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Seduto su di uno sgabello a ridosso del bancone del bar, Alessandro sembrava totalmente preso all'interno di una discussione parecchio concitata. Al suo fianco sedeva Caterina; dietro la giovane stava Francesco, che teneva entrambe le mani poggiate sulle spalle di sua moglie, come a volerla trattenere dal balzare contro qualcuno. Tommaso serviva loro da bere, tra una chiacchiera e l'altra, tirando fuori dal frigo sotto al bancone delle mezze birre, sostituendole a quelle vuote nelle mani dei suoi amici. Michela occupava lo sgabello alla sinistra di Alessandro e sbuffava, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita di una mano, tra un sorso di birra e una battuta.
Nessuno di loro si accorse di Valentino che li raggiunse proprio in quel momento.

Il giovane si sentiva ancora abbastanza intorpidito dal sonno. Si era svegliato da solo nell'ufficio di Caterina e subito si era fatto sopraffare dal panico: aveva avuto timore di essersi sognato tutto, compreso di avere fatto l'amore con Alessandro e immediatamente aveva sentito la gola stringersi per la paura. Si era trovato persino con addosso i vestiti e non riusciva a spiegarsi come. La camicia era aperta sul petto, perché i bottoni erano saltati via quando Alessandro gliela aveva strappata di dosso, e quell'unico indizio gli aveva fatto sperare di non avere vissuto un'allucinazione.

Poco prima di lasciare l'ufficio aveva aperto l'armadietto che si trovava in un angolo della stanza: lì aveva trovato la pila di magliette nere che riportavano sulle spalle il logo del pub e che indossavano al posto della camicia, durante i giorni infrasettimanali. Ne aveva presa una, mettendosela, sbarazzandosi dei brandelli dell'altro indumento.

Corso fuori dall'ufficio, si era reso presto conto del silenzio surreale che arrivava a lui dalla sala principale. Niente musica a tutto volume, niente urla, niente piedi che battevano sul pavimento durante gli sfrenati movimenti del ballo. Aveva poggiato una mano contro la parete di sinistra, per sentirne il riverbero del caos che aveva imparato a riconoscere nelle notti più folli di quel posto, ma tutto taceva e per davvero. In modo totale.

Finché non aveva messo piede nella sala principale e lì aveva percepito il mormorio che proveniva dal bancone del bar.

Alessandro alzò un po' la voce, ma da quella distanza Valentino non fu in grado di comprendere cosa stesse dicendo. Si rese conto che il locale era chiuso, persino la saracinesca dell'ingresso era stata abbassata.
Il giovane sbirciò l'orologio del cellulare, scoprendo che erano già le sei del mattino.

-Mio Dio!- si lasciò sfuggire con un tono di voce abbastanza alto da essere udito dagli altri. La piccola comitiva di amici si volse nella sua direzione e Alessandro si alzò subito dallo sgabello, correndo verso di lui. Valentino notò l'espressione seria dell'altro e si spaventò un po', ma l'uomo, giunto davanti a lui, lo afferrò per i fianchi, sollevandolo di un paio di centimetri dal pavimento, schiacciandoselo contro, coinvolgendolo in un abbraccio. Era così felice che il suo volto sembrava essersi illuminato dall'interno, i suoi occhi non facevano altro che urlargli a piena voce tutto il suo amore, tanto che Valentino comprese in quel preciso istante che Alessandro non sarebbe affatto stato di passaggio, nella sua vita.

-Ehi!- urlò Michela. -Non ricominciate che mo ci siamo anche noi!- borbottò, accavallando le gambe.
-Che significa?- domandò Valentino, aggrottando la fronte. Alessandro gli fece poggiare di nuovo i piedi per terra e gli baciò le labbra.
-Era la nostra sentinella- disse l'uomo, arrossendo appena.
-E quindi?- balbettò il giovane, imbarazzato.

-Ho sentito tutto!- esclamò Michela, accompagnando le proprie parole con i gesti di una mano, con fare molto teatrale.
-Ma smettila!- ribatté Caterina. -La stanza è insonorizzata!-
-È stata insonorizzata cinquant'anni fa, forse. Mo è bella ch'è andata! Ho sentito tutto! Tutto!-

-Discutono di questo argomento molto imbarazzante da circa due ore...- Alessandro guardò l'ora sul cellulare di Valentino, che il giovane teneva ancora in una mano, stringendogli delicatamente un polso e voltando lo schermo nella propria direzione. -Due ore e diciasette minuti- precisò con una nota di disperazione nella voce. Il giovane spalancò gli occhi stupito.
-Ma...!- esclamò. -Mio Dio! Abbiamo creato un mostro-
-La fusione perfetta: Caterina e Michela- convenne Alessandro, rivolgendo uno sguardo furtivo verso il bancone, intercettando quello supplichevole di Francesco, mentre Tommaso sbadigliava sonoramente. -Ci daranno il tormento. Non ne bastava una...-

NEVER ENOUGHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora