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Il negozio di abiti da sposa appariva quasi deserto. Gli appuntamenti con le future sposine venivano smistati all'interno di piccole ed eleganti salette, dando l'impressione alle clienti di essere completamente al centro dell'attenzione: ognuna di loro veniva seguita con solerzia da un dipendente, elegantemente vestito e con un costante e abbagliante sorriso professionale stampato in viso.

Alessandro si sentiva alquanto a disagio nello starsene seduto su una candida e morbida poltroncina di colore bianco: la seduta era sprovvista di braccioli e l'uomo non aveva la più pallida idea di dove mettere le braccia, continuando a muoversi senza riuscire a trovare una posizione abbastanza comoda. Al suo fianco sedevano Francesco, Roberto e Ilaria e stavano tutti e quattro lì, chiusi all'interno di un imbarazzato silenzio, puntando gli occhi sugli spessi tendaggi di colore bianco, oltre i quali sapevano esserci Caterina, intenta a provare l'ennesimo abito da sposa.

-Com'è che anche tu stai qui?- domandò Alessandro, rivolgendosi verso Francesco, più per ingannare il tempo nell'attesa che per reale curiosità. L'altro si strinse nelle spalle e proprio in quel momento Caterina riemerse dai tendaggi, fasciata in un elegante e casto abito da sposa dalle maniche lunghe e il collo alto.
-Perché se non piange, non sono sicura che l'abito sia quello giusto- rispose la ragazza, camminando a passo marziale, dirigendosi verso l'alzatina posta davanti allo specchio. Il suo fidanzato alzò un sopracciglio con fare scettico, mentre lei contemplava il suo riflesso con espressione disgustata. -Fa abbastanza schifo- disse, riferendosi all'abito che indossava. -Senza offesa- aggiunse verso la donna che la stava assistendo. Quella non fu in grado di celare un certo tremore del proprio sorriso, ma si limitò a non dire nulla. Probabilmente, dopo quasi mezz'ora dall'inizio di quell'appuntamento, aveva già preso a maledirsi di essersi beccata una cliente come Caterina.

-Magari potremmo optare per qualcosa di meno classico, che ne dice?- le suggerì. Ilaria scosse la testa, affrettandosi a intervenire nella loro conversazione.
-Ai nostri genitori prenderebbe un colpo se la vedessero con qualcosa di meno classico addosso. Dobbiamo fare in modo di celare i tatuaggi e...-
-Non vedo mamma e papà da anni. Li ho invitati soltanto perché avete insistito tu e Roberto e per lo stesso motivo ho provato questa specie di sacco per patate- la interruppe sua sorella, scendendo dall'alzatina. -È il mio matrimonio e sarò splendida. Sono già una sposa con i capelli fucsia: qualsiasi cosa dovessi indossare vedrai che ai nostri genitori verrà lo stesso un infarto nel vedermi, e avranno da ridire su tutto fino alle mie future nozze d'argento- sbottò la giovane, correndo a celarsi di nuovo dietro ai tendaggi, tallonata dall'assistente.

-Sei un incanto!- le urlò dietro Roberto, accaparrandosi una gomitata nel fianco da parte della moglie.
-Non aizzarla- lo rimbeccò lei e suo marito scosse la testa, senza riuscire a smettere di sorridere.
-La nostra bambina si sposa- mormorò con fare sognante e Ilaria scosse la testa divertita, lasciandosi sfuggire un sorrisino, soltanto perché sicura che la sorella non avrebbe potuto vederla.

-Prova il mio abito- urlò e da dietro le tende sbucò una delle mani di Caterina che le rivolgeva il dito medio. -Sei troppo scettica. Sono sicura che il vestito che ho scelto io sia perfetto per te- ribatté la donna, incrociando le braccia sul seno e accavallando le gambe.
-Ma... in sostanza. Io e te che stiamo a fare qui?- domandò Francesco ad Alessandro e l'altro si strinse nelle spalle.
-Tu devi piangere, da quello che ho capito- borbottò l'uomo e gli si fece vicino nella speranza che le sue successive parole venissero udite soltanto da lui. -Se vuoi ti aiuto in qualche modo, così ci tiriamo fuori da 'sto supplizio- gli propose e Francesco gli spinse una spalla, allontanandolo da sé, iniziando a ridacchiare.

Poco dopo Caterina tornò a sfilare per loro, indossando un abito che si apriva in una morbida gonna a trapezio, sormontata da un elegante corpetto di pizzo.
-Sembro una cazzo di bambolina da torta- esclamò nel fissarsi allo specchio e anche Alessandro convenne con lei. -Meno male che sei il mio migliore amico e ti stai rivelando schifosamente inutile- lo rimproverò voltandosi verso di loro.
-Io credo che le stia davvero molto bene- si azzardò a dire l'assistente. -La fascia nei punti giusti, risaltando le sue forme- Caterina, a quelle parole aggrottò la fronte.
-Non esistono punti giusti. E non ho forme da fare risaltare, dato che tette e culo i miei si sono prodigati affinché li avesse soltanto mia sorella- ribatté la giovane e anche se era consapevole di dovere mantenere un atteggiamento pacato e rilassato, si rese conto che quella donna la infastidiva non poco, con tutte le sue moine e i suoi modi di fare ed esprimersi che celavano troppi pregiudizi.

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