Capitolo IX: Tomba

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Trovammo Tiffany nell'enorme salone, appoggiata con le spalle a una delle finestre, intenta a scrivere sul tablet che teneva in mano. Come pensavo, i suoi modi confermavano l'idea che mi ero fatto di lei la sera prima, tra gli abiti in jeans e i modi di fare decisi. Non appena vide che ci stavamo avvicinando, la donna spense rapidamente lo schermo, riponendolo nella borsa di pelle appoggiata a terra. «Detective,» disse poi, visibilmente scocciata, «finalmente, dove eravate finiti?»

"Proprio un angelo," pensai io, e mi chiesi anche cosa ci trovasse di così bello Bradley in quella donna.

«Signora Collins,» disse Phoenix, guardando attraverso le finestre alle spalle di Tiffany, poi spostò un lembo della giacca, rivelando nuovamente il distintivo attaccato alla tasca interna, «detective Matthew Phoenix, piacere di conoscerla. Sa, ho letto qualche suo libro in passato...»

"Sul serio?", pensai nuovamente. "Ma se con quei due non faceva altro che facce schifate? Non ha mai letto un romanzo rosa in vita sua...".

«Fantastico,» rispose lei, «e quali ha letto? Secondo me,» disse poi, squadrando il detective da capo a piedi, con occhio critico, «lei è un tipo da Il Battito del Nostro Cuore, dico bene?»

«No,» disse Phoenix, «in realtà ho letto Stelle Cadenti in un Cielo d'Autunno e, il mio preferito, Angeli di Polvere. La storia tra James e Alexis era un colpo di scena dopo l'altro, complimenti veramente.»

Non ho parole per descrivere la mia espressione in quel momento, ma devo dire che non capii nulla per i minuti che seguirono, e non perché quel libro non l'avevo mai letto, ma semplicemente perché io stavo alle storie d'amore come mio fratello stava allo sport...

«Signora Collins,» disse poi Phoenix, terminando il proprio discorso sul romanzo della donna, «vorremmo farle qualche domanda riguardo a quanto accaduto ieri sera, se per lei non è un problema.»

«Va bene,» disse Tiffany, decisamente controvoglia, «se è quello che le serve... Però sarebbe possibile uscire?», chiese infine. «Sapete, sto scrivendo un nuovo romanzo, e il mio editore mi ha dato solamente un paio di settimane per finirlo...»

Vidi Phoenix fare una smorfia, prima di accompagnare la donna verso l'uscita. Dopo poco ci trovammo nel bel mezzo del cimitero, a camminare lungo uno stretto sentiero coperto di mattonelle grigie. Il cimitero cittadino si espandeva su un unico livello, per circa duemila metri quadri, attraversato da diversi sentieri che collegavano il cancello d'ingresso ad altrettante zone del campo santo, ognuna contenente tombe di un certo periodo. Nel bel mezzo del terreno c'era una grande aiuola fiorita, con una fontana di marmo al centro, circondata da un piccolo gazebo fiorito.

Mentre passavamo vicino a tale aiuola, Tiffany riprese il tablet dalla borsa, tenendolo tra la mano e il gomito, e digitando con l'altra. «Bene,» disse poi, «pensavo volesse vederle.» Mentre diceva ciò, ci ritrovammo nella sezione del cimitero contenente le tombe più recenti, risalenti agli ultimi tre anni. Tra le molte, capimmo tutti a quali si riferivano le parole della Collins: ai nostri piedi erano sepolti George Harvey, Laurie Kelley e Ismael Araujo.

Le tre tombe erano molto diverse le une dalle altre: la prima, quella di Harvey, era interamente di marmo rosa, coperto da svariati mazzi di fiori non proprio freschi, con una lapide a forma di croce dello stesso colore della base; la seconda, contenente la piccola Laurie, era più piccola, completamente bianca, con un paio di vasi di fiori freschi e, cosa che mi fece rabbrividire, alcune lettere scritte su carta colorata e lasciate in una busta di plastica, probabilmente scritte dalle amiche alla ragazzina morta; la terza e ultima, di Ismael, era la più semplice di tutte, coperta da roccia grezza grigia, con un solo vaso di fiori quasi secchi, e una candela rossa spenta dalla pioggia nei giorni passati.

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