La prima emozione che Valentino percepì nel trovarsi davanti l'ingresso dello studio discografico fu panico. Totale. Iniziò a provarne così tanto da cominciare ad ansimare nel giro di pochi minuti, come se fosse reduce di una lunga e faticosa corsa.
-Tutto bene?- gli chiese Hans con il suo inconfondibile accento. Si trattava dello stesso uomo che gli aveva proposto di seguirlo a Berlino per tentare di sfondare nel mondo della musica. Proprio lui lo aveva accolto all'aeroporto, per poi condurlo nel piccolo appartamento in cui avrebbe vissuto da quel momento in poi. Valentino non aveva avuto tempo di gioire o compiacersi della sua nuova sistemazione. Era riuscito a sciacquarsi a malapena il viso, nel tentativo di riscuotersi un po' dal suo stato di shock, prima di venire trascinato dall'altro nella sede della Casa discografica, dove entrambi avevano appuntamento.
-Mancano dieci minuti- annunciò Hans rivolgendo uno sguardo veloce al suo orologio da polso. -Sicuro di sentirti bene, sì?- gli chiese, battendogli una mano su di una spalla. Il giovane pensò di dovere fornire una risposta all'altro, nel tentativo di rassicurarlo - non era sua intenzione causargli imbarazzo con i suoi colleghi - ma quello non perse tempo ad attenderla e si avviò con passo deciso dentro il grande edificio.
Valentino si morse le labbra e seguì l'uomo dentro il maestoso palazzo, con passo incerto. La struttura aveva una forma strana, che veniva suggerita dal prospetto frontale, dato che era bombato e nel suo complesso appariva un po' come la pancia di una donna incinta. Anziché trasmettergli una sensazione di sollievo, quell'immagine lo angosciò ancora di più.
Venne condotto all'interno di grandi stanze che sembravano susseguirsi le une dentro le altre, il più delle volte delimitate soltanto da pareti di vetro oltre le quali restava possibile scorgere ogni attività svolta all'interno di quelle. C'erano diverse persone e tutte sembravano molto indaffarate. Appena pochi secondi dopo il suo ingresso, il giovane iniziò a sentirsi fuori posto e continuò a camminare puntando gli occhi sul pavimento, guidato da quello che vedeva dello scorcio dei talloni delle eleganti scarpe marroni indossate da Hans.
Quando l'uomo si fermò di colpo, Valentino per poco non andò a sbattergli contro, trovandosi a palmo di naso dalla sua schiena. Fece un passo indietro e si rese conto di essere stato condotto all'interno di una stanza abbastanza anonima, luminosa per via delle finestre che si aprivano sul fianco destro. Anche in quel caso c'erano pareti di vetro a delimitare l'ambiente, al cui interno si trovava soltanto un lucido tavolo di legno dalla forma ovale, una decina di sedie e uno schermo al plasma appeso all'unica cosa che sembrava essere un muro vero.
Nella stanza erano presenti anche un uomo e una donna, vestiti con abiti abbastanza formali, molto simili a quelli che sfoggiava Hans. Valentino non aveva avuto neanche il tempo di cambiarsi prima di essere condotto lì, perciò indossava gli stessi abiti con cui aveva viaggiato: dei semplici jeans sotto l'immancabile felpa, nonostante ormai si trovassero alle porte dell'estate. Sentiva abbastanza caldo da avere iniziato a sudare un po' già durante il loro breve viaggio in auto e, anche se lì dentro l'aria condizionata sembrava essere stata sparata a palla, il giovane continuò a percepire quel calore bruciante portarlo a maledirsi per non avere indossato qualcosa di più leggero, o almeno, di elegante. Si sentiva come se fosse un orfanello raccattato dalla strada e gettato di colpo all'interno di un castello. Coloro che lo circondavano si aspettavano forse che diventasse il loro giullare di corte?
-Valentino, ti presento Erla Braun e Claudius Hofmann. I nostri superiori hanno deciso che saranno loro a prendersi cura di te e, detto tra noi, non poteva capitarti di meglio, te l'assicuro- esclamò festante Hans, rivolgendogli un sorriso abbagliante. Il giovane annuì mentre quello lo presentava ufficialmente agli altri due. Si accomodarono intorno al tavolo e passarono la successiva ora con Hans a fare loro da tramite, mentre gli traduceva quanto gli si prospettava davanti, secondo le intenzioni e l'accordo che gli veniva proposto dalla Casa discografica.

STAI LEGGENDO
NEVER ENOUGH
RomansaIn un quartiere periferico della città di Bologna, Alessandro ha finalmente trovato un piccolo appartamento dove mettere radici: è pronto per ricominciare da zero, senza più concedersi distrazioni di sorta. Ha rinunciato a false speranze, chiuso i...