.
<< Adesso basta! >> Mike Moon si alza in piedi facendo leva sul tavolo << credo che sia meglio discuterne di sotto >>

Dopo qualche minuto siamo tutti nel salone. Mia madre è seduta su un lato del grande divano beige con rifiniture in oro; Adèle è seduta sul lato opposto; mio padre è appoggiato alla mensola del grande camino incorniciato di legno di noce su cui sono poggiati anche raffinati candelabri in oro. Mike ha lo sguardo rivolto verso la finestra, che da sull'entrata, posta di fronte al caminetto; Mimì sta disinfettando la ferita del figlio seduti tavolo in legno di noce perpendicolare alla finestra e parallelo al divano. Mentre io mi siedo all'altro capo del tavolo.
<< Allora... chi vuole iniziare? >> chiede Adèle con un sorriso ironico sul volto oscillando gli occhi tra gli "adulti".
<< Che volete sapere? >> chiede mio padre a me e Austin, che ci lanciamo un'occhiata.
<< Tutto >> dico battendo le mani sulle gambe.
<< Perché volevano far del male a Ally? >> va al dunque il biondo, di sottecchi sento il suo sguardo su di me poi lo rivolge di nuovo a mio padre. Lo stupore e le domande che in questo momento avvolgono i miei pensieri avevano ricacciato indietro quell'evento, invece, il biondo sembra sia interessato a sapere solo chi abbia cercato di attentare alla mia serenità.
<< Bene >> mio padre prende la parola. << Iniziamo col dire che, come avevate già capito, i Dawson e i Moon già si conoscevano. >>
<< Ma va >> commenta Austin intento ad abbottonarsi la camicia. I miei occhi corrono lungo i suoi muscoli scolpiti, poi salgono sulle sue labbra carnose, il suo naso stretto e infine i suoi occhi color miele. Non so più se è il calore del caminetto scoppiettante a farmi sentire così calda, e, quando gli occhi del biondo incrociano distrattamente i miei, rivolgo di nuovo lo sguardo a mio padre pregando che Austin non si sia accorto di nulla.
<< Io e Mike ci siamo conosciuti al liceo... >> continua mio padre << ci fece incontrare Alex , il suo migliore amico, quando mettemmo su la nostra piccola band. All'epoca abitavamo tutti a Kingsville, in Texsas. Poi quando Mike e Alex andarono al college di Houston io e gli altri facevamo avanti e indietro per suonare in alcuni bar della zona. Lì conoscemmo Mimì e Penny. >>
<< Io e lei ci eravamo conosciute al campus universitario, eravamo compagne di stanza >> chiarì la madre di Austin.
<< Tua madre e tuo padre si innamorarono così come... Mimì e... Alex >> intervenne Mike rivolto a me, ho notato la difficoltà con cui ha pronunciato il nome del suo defunto amico. << quando Alex morì la band si sciolse, gli unici a restare in contatto fummo io e Lester. Dopo due anni dalla sua morte, anni che videro i nostri matrimoni e la nascita di Austin, decidemmo di prenderci una vacanza. Così partimmo alla volta di Altamira in Messico. Prendemmo alloggio in un residence e lì conoscemmo una coppia che alloggiava proprio di fianco alla nostra stanza. Erano giovani, innamorati; si chiamavano Jiulienne Bellemounte e Andreij Petrov... >> per tutto il tempo Mike guarda me, come se la storia riguardasse solo me. Ora sta guardando i miei genitori e poi si concentra di nuovo su di me. << ...ci parlarono di tutto quello che avevano passato per stare insieme a causa del padre di lei. L'uomo più ricco della città che l'aveva già promessa ad un altro, ma, con l'aiuto di un amico, nonché braccio destro di suo padre, lei riuscì a sventarlo. Suo padre si infuriò e la ripudiò, così lei e Andreij scapparono insieme. >>
<< Sì. Tutto questo è molto commovente, ma che c'entra con quello che è successo? >> interviene Austin.
<< Lascialo finire >> lo ammonisce sua madre. Così Mike si schiarisce la voce e continua...
<< Erano ritornati ad Altamira perché a quanto pare il vecchio si era pentito ed era disposto a benedire la loro unione. Ci chiesero se potevamo far loro un piacere: badare ad una persona mentre erano via. Non volevano portarla con loro per timore che le intenzioni del vecchio fossero fasulle. Noi fummo felici di farlo. A notte fonda non erano ancora tornati e iniziammo a preoccuparci poi... Bussarono alla porta con molta insistenza e quando Lester andò ad aprirla, Andreij entrò come una furia. Ci disse di fare le valigie al più presto,di non dire niente a nessuno, di proteggere la persona che ci avevano affidato... >> fa una breve pausa << ...il frutto del loro amore. Noi fummo presi in contropiede,ci guardavamo senza capire cosa stesse succedendo, solo di una cosa eravamo sicuri che Jiulienne era in ospedale. In più ci diede due ventiquattrore con dei soldi al loro interno. Le sue suppliche ci convinsero, così accettammo. A quel punto tirò fuori un documento dicendo che avrebbe servito. Su quel foglio c'erano una nuova famiglia e una nuova identità per sua figlia: Allyson Dawson. >> il silenzio cade nella stanza, sento tutti gli occhi puntati su di me. Guardo i miei genitori, ora vicini, e mi chiedo come abbiano fatto a mentirmi in questo modo. Cosa sono stata per loro, una promessa da mantenere ad un padre?
Oddio!
Mi alzo dalla sedia respirando profondamente e mi avvicino alla finestra << Ero io? >> il mio è un sussurro per convincere quella parte di me che ancora non crede a questa idiozia. << Tesoro... >> sento la mano esitante di mia madre sulla mia spalla, ma la scrollo perché non posso non avercela con loro. Mi hanno mentito. Le lacrime fanno capolino dai miei occhi senza nessuno sforzo, accompagnate da un piccolo singhiozzo. << Perché...? >> mi volto incrociando gli occhi lucidi di mia madre. Fino a ieri credevo che fossero la mia eredità, mentre ora mi sembrano senza nessuna somiglianza con i miei... e tremendamente estranei, più di quanto vorrei. << Perché non mi hai detto niente? Avete lasciato che io ignorassi... e crescessi nei panni di un'altra >> le mie parole sommesse si avvicinano più ad un urlo soffocato.
<< Non potevamo dirtelo... avevamo definito tutto e non credevamo che avremmo dovuto farlo... >> per la prima volta dopo aver saputo la verità guardo mio padre. Vedo l'uomo che mi proteggeva, mi consolava... mi amava... e non so più chi sto guardando. A me sembra sempre il mio papà, eppure il mio sangue non è il suo; la mia passione per la musica, che attribuivo a lui, non è la sua. Mi passo le mani tra i capelli come per scacciare via quei pensieri, come se volessi cancellare le ultime ore della mia vita. Chiudo gli occhi sperando che sia un sogno, ma quando li riapro sono ancora qui, nel salone di Austin, ad incassare un altro colpo. << Mi stai dicendo che se non avessero cercato di rapirmi, non mi avreste mai detto niente? >> chiedo in fuorviata. Facendo un passo avanti.
<< Ally... >> mia madre mi guarda supplichevole << ...ero stata molte volte sul punto di dirtelo, ma... >>
<< Io non gliel'ho permesso. E no, non te l'avrei mai detto. >> mio padre la interrompe.
<< Perché? Se mi aveste spiegato io... >>
<< Avresti capito, certo. Ma non ti saresti accontentata solo della mia verità e saresti corsa ad Altamira per scoprire chi aveva ammazzato tua madre. Io dovevo proteggerti, sei mia figlia. >> spiega ancora mio padre. In un attimo assumono senso tutte le volte che andava in apprensione se non rispondevo a cellulare, o mi allontanavo da lui e assume senso anche l'astio iniziale nei confronti di Austin.
<< E' morta? >>chiedo con una delusione inaspettata.
<< Sì >>
Solo adesso mi rendo conto che ci sono ancora un bel po' di domande da rispondere. Come: Che cosa era successo? Da chi cercava di proteggermi Andreij? È forse la stessa persona che ha ucciso Jiulienne? Che fine ha fatto suo padre? E lui?
Scuoto velocemente la testa << Come lo sapete? Insomma... >>
<< E sapete chi ha ucciso Jiulienne? Sicuramente è la stessa che ha cercato di rapire Ally. >> chiede Austin a suo padre alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a me.
<< No, non lo sappiamo. >> risponde Lester << Jiulienne morì il giorno dopo. Lo scoprimmo tramite telegiornale locale. Quando andammo all'aeroporto, scoprimmo che i biglietti portavano Miami come destinazione. Anche per noi non tornare più a Kingsville ci sembrò l'unica soluzione, altrimenti come avremmo spiegato te. Arrivati a Miami, con i soldi Mike rilevò un negozio di materassi in fallimento e io aprii quello al centro commerciale. Ci impegnammo reciprocamente a non avere più rapporti per destare meno sospetti possibili e solo se qualcuno di noi avesse notato qualcosa di strano avrebbe chiamato l'altro. Nessuno dei due credeva che un giorno i nostri figli... si incontrassero >>passa lo sguardo da me a Austin alludendo alla nostra ormai ex storia. Il biondo non mi guarda e abbassa lo sguardo dall'imbarazzo, cosa che faccio anche io con l'aggiunta delle gote in fiamme.
<< Ora sai il perché della mia reazione al ricevimento. >> Mike attira la nostra attenzione << Ally, tu somigli tanto a tua madre... >> istintivamente mi voltai verso mia madre accanto a mio padre sul divano << ...e io credevo di aver visto il suo fantasma. Quando ebbi la conferma che eri tu, ebbi paura e cercai di allontanarti da Austin, in più cercai di convincere tuo padre a non farti diventare famosa e mettere la tua vita privata allo scoperto o alla portata dei giornalisti. Ma lui non ha mai voluto impedirti niente. >>
<< Per questo hai chiamato più volte Mike? Perché avevi scoperto la frase nei biglietti? >> chiedo a Lester.
<< In realtà mi chiamò lui per primo quando... >>
<< Quando Austin venne ad accusarmi di aver sabotato la tua presentazione... >> sussulto e arrossisco: io non ho mai parlato di sabotaggio con lui. E ora che lo guardo mi sembra più a disagio di me << ...Non ho sabotato io la sua presentazione. >> Mike lancia uno sguardo eloquente ad Austin che non risponde; mi rivolge solo lo sguardo e non so quale espressione ho adesso, con tutto il carico di informazioni ricevute potrei averle tutte.
Sono convinta di essermi persa qualche passaggio: quando l'ha saputo? Prima o dopo avermi lasciata? Perfino la mora sembra perplessa da questa cosa, infatti, la vedo alzare un sopracciglio in modo interrogativo.
<< Allora... >> a parlare è Adèle, che fino a quel momento non aveva aperto bocca << ...non ci resta che chiamare la polizia. Ci penseranno loro a trovarlo >>
<< Sì, ma fino a quando non lo avranno trovato... >> Austin si volta e raggiunge i miei occhi << ... tu non starai sola e soprattutto non puoi stare a casa tua >> sentenzia.
<< E dove dovrei andare, scusa? >> protesto contrariata, non amo che si decida della mia vita.
<< Non a casa tua, è pericoloso >> ribatte.
<< Potresti stare da me >> propone Adèle entusiasta, ma il biondo gli lancia un'occhiata truce.
<< Fuori discussione. Starà all'hotel, Terence non la perderà di vista un attimo >> si oppone deciso il biondo.
Come, come? Da lui in hotel? Non ci penso proprio. Non posso stare nella stessa stanza con lui e un letto solo, non posso vivere con lui, soprattutto dopo quello che ci siamo detti nel parco. Decisamente << No! >> mi rendo conto di aver pensato ad alta voce quando vedo i loro occhi puntati su di me. << A casa mia andrà benissimo... e poi c'è la polizia... >> il biondo sta per ribattere, ma viene interrotto dal padre.
<< No! >> si avvicina a noi << Questa cosa riguarda tutti noi ed è meglio restare vicini. Quindi... resterete tutti qui. >> il suo tono non ammette repliche, almeno per me, perché il biondo sorprendentemente non si da per vinto. << Io non intendo lasciarla qui. >>
<< Austin. Quando dico tutti, intendo tutti. >>
<< Anche io? >> chiede sorpreso.
<< Certo. Credi che ti lascerei al Touch Moon in cui chiunque potrebbe mimetizzarsi tranquillamente con la clientela? No! questa casa è sicura ed è l'unica grande abbastanza da poter ospitare tutti >> e con questo la questione è chiusa. Naturalmente i miei timori non cambiano e continuo a non voler vivere sotto il suo stesso tetto. Chiedo aiuto con lo sguardo a mio padre,che scuote la testa per negarmelo. A quanto pare non ci sono altre soluzioni, dovrò restare qua... con Austin.


POV Austin.


Sono passate due ore da quando la polizia è qui e ci è voluto un bel po' a farli spostare l'attenzione sul rapimento di Ally, invece che sul reato commesso dai suoi genitori anni fa. Dico io: uno si affida alla giustizia e questa cerca di calpestarti invece di proteggerti? Per fortuna ora le cose si sono calmate e la polizia è andata a casa di Ally accompagnata da Lester e Adèle per prendere alcune cose necessarie, per il loro soggiorno qui. Dalla cucina sento l'alternarsi di chiacchiere divertenti e serie da parte di mia madre e Penny, intente a preparare la cena nonostante le proteste di noi giovani. Carla è stata trattenuta più del dovuto affinché prepari tre camere degli ospiti, naturalmente mia madre gli ha promesso un bel regalo in busta paga. Mike, invece, si è appena diretto nel suo ufficio per chiamare Terence e preparare un piano di sicurezza perfetto.
Resto solo nel salone rendendomi conto che Ally non c'è. Mi avvicino alla finestra e la vedo passeggiare seraficamente sul vialetto laterale con braccia strette al petto. Attraverso il salone e vado fuori, mi avvicino a lei facendola sussultare << Scusa, non volevo spaventarti >> adeguo il passo al suo e continuiamo a camminare verso il retro della casa. << No, figurati. Ero assente... >> risponde. Porta il suo sguardo a terra e mentre cammina inizia a giocare con i sassolini del viale. Mi limito ad osservare le sue spalle tese, le labbra ridotte ad una linea sottile e gli occhi vacui. Vorrei tanto abbracciarla, tenerla stretta in modo che non scappi. Ho tanta paura che quell'uomo la porti via.... Al punto che il cancello mi sembra plastica, i muri divisori del giardino fin troppi bassi e i cespugli sembrano nascondere qualcosa ad ogni passo.
<< Volevi dirmi qualcosa? >> la sua voce mi ridesta dalle mie paranoie e vedo che si è seduta sulla panchina di pietra bianca posta davanti alla finestra- balcone della cucina. Mi accomodo accanto a lei. << No. >>
<< Si stanno divertendo quelle due, eh? >> dico dando uno sguardo fugace alla mie spalle, ritrovando mia madre e Penny sorridenti. Ally segue la direzione dei miei occhi e annuisce << Gli unici che ci hanno ricavato qualcosa di positivo,infondo, sono loro... >> risponde con amarezza. << ...possono organizzare rimpatriate >> aggiunge incatenando i miei occhi e i suoi.
<< Avresti preferito andare con tuo padre? >> le domando, lei scuote il capo.
<< Se ci è andata Adèle, porterà più del dovuto, credimi. Ti pentirai di avermi detto che potevo prendere qualsiasi cosa >>
Riesco a scorgere un sorriso divertito e non posso fare a meno di ridere anche io.
<< Lo so che è una domanda stupida, ma come stai? >>chiedo dopo esserci ripresi da quella risata. Lei sospira e riporta lo sguardo sui cespugli dritti davanti a se.
<< Come qualcuno che ha appena visto rompere qualcosa, per lui , caro ed infrangibile >> a questo punto, Ally inarca la schiena all'indietro appoggiandosi sulle mani. << Austin forse ti sembrerà esagerato, ma mi sento come se avessero ucciso la veridicità di tutti i momenti passati. Come se tutto il mio passato rappresentasse un errore che non sapevo di commettere >> resto in silenzio mentre mi risaltano alla mente le parole dure di mio padre a cui solo ora do un significato. " La verità uccide". E non è dovuto alle minacce subite o al pericolo incombente su di lei, ma all'uccisione dei suoi ricordi, del rapporto con i suoi genitori... delle sue certezze. E proprio ora, tra mille paure ed emozioni, una consapevolezza triste si fa largo nel mio cuore: la verità, tempo fa, ha ucciso il rapporto di padre con il suo bambino.
<< Insomma, io per anni sono stata Ally Dawson, adesso? >> riprende dopo aver fatto una piccola pausa. Io le alzo il mento con due dita costringendola a girarsi verso di me e porto i suoi occhi nei miei mentre la sento tremare al mio tocco. Mi soffermo a guardare quella distesa di cioccolato senza proferire parola, li scruto attentamente e purtroppo non riesco a vedere niente di diverso in lei, a parte un accenno di occhiaie. È sempre la donna che amo.
<< Io vedo la stessa donna di tre ore fa. Quella che mi ha salvato tirando una pianta in testa all'aggressore... Sei sempre tu Ally... >> la sento pian piano rilassarsi alle mie parole. << Non importa quale nome tu abbia, sarai sempre quello che l'animo vorrà tu sia. Cioè, sarai sempre quello che tu vuoi. >> continua a fissarmi attentamente e vedo qualche lacrima affacciarsi alle ciglia inferiori, ma mantiene il controllo ricacciandole indietro.
<< Però, credo sia legittimo avere delle opzioni prima di poterne scegliere una,o no? >> annuisco << A me questa possibilità non è stata data. >> continua. Io lascio scivolare la mia mano in una carezza estremamente dolce, passando prima per la sua guancia e poi sul suo collo facendola rabbrividire. << Ti è concesso adesso >> le sussurro, lei si stacca lentamente fino a separare del tutto la mia epidermide dalla sua.
<< Grazie. >> sussurra con la voce rotta dall'emozione. Abbassa lo sguardo sui suoi piedi e sbatte le palpebre due volte.
<< Tu come ti sei sentito? >> aggiunge << Quando hai scoperto che tuo padre non era tuo padre, voglio dire. >>
Allargo gli angoli della bocca in un sorriso amaro << Quasi come te. >>
Stringe le labbra riducendole a una linea sottile e annuisce con il capo. La voce squillante di Adèle dal viale principale che chiama Ally, ci fa sussultare. << Ma è sempre così? >> le chiedo, lei ride d gusto e poi annuisce << A volte è anche peggio, ma è importante per me. >> risponde << Meglio che vada a vedere cosa mi ha portato. Non ti preoccupare se sentirai delle urla provenire dal piano di sopra >> ironizza facendo leva sulle braccia e alzarsi. Io non posso fare altro che ridere mentre lei si avvia verso il viale principale. << Austin? >> alzo lo sguardo sul suo corpo girato, dove le spalle si alzano e abbassano ritmicamente. << Dimmi >>
<< Quando l'hai saputo? Del sabotaggio, intendo. >> sapevo che prima o poi me l'avrebbe chiesto. Avrei desiderato scomparire quando mio padre ha tirato fuori questa storia davanti a lei che è ignara di tutto. Ma non è stupida, infatti mi ha chiesto, quando l'ho saputo, e non,se lo sapevo.
<< Jimmy ti ha cercata da me il giorno prima della tua partenza.... >> lascio in sospeso la frase perché non c'è bisogno di continuare. Il suo respiro si è bloccato e le spalle si sono irrigidite. Annuisce e a passo spedito riprende la strada.

POV Ally

Vado via di corsa senza nemmeno girarmi per non avere la tentazione di fiondarmi tra le sue braccia. La sua risposta fa risorgere la speranza che ho nutrito nel momento in cui la questione è arrivata a galla. Se l'ha saputo prima della mia partenza, allora perché mi ha lasciata? Perché non me ne ha parlata? L'ha fatto per farmi partire e non farmi rinunciare al tour? Il mio cuore batte di felicità al solo pensiero, eppure non posso averne la certezza. Non voglio illudermi ancora.
Arrivo nel salone dove mio padre e Mike mi mettono al corrente di tutte le misure di sicurezza adottate. Praticamente non sarò mai sola, avrò sempre qualche scagnozzo attorno. Mia madre e Mimì arrivano dalla cucina, quest'ultima ha indosso un grembiule e un mestolo tra le mani. << La cena è quasi pronta >> esorta mia madre.
LA cena? E chi vuole mangiare, io sento appena dei conati di vomito salire per il troppo nervosismo.
<< Io non ho fame. Sono un po' stanca e se per voi va bene andrei a dormire >> rispondo rivolgendo la mia attenzione unicamente a Mimì. Mia madre si accorge del mio distacco espressivo e abbassa lo sguardo sul pavimento. Mike invita Carla ad accompagnarmi nella mia camera e faccio cenno ad Adèle di accompagnarmi. Lei segue me e la cameriera su per la grande scala in legno. Mentre attraversiamo il corridoio resto in silenzio, la mora non disturba il mio mutismo e si limita a camminare. Carla apre la seconda stanza sulla sinistra e quando entro noto subito il grande letto a baldacchino in mezzo alla stanza. Poi mi indica l'armadio a muro dove posso riporre i miei oggetti e il bagno posto in una stanza accanto all'armadio, a questo punto la cameriera esce. Adèle inizia ad elencarmi più o meno quello che mi ha portato, ma non le sto dando molto ascolto; riesco solo a pensare a tutte le cose che mi sono successe in queste ore e soprattutto all'ultima rivelazione. << Adèle... >> la interrompo in un sussurro sedendomi sullo scendiletto ai piedi di esso, la mora mi guarda << Ho scoperto una cosa. >> aggiungo.
<< Lo so. Dev'essere dura per te sapere di non essere figlia... >> il suo tono è compassionevole.
<< No. >> la interrompo di nuovo << Si tratta di Austin >> la mora si stranisce e viene a sedersi accanto a me. << Mi ha confessato di aver saputo del sabotaggio da Jimmy. Il giorno prima della mia partenza, capisci? >> aggiungo.
La mora incespica nell'aria e poi scrolla le spalle e cinge le mie << Questo può significare tutto e niente, però. >> asserisce << E aumenta anche la mia preoccupazione. >> aggiunge mentre io inarco le sopracciglia in un punto di domanda
<< Ally guardati, dopo tutto quello che hai saputo, quello di cui stiamo parlando adesso è Austin. >> chiarisce. Fa una breve pausa e continua << Quindi mi chiedo: cosa può succedere ora che siete sotto lo stesso tetto? Soprattutto dopo quello che è successo alla festa. >>
Mi rendo conto che ha perfettamente ragione. E a questo punto, non sono solo i suoi timori, ma anche i miei.
<< Niente. Non dovrà succedere niente. E poi l'hai detto sono successe così tante cose... >> lascio la frase in sospesa.
<< Lo spero >> conclude perplessa.

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