Quella loro, strana convivenza si fece presto stressante per Alessandro: arrivò al punto che spesso e volentieri neanche rincasava per l'ora di cena, preferendo diventare ospite di Caterina e Francesco – che aveva scoperto convivevano già da un paio di mesi –, finanche ripiegando per la compagnia di Ilaria e Roberto, pur di non stare troppo a stretto contatto con Valentino.
Si terse il sudore dalla fronte con la manica della tuta da lavoro, sospirando.
-Tutto okay?- gli chiese Francesco, passandogli una chiave.
-Sì- borbottò lui, afferrando l'attrezzo e chinandosi verso il motore dell'auto. -Vedi di farmi luce qui- gli disse, indicandogli un punto preciso con un dito. Francesco prese la torcia dal bancone da lavoro e fece come gli era stato detto.
-Come va con il randagio?- gli chiese e Alessandro sollevò la testa di scatto, sbattendo la nuca contro il cofano aperto. -Wao. Immagino... alla grande- continuò il suo collega con fare ironico, sollevando appena un sopracciglio davanti la reazione dell'altro.Alessandro si passò una mano sulla nuca dolorante.
-Conviviamo, sì, ma non stiamo insieme. Ognuno sta per i fatti suoi-
-Certo, credo che sia difficile farli diventare fatti comuni se continui a essere uccel di bosco- ribatté Francesco, distogliendo lo sguardo da lui e assumendo un'espressione quasi offesa.
Alessandro aggrottò la fronte.
-Meno stiamo vicini, meglio è- disse, tornando a lavorare e sperando che quella conversazione si concludesse presto.
-Ancora Giacomo?- insistette l'altro. -Non stai diventando un po' ridicolo?-
L'uomo batté le mani con forza contro il telaio dell'auto, rivolgendogli un'occhiataccia.-Siamo stati insieme due anni e l'ho amato. Sono passati quasi due mesi da allora: se hai un antidoto, un cazzo di telecomando, qualcosa che spenga i sentimenti a comando, grazie, eh: vedi di cacciarlo subito fuori. Altrimenti chiudi quella bocca...-
-Sono d'accordo!- lo interruppe Ilaria, avvicinandosi ai due, incrociando le braccia sul seno e rivolgendo a entrambi uno sguardo carico di rimprovero.
-Chiudete quelle fogne e datevi una mossa. Va consegnata per l'ora di pranzo!- tuonò, indicando con un cenno del capo l'auto su cui i due stavano lavorando.-Agli ordini, capo- borbottò Francesco, andando a recuperare altri attrezzi, volgendo loro le spalle. Ilaria rivolse uno sguardo eloquente nei confronti di Alessandro e quello annuì, ringraziandola con un muto movimento delle labbra.
Nonostante tutto, quella discussione con Francesco fece smuovere qualcosa dentro il suo petto e l'uomo decise che quel giorno sarebbe rientrato a casa per l'ora di cena.Quando si trovò nel suo appartamento si accorse che tutto era muto e silenzioso e Valentino stava chiuso in quella che era diventata la sua stanza: pareva non avesse intenzione di uscire da lì neanche per cenare.
Quel suo strano comportamento gli fece aggrontare la fronte, ma non fece nulla per ottenere dall'altro una spiegazione. Si lavò e cambiò, chiudendosi in cucina per preparare da mangiare e decise persino di cucinare per due. Apparecchiò la tavola e ogni gesto che finì per compiere aumentò a dismisura il suo senso di colpa: si sentiva come se stesse cercando di comprare l'altro con un po' di cibo, come se volesse chiedergli scusa con una cosa tanto piccola dopo averlo offeso tanto pesantemente. Scosse la testa e decise di smetterla di tormentarsi a quel modo.Si recò nel corridoio con l'intenzione di chiamare Valentino, ma qualcuno bussò alla porta con violenza. Prese a domandarsi chi diavolo potesse essere: Caterina non avrebbe di certo bussato e Francesco non era tipo da incursioni improvvise.
Sospirò e deviò verso la porta, aprendola e trovandosi di colpo con le spalle al muro. Comprese a stento di essere stato aggredito da qualcuno che l'aveva spinto contro la parete alle sue spalle.
-Dov'è?- urlò il suo aggressore, afferrandolo per la felpa e battendolo ancora contro la parete.
-Chi diavolo è lei?- urlò Alessandro, scrollandosi l'uomo di dosso, spingendolo lontano da sé.
L'uomo barcollò, ma rimase in piedi, rivolgendogli uno sguardo saturo di odio. Ad Alessandro bastò guardarlo per davvero per riconoscere in quelli dell'inaspettato ospite gli stessi lineamenti del suo coinquilino, soltanto appesantiti dalla vecchiaia.
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NEVER ENOUGH
RomanceIn un quartiere periferico della città di Bologna, Alessandro ha finalmente trovato un piccolo appartamento dove mettere radici: è pronto per ricominciare da zero, senza più concedersi distrazioni di sorta. Ha rinunciato a false speranze, chiuso i...