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Rientrando a casa alla fine di un altro giorno di lavoro, Alessandro trovò Valentino ancora in casa sua.
Grugnì infastidito: era stanco, aveva sonno e fame. Ilaria l'aveva massacrato tutto il giorno urlandogli ordini su ordini, obbligandolo a correre da una parte all'altra del garage per starle dietro. Come se non bastasse si sentiva ancora in imbarazzo in presenza del suo ospite, e non aveva ancora avuto modo di riflettere davvero sulla discussione avvenuta la notte prima con Francesco: aveva come la sensazione di essersi convinto di tutte quelle teorie sedotto dalla voce dell'altro. Non era ancora certo che le condividesse in pieno anche lui.

E poi c'era il ricordo di Giacomo. Non vedeva l'ora di seppellirlo da qualche parte in fondo al suo cuore, ma la presenza di Valentino in casa sua non lo aiutava, anzi: lo faceva sentire braccato.
-Ho telefonato a mio padre- esordì il suo giovane ospite, seguendolo sino alla soglia della sua stanza, senza rischiarsi a oltrepassarla. Si volse di spalle quando Alessandro si sfilò la maglietta, per poi gettarla a terra: l'uomo aggrottò la fronte, ma subito dopo si rese conto che quel gesto premuroso era sicuramente meglio che trovarsi quasi costretto a esibirsi in una specie di spogliarello davanti agli occhi di Valentino.

-Com'è andata? Ti sei chiarito con tuo padre?- gli chiese e l'altro scosse la testa.
-È ancora arrabbiato-
-E quindi? Cosa farai?-
-Al dir il vero, non lo so. Credo che chiamerò Michela e...-
-La tizia che ti ha portato qui?- lo interruppe e Valentino annuì. -Non se ne parla. Non è continuando a frequentare certe pazze che tuo padre ti perdonerà-
-Non la conosci- ribatté l'altro.
-Dopo quello che ha detto sui tizi che ti hanno menato? Non ho nessuna voglia di conoscerla- disse l'uomo e si rese conto che Valentino fremeva così tanto dalla voglia di voltarsi da avere iniziato a tremare.

Non era normale litigare con una persona posta di spalle: il giovane si voltò nella sua direzione, arrabbiato, ma nel vedere Alessandro a petto nudo arrossì furiosamente e corse in direzione dell'altra stanza, senza aggiungere altro. L'uomo scosse la testa e si alzò dal letto per andarsi a fare una doccia.

Quando si fu lavato e cambiato, entrò nel soggiorno, trovando Valentino seduto a tavola. Dava le spalle alla porta della stanza quindi non lo vide arrivare, anche se suppose che lo aveva sentito.
Gli si avvicinò, prendendo posto al suo fianco e, quando entrò nel suo campo visivo, Valentino gli puntò gli occhi addosso con uno sguardo colmo di sfida.
-Vorrei restare qui- esordì.
-Cosa?!- tuonò Alessandro, correndo con una mano ad afferrare il pacchetto di sigarette sul tavolo. Ne prese una e l'accese con gesti rabbiosi: non era affatto d'accordo con quella sua proposta.

-Mi troverò un lavoro e ti aiuterò con le spese. Non posso tornare da mio padre, è troppo arrabbiato con me. Michela non vuoi che io la chiami e poi... non posso chiamarla per via di quello che è successo. Non so dove altro potrei andare- e alla fine del suo resoconto, Alessandro notò che lo sguardo dell'altro aveva abbandonato ogni provocazione alla rissa. Sbuffò, portandosi la sigaretta alle labbra, per poi sorreggersi una tempia con la stessa mano, poggiandovi contro un pollice.

-Devi trovarti un lavoro- mormorò.
-È quello che ho detto- ribatté Valentino, sentendosi punto nel vivo. L'altro annuì e dentro di sé si augurò che ne trovasse uno in fretta e che, magari, con la scusa di quello avrebbe passato molto del proprio tempo fuori casa, evitandogli l'obbligo di stargli troppo vicino a causa di una convivenza. Forse aveva ragione Francesco: si stava innamorando; ma anche se fosse stato vero, non voleva trovarsi costantemente Valentino a ronzargli intorno. Si sentiva ancora in imbarazzo per quanto accaduto tra di loro e temeva che quella situazione avrebbe finito per aumentare il suo disagio, impedendogli di ricominciare daccapo.

Alzò gli occhi verso di lui, ma si irrigidì notando Caterina sulla soglia del soggiorno: per poco non urlò.
-Cazzo ci fai qui?- le chiese con tono teso, sentendosi come un bambino sorpreso con le mani nella marmellata. Valentino si volse alle proprie spalle e sussultò nel vedere la ragazza osservarli, manco fosse una stalker.
-Sono venuta a controllare che non stiate facendo altre cazzate- sbottò Caterina, incrociando le braccia sul petto.
-Dammi le chiavi di casa mia: subito!- disse Alessandro, allungando una mano verso di lei.
-Non ci penso nemmeno. Me le hai date tu e mo me le tengo- ribatté lei, sollevando il mento come a volerlo sfidare.

NEVER ENOUGHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora