Capitolo XV: Scheggia

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Il mattino dopo arrivai in ufficio del tutto distrutto, fisicamente e psicologicamente, tanto che ebbi bisogno di una doppia dose di caffè per potermi riprendere del tutto dalla stanchezza. Mi lasciai cadere sfinito sulla sedia, tenendo lo sguardo fisso sulle carte sparse sulla scrivania. Diedi una spinta a una pila di vecchie scartoffie che si riversarono su tutto il piano di lavoro. in quel momento la porta si aprì, Phoenix e Nate apparvero sulla soglia. Il primo diede una rapida occhiata al mio tavolo di lavoro, mi salutò con un disorientato «Buongiorno Cameron,» e si sistemò di fronte alla lavagna; l'altro si fermò sulla soglia, mi osservò, o meglio, mi fissò per una decina di secondi, estrasse il PC, lo accese tenendolo su un braccio e cercò quello che, dati i tratti marcati intorno ai suoi occhi, doveva essere il lavoro di un'intera notte insonne. Almeno potevo consolarmi per non essere stato l'unico a non aver dormito molto. «Hai già ricevuto il referto sul vetro trovato?», mi chiese il detective, appoggiando la tazza di cartone piena di cappuccino ormai freddo sul bordo della scrivania di Jenkins, come a voler sfidare la legge di gravità.

«Che vetro...?» Sbadigliai a lungo, cercando di ricollegarmi al mondo esterno. «Ah, già, quel vetro... Thiago ha detto di raggiungerlo in laboratorio... Non ha voluto anticiparmi nulla, ma sembrava abbastanza confuso...»

«Pessima serata per tutti e due?» Phoenix fece passare lo sguardo dapprima su di me, poi verso Nate, infine nuovamente nella mia direzione.

«Lunga storia,» rispondemmo all'unisono, scambiandoci occhiate ricche di dubbio. Non riuscivo ancora a capire cosa avessi sbagliato con Kristen, ma non riuscivo a collegare i pochi brandelli di discorso che mi erano rimasti in mente. Tutto ciò che riaffiorava ero io che nominavo Nate, poi più nulla. Ormai era ufficiale, dovevo chiedere al profiler cosa stava succedendo. Ci pensai per tutto il tragitto verso l'obitorio, ma più guardavo il retro della nuca di Nate, più mi saliva il nervoso.

Toc toc. Eravamo dentro lo stanzino verde del giorno precedente, e trovammo i due scienziati chini sopra un microscopio. «Gente, abbiamo notizie, notizie scottanti...» La Pollon si scostò dall'apparecchio, senza però spostarne l'attenzione. «Ottimo lavoro, Thiago, ora compila il modulo e hai finito.» Appoggiò una mano alla spalla dell'apprendista, sbuffò rumorosamente per prendere fiato e poté finalmente concentrarsi su di noi. «Abbiamo esaminato sia la bottiglia lasciata nello studio, sia il vetro trovato il giardino, e qui ci divertiamo...» Tossicchiò educatamente per far capire a Thiago che voleva sentire le sue deduzioni, poi andò ad appoggiarsi alla parete libera più vicina, fiera del lavoro fatto dall'assistente.

«Ecco...», cominciò il ragazzo argentino, spostando il frammento di vetro azzurro sotto un obbiettivo, e dopo aver premuto un paio di tasti, lo schermo sopra si accese, mostrando la prova ingrandita. «Non abbiamo idea di cosa significhi la scritta, per questo dovreste rivolgervi a Amy... Per quanto riguarda le particelle ritrovate sul reperto - e qui arriva il bello - si tratta di un composto di cloruro di sodio e acqua sterile.» Attese un momento, come ad aspettarsi che capissimo quello che aveva appena detto, ma quando si rese conto che nessuno di noi aveva capito cosa intendesse, unì le mani con un colpo e disse: «In breve, una soluzione fisiologica, usata nelle infusioni endovena, per la pulizia delle lenti a contatto, perfino per l'igiene personale... Per questo è tutto, mentre per quanto riguarda la bottiglia...». Spense lo schermo. «Ho riesaminato il contenuto, e ci sono tracce di digitossina sul tappo. Quindi chiunque abbia deciso di uccidere la Marshall, ha sostituito la bottiglia.»

«E sapeva delle pastiglie che la Marshall doveva prendere,» concluse Phoenix, tracciando mentalmente un legame tra le varie informazioni. «Perfetto, a questo punto propongo di concentrarci sulla scritta ific...» Si voltò sui talloni in direzione dell'ingresso, grattandosi il capo. «Ottimo lavoro, Vidal,» concluse, varcando la soglia e uscendo dal laboratorio.

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