Il letto era caldo, accogliente: per la prima volta da quando si trovava a vivere sotto lo stesso tetto di Alessandro, Valentino si sentì davvero a casa. Non aveva certezza su cosa lo stesse aiutando a percepire quella nuova emozione, eppure decise di non indagarsi ulteriormente: poteva imputare quella sensazione alla ferita che suo padre gli aveva inferto, facendogli percepire un improvviso e netto distacco da lui e da quella che era stata la sua vita sino a quel momento. Michela non lo aveva avvisato delle proprie intenzioni e da una parte condannava la ragazza per quella sua scelta, dall'altra si sentiva come se fosse in debito con lei: dopotutto, ciò che era accaduto lo aveva condotto dritto tra le braccia di Alessandro. Era la sua vicinanza a farlo sentire a quel modo?
Valentino sorrise nell'oscurità e si girò nell'abbraccio dell'altro, trovandosi a un palmo dal suo viso: il respiro dell'uomo era pesante, sereno, segno che si era addormentato profondamente. Alessandro sapeva di buono e di fresco, il profumo dei vestiti che indossava lo soprafface: odorava anche di sapone di Marsiglia, di ammorbidente. Il giovane sorrise, accoccolandosi maggiormente contro il suo petto, come a volere diventare tanto piccolo da riuscire a scomparire tra le sue braccia. Alessandro si mosse appena, come se avesse percepito i suoi movimenti e lo strinse con più forza a sé, mentre le sue palpebre tremavano, sollevandosi appena su i suoi occhi scuri.
L'oscurità che li avvolgeva non permetteva a nessuno dei due di vedersi per davvero al buio, ma entrambi potevano percepire chiara la presenza dell'altro.
-Ti ho svegliato?- sussurrò Valentino, quasi timoroso a utilizzare un tono di voce appena più alto, come se quello avesse potuto spezzare l'incantesimo all'interno del quale si sentiva di essere.
-No- mormorò Alessandro poggiando la fronte contro la sua. -Come ti senti?- gli chiese.
-Meglio-
-Davvero?-
-Sì. È passato-
-Tuo padre...- prese a dire Alessandro.
-Ha ragione- lo interruppe l'altro. -Il mondo è pieno di gente di talento. Perché proprio io?-
-Perché tu canti con il tuo cuore in mano- gli rispose l'uomo, senza neanche perdere tempo per trovare una risposta, come se quella fosse una verità assoluta e istintiva.Valentino tornò a sorridere e trasse un piccolo sospiro.
-Hai troppa fiducia in me- gli disse, senza alcuna amarezza: si sentiva leggero e felice. Avvicinò le mani al suo viso e prese ad accarezzargli le guance con gesti lenti e delicati, lasciando scorrere entrambi i pollici su quel punto in cui la barba prendeva a incorniciargli la pelle.
-No. Sono obiettivo. Tu hai un dono, sei una persona che può vivere di sogni-
-Non credo- ribatté Valentino aggrottando appena la fronte, senza smettere di sorridere.
-Non hai fiducia in te-
-È possibile, ma tu ne hai troppa- lo ammonì.Alessandro scosse piano la testa e quando si fermò gli baciò il palmo di una mano: gli strinse la mano in una delle sue e prese a fissare un punto nell'oscurità, cercando di estraniarsi da quel loro momento, richiamando alla mente delle parole che fossero in grado di aiutarlo a spiegare meglio il suo pensiero.
-Se tu smettessi di cantare, non saresti più tu. Ci sono delle cose... difetti o pregi che siano, che fanno una persona. Tu sei musica: sei in grado di emozionare e di incantare, per questo penso che tu sia diverso dagli altri- a quelle parole, il sorriso di Valentino tremò.-E se avessi paura?- gli chiese in un sussurro e Alessandro rise piano.
-Io sono pronto ad aiutarti, a supportarti. Faccio fuori tutti gli stronzi che cercheranno di buttarti giù-
-E mi abbracceresti come stai facendo adesso?- gli domandò Valentino e poi deglutì, cercando di sciogliere il nodo che gli aveva stretto la gola.
-Perché lo chiedi?-
-Perché adesso mi sento bene, al sicuro. Forse questo potrebbe aiutarmi, addirittura convincermi a rischiare- gli rispose e percepì chiaramente la propria voce tremare, mentre una risatina imbarazzata accompagnava le sue parole, facendolo apparire ancora più insicuro e fragile.Alessandro prese ad accarezzargli la mano che sino a quel momento aveva continuato a stringergli nella propria: le sue dita scesero delicatamente verso il polso, intrufolandosi sotto la manica della felpa, accarezzandogli il braccio, fermandosi soltanto quando l'elastico del polsino gli impedì di proseguire oltre. Aveva davvero sperato che non si sarebbe mai più fatto sedurre e illudere dai sogni, ma Valentino era diverso, per lui credeva che avrebbe potuto essere diverso.
-Sì- gli rispose e forse fu proprio in quel momento che si rese conto quanto l'altro fosse davvero innamorato di lui. Aprì bocca intenzionato ad affrontare quell'argomento, deciso a mettere in chiaro ogni cosa, ma Valentino lo precedette, iniziando a canticchiare: Alessandro riconobbe subito la melodia e si irrigidì appena.
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NEVER ENOUGH
RomanceIn un quartiere periferico della città di Bologna, Alessandro ha finalmente trovato un piccolo appartamento dove mettere radici: è pronto per ricominciare da zero, senza più concedersi distrazioni di sorta. Ha rinunciato a false speranze, chiuso i...