Capitolo X: Harvey's

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Mentre scendevamo dalla collina, le idee cominciarono a frullarmi per la testa, in primo luogo riguardo agli indizi raccolti finora, dalle tende alla collana, poi sui colloqui avuti con i sospettati, in particolare quello con Kristen. La sera prima erano successe così tante cose, e il peggio era che di tutto ciò non mi ricordavo praticamente nulla di utile, se non un paio di circostanze del tutto inutili senza un collegamento logico con l'omicidio. Ripensai a lungo al volto di Kristen, colpito profondamente dalla tristezza per la perdita affettiva e dalla situazione stressante, ma non riuscii a convincermi che in tutto ciò io non avevo colpa. Da quando avevo cominciato il mio lavoro a Chatletsdale non era capitato nulla di simile agli avvenimenti fatali di quel dannato venerdì sera. Provai a immaginare cosa sarebbe successo se non avessi mai accompagnato Phoenix al cimitero prima: probabilmente la signora Marshall sarebbe morta lo stesso, solo con un testimone in meno. Mi alleggerii di un peso: con questa consapevolezza tutto mi sembrava più semplice. Respirai a fondo, prendendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Lo schermo si accese in automatico, mostrando svariate chiamate perse; devo ammetterlo, tengo quasi sempre la suoneria bassa, quindi perdo un buon ottanta percento delle chiamate urgenti. Feci scorrere il registro delle telefonate, e il cuore mi smise di battere non appena realizzai che provenivano tutte dal cellulare di Kristen. Con un nodo alla gola, riposi il telefono in tasca, massaggiandomi poi gli occhi con una mano. Tornai a osservare la strada, rivolgendomi poi a Phoenix, che fingeva di non essersi accorto di nulla. «Signore,» dissi, «potrebbe essere una mia impressione, ma... Prima, parlando con Paige e Charles, quando hanno parlato del matrimonio, lei... mi è sembrato stressato, quasi contrario... È successo qualcosa?»

«Cameron,» rispose lui, freddo e deciso, «non intendo mischiare lavoro e vita privata. Siamo arrivati.» Fermò l'auto di fronte ad Harvey's Flowers, troncando di netto la conversazione. Mentre scendevo, notai che lui esitava un momento, intento a fissarsi la la mano sinistra. Non gli feci altre domande, ed entrammo nel negozio di fiori.

Harvey's Flowers era il classico negozio di fiori inglese, di quelli che si vedono nei film, con piante che spuntano fuori ovunque, all'interno o all'esterno del negozio che sia. La facciata frontale era caratterizzato da un'enorme vetrina, circondata da edera e fiori rampicanti, davanti alla quale erano esposte decine di piante, disposte su degli espositori a scala trasparenti, ordinate in ordine di colore, come a formare un piccolo arcobaleno di petali. Al centro della vetrina c'era un'insegna adesiva rossa, a forma di bocciolo di rosa, con la scritta Harvey's Flowers a caratteri dorati in corsivo. Aprii la porta in vetro, e un'ondata di polline mi colpì in volto: profumi di primavera, esotici, freschi. Come indicava l'esterno, l'interno del negozio era molto più elegante della maggio parte dei fioristi: le pareti completamente bianche erano coperte da morbidi petali di piante in fiore di ogni colore e forma, ordinatamente disposti a seconda della specie e della provenienza. Due tavoli coperti da vasi pieni di terra dalla quale spuntavano diversi germogli erano sistemati al centro della stanza, vicino a quelli due dispenser di semi di ogni genere, al di là dei quali si intravedeva il bancone di marmo bianco, disseminato di rose rosse e bianche, dietro cui erano sistemati rotoli di carta, cartoni e attrezzi per il giardinaggio. Sulle pareti, coperte da vecchi bancali di legno, erano appoggiati vasi, decorazioni da giardino, statuette di gnomi in porcellana e attrezzi per la floricoltura, tutti perfettamente allineati e suddivisi per utilizzo.

Seduta dietro il bancone, intenta a sfogliare una rivista di giardinaggio con una mano, mentre con l'altra parlava al telefono, c'era la signora Bates. Confermando la mia idea, quella donna era l'unico punto morto dell'intero negozio, un pallino beige in un completo da ufficio nel bel mezzo della natura. «Sì,» disse al cellulare, «esatto, questa volta voglio delle pere... Basta con i cuscini...» All'improvviso si accorse del nostro arrivo, così chiuse la rivista e si affrettò a riattaccare: «Scusami, devo andare, ho clienti, e mi raccomando, consegna puntuale domattina... No, non mi interessa se ci sono state complicazioni... Ci vediamo, ciao.» Si alzò dallo sgabello, mettendosi il cellulare in tasca. «Signori, ditemi pure, siete qui per un... matrimonio?»

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