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Procedendo nel suo cammino a testa china, evitando di farsi investire da auto e biciclette, Alessandro si trovò a scalciare l'ennesimo oggetto privo di valore ma, quella volta, anziché trattarsi di immondizia abbandonata per strada, diede un calcetto a un piccolo sasso grezzo: quello prese a sbattere contro la pavimentazione producendo uno strano rumore, rotolò per un po', finendo per precipitare nel vuoto. L'uomo si riscosse dai propri pensieri, rendendosi conto di trovarsi troppo vicino al bordo frastagliato del pavimento. Fece qualche passo indietro, mettendosi in sicurezza, e si guardò attorno.

Si irrigidì subito rendendosi conto di trovarsi all'interno dello stesso edificio abbandonato in cui aveva incontrato Valentino per la prima volta. Rivolse uno sguardo fugace al balconcino del suo appartamento, ben visibile dal punto in cui lui si trovava. Percepì una tristezza sempre più grande appesantirgli il petto, immaginadosi a rincasare ancora una volta senza trovare Valentino, senza sentire il suo odore in giro per l'appartamento, senza più scorgere le sue cose sparse dappertutto; la sua voce arrivargli alle orecchie dal bagno, mentre il giovane cantava sotto la doccia.

Si sentiva perso.

Scosse la testa e si sedette sullo stesso pneumatico che aveva già occupato quando si recava lì ad ascoltare in esclusiva i piccoli concerti di Valentino. Sembrava che ogni cosa all'interno di quell'edificio fosse rimasta immutata, cristallizzata nel tempo.

Strinse le mani l'una nell'altra tentando di placare il tremore che lo aveva colto. Avrebbe voluto potersi fumare una sigaretta, ma l'aveva promesso a Valentino e si impose presto di farsi passare quella stupida voglia.

"Perché l'hai convinto ad andare?" si domandò più volte mentre nella sua mente i pensieri iniziavano ad assumere un tono quasi disperato.

Immaginava Valentino diventare davvero un cantante professionista e il pensiero che quella possibilità si concretizzasse non lo faceva gioire per davvero. Aveva fatto di tutto per spingere il giovane a intraprendere quella strada, tessendo persino trame assurde alle sue spalle per far sì che qualcuno di competente si accorgesse del suo talento. Aveva convinto Caterina a prenderlo nel suo locale. Aveva insistito tanto con Tommaso affinché lo ascoltasse cantare, dato che era sua responsabilità quell'aspetto dell'attività della sua migliore amica.  Poi era arrivato Hans Krüger e l'aveva portato con sé a Berlino.

Ma Alessandro non era felice.

Aveva visto in Valentino la giusta strada su cui insistere per dare almeno a un sogno la possibilità di diventare realtà. Immaginava per il giovane una vita meravigliosa, più semplice, priva di problemi e, probabilmente, aveva peccato di ingenuità immaginando che sarebbe potuta diventare tale per lui soltanto se avesse intrapreso quel percorso.

Ripensava alle parole del giovane, alle sue suppliche e il senso di colpa faceva a pugni con tutti gli altri sentimenti che lo tormentavano in quel momento, cercando di prevalere. Aveva costretto Valentino a inseguire una sua idea di sogno, convincendo il ragazzo a fare qualcosa che in verità non voleva.

"Sì, è una grande opportunità" si disse "Un'esperienza incredibile e continuo a pensare che sia giusto per lui farla... ma tornerà da me?"

Valentino si svegliò di colpo, sentendosi strattonato per un braccio. Spalancò gli occhi e subito li richiuse, trovando l'ambiente che lo circondava troppo luminoso per lui.

-Sveglia, ragazzino! Sono già le sette. Ti tocca la palestra. Le cose da fare sono tante e tempo non ne abbiamo- disse un uomo e il giovane fu in grado di riconoscerlo soltanto tramite l'accento marcato con cui aveva pronunciato quelle parole. Era la stessa voce che ormai lo tormentava da giorni, tenendolo sull'attenti, manco fosse un soldatino.

NEVER ENOUGHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora