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Nel sentire suonare il campanello di casa a quell'ora tarda della notte, Alessandro tutto poteva immaginare tranne quello che sarebbe accaduto da lì a poco.
In verità, credeva di stare per ricevere una nuova visita molesta da parte di Caterina. Diede un veloce sguardo all'orologio del suo cellulare, scoprendo che erano circa le ore tre del mattino.
"Dannazione!" pensò, "E domani devo presentarmi alle otto dall'amico suo" e nel frattempo si diresse verso la porta.

Una volta aperta, si trovò sull'ingresso a fissare una giovane donna che non conosceva.
-Sei tu, Alessandro? Quello che conosce Valentino?-
-Chi sei? Sono le tre di notte, dannazione! Non ti sembra un po' fuori luogo per una visita?-
-Nessuna visita. Mi dispiace se ho sbagliato persona. È un'emergenza. Sto tentando di trovare un Alessandro che abita qui, al secondo piano e questo è il primo appartamento. Ho suonato a caso-
-Chi ti ha aperto il portone?-
-Era già aperto- e chissà perché, quella risposta non convinse Alessandro, ma la sconosciuta gli volse le spalle, avvicinandosi alla porta di fianco a quella di casa sua.

-Non disturbare i miei vicini!- disse, allungando una mano verso di lei, come a volerla fermare.
Michela si volse di nuovo verso l'uomo, aggrottando la fronte.
-Ti ho già detto ch'è un'emergenza, sì? Sei coglione o cosa?!- tuonò. -Sei tu Alessandro oppure no?-
-Sono io- mormorò l'altro, in verità sentendosi in imbarazzo per avere tentennato a quel modo.
Michela sbuffò pesantemente, si batté le mani sui fianchi e gli indicò con un dito le scale.
-Seguimi- gli disse e Alessandro aggrottò la fronte.
-Dove?-
-Di sotto. La scala è stretta, io ero già stanca. Non ce l'ho fatta a portarlo su da sola-
-Chi?- Michela si voltò di scatto nella sua direzione, rivolgendogli uno sguardo carico di rabbia.

-Valentino, idiota! E mi aveva detto che sei una cazzo di brava persona, persino intelligente. Ma lui è troppo buono...- gli rispose, scuotendo piano la testa.
Alessandro sentì il cuore balzargli in gola, spinse Michela di lato, correndo giù per le scale.
Arrivò al pianterreno in pochi secondi, sentendo i passi della ragazza seguirlo. Trovò Valentino seduto vicino al portone. Era pur vero che l'ambiente era scarsamente illuminato, ma era anche piccolo e una grande finestra si apriva sulla parete di fronte a quella che ospitava l'ingresso, lasciando filtrare i deboli raggi della luna all'interno della stanza. Aggrottò la fronte, avvicinandosi al giovane, riconoscendolo subito, nonostante il suo volto sembrasse avere qualcosa di strano. Si sedette sui talloni a pochi centimetri di distanza da lui e trasalì nel rendersi conto delle sue condizioni.

-Cazzo è successo?- urlò verso Michela e la ragazza si portò un dito davanti le labbra, intimandogli di fare silenzio.
-Un salvataggio- gli rispose con voce incerta.
-A me sembra più un pestaggio-
-Nel mio mondo, la linea che separa le due cose può essere così sottile da rendere entrambe la stessa cosa. Il resto dipende dai punti di vista-
-Esiste solo un cazzo di mondo: picchiare qualcuno resta una brutta cosa da ogni punto di vista- Michela abbassò gli occhi al pavimento, stringendosi le braccia intorno al busto, decidendo di non ribattere a quelle parole: dopotutto, l'avevano aiutata a capire molto su di lui e in pochi secondi. Valentino aveva ragione, quell'Alessandro era una brava persona, perciò comprese che non avrebbe potuto capirla ed evitò di portare avanti quella loro discussione.

-Ce la fai ad alzarti?- chiese Alessandro, rivolgendosi al ragazzo. Valentino annuì piano.
-Da solo, no- si intromise Michela. -Non ha nulla di rotto. Però è instabile, sotto shock e gli tremano le gambe-
-Va bene- mormorò l'uomo e passò un braccio intorno alle spalle di Valentino, l'altro sotto le gambe, issandolo da terra. Il giovane sussultò appena e non solo di dolore mentre a Michela sfuggiva un sorrisino.

Seguì i due su per le scale, sin dentro l'appartamento di Alessandro: lo aiutò a ripulire il giovane, a medicarlo, accertandosi davvero delle sue condizioni fisiche.
-Uao! Tutto quel sangue per due taglietti. Pensavo peggio- esclamò qualche tempo dopo e Alessandro le rivolse un'occhiataccia.
-Stai minimizzando?- le chiese sprezzante e l'altra scosse la testa.
-No. Sono obiettiva. È vero che l'hanno pestato, ma, il sangue che aveva addosso prima che gli facessimo la doccia, mi aveva fatto credere che fosse ridotto peggio. Fidati: quelli che l'hanno picchiato si sono trattenuti-
-Li conosci?-

NEVER ENOUGHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora