Con la sua Ford Fiesta arancione carota Amy perdeva qualunque speranza di poter passare per una collaboratrice della polizia. Ne andava veramente fiera, come una bambina con la sua prima bambola, e questa cosa mi mise decisamente in imbarazzo quando fui invitato a sedermi al posto dell'accompagnatore. Diedi un'ultima occhiata alle mie spalle a Angie Taylor, ormai un'ombra grigia nell'oasi di pace che era l'ex parco giochi, e potei finalmente rinchiudermi la portiera alle spalle. «Grazie ancora per il passaggio,» dissi alla ragazza al volante, passandomi la cintura di sicurezza oltre il petto mentre l'auto partiva verso il paese vero e proprio. «Phoenix mi ha abbandonato qui, e non sapevo a chi chiedere...»
«Di niente,» disse Amy, allungando un braccio in direzione del parasole, per poi abbassarlo fino a che non le desse una migliore visuale sulla strada. «Hai ottenuto qualcosa dai vicini? Phoenix mi ha detto di cercare per le telecamere di sicurezza, ma la più vicina è quella delle strisce pedonali a due isolati da qui.»
«Quella ragazza,» dissi, puntando il pollice del pugno chiuso all'indietro, «dice che l'auto è rimasta tutto il tempo nel garage, ha passato tutta la notte a disegnare e non l'ha vista allontanarsi.»
«Aspetta, vuoi dire che è rimasta fino alle 2 del mattino in un vecchio parco abbandonato?»
«Beh, è giusto di fianco a casa, non credo sia un problema... Con la situazione in cui si ritrova, anch'io me ne starei per conto mio tutto il tempo... Almeno ora Bradley ha un alibi... A proposito,» mi affrettati ad aggiungere, «sai qualcosa della nuova sospettata? Ada Chamber-qualcosa.»
«Mi spiace, ho passato le ultime due ore alla ricerca di qualche filmato di sicurezza utile, non sono riuscita a capirci molto...» Mentre svoltavamo davanti al Sapphire Cinema, l'unico multisala nel giro di qualche decina di chilometri, nel cruscotto si sentì la suoneria del suo cellulare. «Cam, puoi controllare chi è?»
«Subito,» risposi, allungandomi in direzione dell'altro lato dell'auto. Presi il suo Apple e lessi la notifica appena ricevuta, nascosta tra un consigliato aggiornamento di Candy Crush Saga e due chiamate perse da sua madre. «È un messaggio di un certo TV-» Non feci in tempo a contare le emoji dei cuori che seguivano le due lettere perché Amy frenò bruscamente, mi strappò il palmare di mano e arrossì come se avesse appena bevuto una bottiglia intera di salsa piccante.
«Come non detto, lo leggerò dopo,» si affrettò a dire, intrappolata in un misto di imbarazzo e rabbia nei propri confronti.
«TV... È una coincidenza che siano le iniziali del nostro assistente patologo o...?» "Sono proprio un bastardo," pensai divertito, godendomi la reazione da cane bastonato della ragazza alla guida.
Come ripartimmo, Amy mi ridiede il cellulare, indicandomi implicitamente di leggerlo. «Cam, ti ho detto che mi piace Thiago, ma non vuol dire che puoi sventolarlo ai quattro venti... Dato che ormai la mia situazione amorosa è di pubblico dominio... Dai, leggi...»
«Va bene, Giulietta... Vediamo cosa vuole Romeo... Oh...» Ridacchiai nervoso, ripassandole l'apparecchio e cercando il mio nelle tasche dei pantaloni. Non sopportavo come i cellulari riuscissero a incastrarsi ovunque e perdersi negli spazi tra i sedili, riapparendo giorni dopo quando una chiamata della compagnia telefonica li faceva squillare per una delle loro insistenti campagne pubblicitarie. «Cerca me... Ho abbassato la suoneria prima, e non ho sentito la chiamata... Dice che hanno finito l'autopsia, quindi appena abbiamo ricavato qualcosa da Bradley ci aspettano in obitorio...» Posai lo sguardo sullo specchietto retrovisore, e passai in rassegna le borse, i cuscini e i vestiti ammassati sui sedili posteriori. Amy Marcourt sembrava malata di disturbo ossessivo compulsivo con altre persone intorno, attenta a sistemare le matite al millimetro o a ordinare i libri in ordine alfabetico, mentre nei suoi spazi privati si preoccupa poco delle opinioni altrui e si limita ad accumulare oggetti su oggetti, con il continuo rischio di perdere le chiavi di casa o di dimenticarsi dell'esistenza di carte di credito, auricolari o calzini spaiati, intrappolati da qualche parte nelle tasche di una borsa o tra le pieghe di una qualche giacca. Come un ciclone tropicale, un delicato ammasso di candide nuvole visto da lontano, ma distruttivo e implacabile dall'interno. «Non hai ancora sistemato qui dietro? Da quando mi hai accompagnato in piscina l'altra settimana non è cambiato nulla... Tranne forse quella sciarpa... A cosa ti serve una sciarpa in primavera, scusa?»
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Spiriti della Primavera
Mystery / ThrillerA T T E N Z I O N E Nella storia possono essere presenti parole volgari e/o scene violente . . . Nel piccolo paesino di Chatletsdale regnano pace e tranquillità. Ma qualcosa cambia. Durante una cena organizzata nella sua villa, Jodie Marshall, respo...