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Il dolore allo stomaco accompagnò il rientro a casa di Valentino con la sua insistente, molesta presenza.
Si era illuso che le fitte alla pancia sarebbero passate nel giro di poco tempo, ma Sergio, evidentemente, lo aveva colpito con una forza maggiore rispetto quella che il ragazzo aveva percepito in un primo momento. Il colpo era arrivato all'improvviso e Valentino aveva iniziato a provare dolore solo quando Sergio si era allontanato da lui, ritirando il braccio che aveva mosso per colpirlo.

Sbuffò entrando in casa, trovando la luce della cucina ancora accesa. Scosse la testa irritato: aveva impiegato diverso tempo per rincasare, volutamente, percorrendo strade e stradine che lo avevano condotto ad aggirare il suo quartiere prima di riuscire ad arrivare nelle vicinanze di casa sua. Tutta quella fatica per evitare di imbattersi in suo padre ancora sveglio e, alla fine, dovette rassegnarsi a incontrarlo lo stesso.

Fabrizio accolse il figlio con un po' di diffidenza: guardò l'orologio affisso alla parete di fianco al frigorifero segnare le ore ventuno e quarantasette minuti e aggrottò la fronte, consapevole che quel comportamento di Valentino non gli piaceva, così come detestava non avere granché potere sul modo in cui gestiva la sua vita, dato che il ragazzo aveva ormai passato da un pezzo la maggiore età. Di anni Valentino ne contava già ventiquattro e suo padre odiava vederlo così rassegnato alla vita, come se quella non avesse più nulla da offrirgli.

-Hai fatto tardi- esordì Fabrizio, continuando a occupare una delle due sedie poste intorno al piccolo tavolo della cucina. Valentino alzò una mano nella sua direzione, salutandolo; si strinse nelle spalle, aprì il frigorifero trovandolo asettico, desolato e quasi del tutto vuoto. Sospirò e afferrò una bottiglia d'acqua. Si avvicinò al tavolo, notando che suo padre aveva apparecchiato anche per lui: afferrò il bicchiere pulito e lo riempì d'acqua che poi prese a bere molto lentamente, sentendo lo stomaco contrarsi spasmodico a causa del dolore.

-Hai trovato un lavoro?- gli chiese suo padre e Valentino terminò di bere un altro bicchiere d'acqua prima di rispondere al padre, scuotendo piano la testa.
-Che fai tutto il giorno fuori, se poi non riesci a trovare un lavoro?- gli domandò l'uomo, leggermente adirato.
-Cerco un lavoro-
-Non mi sembra affatto che sia così. Sono mesi che ti hanno licenziato al ristorante e ancora non hai trovato nulla di nuovo-
Valentino tornò a stringersi nelle spalle senza rispondergli.

Non voleva deludere suo padre, ma era vero che stava continuando a cercare un nuovo lavoro e da mesi, initerrottamente, ma sembrava che per uno come lui non ci fosse spazio da nessuna parte.
Non voleva far presente a suo padre che non aveva nemmeno un diploma, dato che Fabrizio si era trovato costretto a fargli interrompere gli studi perché non poteva permettersi di pagare libri di testo e tasse scolastiche.
Non voleva rinfacciargli di aver perso il suo ultimo impiego perché al proprietario del ristorante non era piaciuto il lavoro di ristrutturazione operato da Fabrizio e il suo incompetente collega.
Non aveva nemmeno voglia di unire i puntini sul come e perché aveva incontrato e iniziato a frequentare Fabio, dato che del collega di suo padre, il suo ragazzo ne era il figlio.

Sapeva che lui non c'entrava nulla riguardo quanto stava accadendo nella sua vita: niente di tutto quello aveva a che vedere realmente con suo padre, dato che il caso aveva voluto e tanto si era divertito a complicare la vita del giovane con ogni mezzo a propria disposizione.

Valentino sospirò: si odiava in momenti come quello. Sapeva che suo padre non aveva colpe, ma lui era stanco, dolorante e triste.
Fabio non si era ancora fatto sentire dopo il furto: gli sembrava strano che si fossero recati lì all'ora di cena, anziché attendere che scendesse la notte, ma erano tutte cose che lui non capiva e gli altri della banda non perdevano di certo tempo nel metterlo al corrente su dettagli di quel tipo. Non si fidavano di lui sino in fondo.

NEVER ENOUGHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora