«Cameron, mi senti?»
Erano passati dieci minuti dall'uscita di scena dell'anziana Jodie Marshall, e la tensione in sala da pranzo era salita. Mi appoggiai alla porta del bagno, azionando il microfono dell'auricolare e rispondendo: «Eccomi, scusi.»
«Allora,» mi incalzò il detective, «cos'è successo?» Impiegai alcuni minuti a spiegargli la situazione: il colloquio nello studio, la cena, gli invitati, il discorso della donna e la sua uscita di scena, nello studio.
Dopo un istante di silenzio, la voce del detective riprese nella cuffietta. «Sentimi Cameron,» disse, con tono serio, «ho paura che possa succedere qualcosa, soprattutto perché, se bene ho capito, ci potrebbero essere di mezzo delle morti...» Passò un altro momento, prima che le sue successive parole potessero raggiungermi. «Tieni d'occhio chiunque lasci la sala. Ne va di una vita umana.»
«Certamente, ma...», risposi, prima di essere interrotto da un rumore di passi, così premetti nuovamente il pulsante. «C'è qualcuno, devo andare.» Tirai lo sciacquone e uscii dal bagno. Mentre tornavo in sala da pranzo, osservando la luna fuori dalle enormi finestre del salone, quasi andai a sbattete contro le signore Bates e Kelley. La signora Kelley si spostò appena un attimo prima che le schiacciassi un piede. «Scusatemi tanto,» mi affrettai io, prima di lasciarle passare e aggiungere: «Non bevete il caffè con noi?».
«Oh, no,» disse l'insegnante, lanciando un'occhiata all'altra, «Margaret non beve caffè, e dato che vogliamo fare due chiacchiere in privato... Andiamo un momento in salotto.»
Un brivido gelato mi corse lungo la schiena: si trattava solo di furti, quindi perché preoccuparsi tanto? «Benissimo signore! Vi auguro un'allegra chiacchierata,» terminai, tornando a occupare il mio posto. Mentre mi sedevo, vidi in lontananza le due entrare nel salotto, prima di affacciarsi sullo studio per chiedere alla padrona di casa se potessero chiudere la porta comunicante.
«...e quando sono tornato avevano lasciato un cartello sulla mia Tiger 1200 con scritto...»
La mia mente si rifiutò di osservare le due donne chiacchierare a causa di due parole contenute in quella frase pronunciata da non-so-chi. La testa mi si voltò di scatto, mentre le labbra si muovevano senza il mio permesso. «Chi ha detto Tiger 1200?» Mi trovai svariate paia di occhi puntate contro di me, poi capii da chi era venuta quella frase.
«Sì,» disse Charles Nichols, «è mia, non te l'avevo detto?»
Devo dire che le moto sono il mio punto debole: sin dal liceo, ho sempre avuto una passione sconsiderata per qualunque modello, e quando l'anno scorso mi sono finalmente potuto permettere una Yamaha T MAX con il risparmi, diciamocelo, di una vita, ero al settimo cielo. «Ma è un modello appena uscito, come fai ad averne una?»
«Beh,» disse lui, «in realtà è solo un prototipo... Una Matt Jet Black. Avevo fatto richiesta per provarne una, e così... Sai, lavorando in una concessionaria è facile fare cose del genere.»
«Cavolo, se l'avessi saputo prima,» dissi, terminando la frase nella mia testa con un: «non avrei mai fatto il poliziotto!»
«Scusatemi un momento,» disse all'improvviso Kristen, incupendosi, «ma vorrei parlare un momento con mia madre.» La osservai allontanarsi, mentre ripensavo alla scena di quel pomeriggio: di tutti gli invitati, solo Kristen poteva sapere che ero stato invitato in veste ufficiale. La seguii con lo sguardo, finché non scomparve dalla mia vista all'interno dello studio. Non vedevo né sentivo le due signore nel salotto, ma ero certo che l'avessero osservata entrare.
«Dato che qui nessuno osa parlarne,» se ne uscì Tiffany, mentre l'attenzione di tutti era concentrata sulle tazzine piene di caffè bollente che avevamo davanti, «io ho una domanda: perché la vecchia ci ha invitati qui stasera?»
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Spiriti della Primavera
Mystery / ThrillerA T T E N Z I O N E Nella storia possono essere presenti parole volgari e/o scene violente . . . Nel piccolo paesino di Chatletsdale regnano pace e tranquillità. Ma qualcosa cambia. Durante una cena organizzata nella sua villa, Jodie Marshall, respo...