Capitolo XXXV: Susy Pollon

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A Susy Pollon servirono ben tre giri del campus universitario per trovare un parcheggio libero. Il solito su Gosford Street era pieno come il centro commerciale americano medio durante il periodo del Black Friday. «Nani bastardi agli occhi dei padri,» esplose, sovrastando la meravigliosa voce di Adele in Chasing Pavements con l'ancora miglior frase di Lord Tyrion Lannister. Aveva avuto letteralmente un'ossessione, per quel personaggio, sin dal lontano 2011. Aveva appeso sue fotografie per tutta la camera dell'appartamento di Londra, dove all'epoca aveva appena completato gli studi e aveva deciso di cercare lavoro. Ma non era stato il metro e una ventina di centimetri di Tyrion a farle cambiare idea sul suo futuro con lui.

Niente da fare, nessuno si avvicinava con borse della spesa o correndo, in ritardo per chissà che appuntamento dal dentista. Ingranò la marcia, strinse il volante e partì di nuovo, attorno all'università.

Anche il parcheggio in Grove Street aveva un numero molto simile a zero di posti liberi: l'ultimo rimasto era quello per i disabili, e proprio non voleva passare per la stronza di turno che se ne frega degli altri.

Cambia l'umore, cambia la canzone, ma Adele rimane sempre. Hometown Glory per lei era l'ottava meraviglia del mondo, nonostante lo scarso entusiasmo del resto della popolazione mondiale nei confronti di quella traccia. Si ricordò la prima volta che l'aveva sentita: giorno di Capodanno 2009, i suoi genitori festeggiavano gli ultimi trentanove minuti dell'anno, e lei se ne stava in camera, stesa sul letto, cuffie alle orecchie, libri sott'occhio e cassetti della memoria pronti a entrare in azione. I primi due anni di medicina non erano stati facili, figuriamoci ora che aveva cominciato il triennio finale. Il professore di entomologia era uno scarafaggio mutante, secondo i suoi compagni di corso. Quella della classe di fibre e tessuti si era rivelata ben più comprensibile, e, soprattutto, ben diversa da un capello parlante. Quella canzone l'aveva accompagnata per mesi, fino al giorno degli esami.

Gosford e Grove pieni fino all'ultimo posto. Terza opzione: Whitefriars. Passare di fronte all'ingresso dell'università per la terza volta in un quarto d'ora era una vera e propria tortura psicologica. «Quante cavolo di persone vanno all'università alle 16.38?» Dritto all'incrocio tra Cox e Gosford Street, avanti per duecento metri, oltre la sbarra di sicurezza. Questa volta trovò posto al primo posto: alleluia, alleluia!

Spense radio e motore, e il piccolo mondo pacifico che gli si era formato attorno scomparve. I muscoli delle spalle si rilassarono contro il morbido tessuto dello schienale. Cercò con lo sguardo la borsa color lavanda: si era piegata di lato, ma almeno era rimasta sul sedile del passeggero. Bene, non voleva fare pessime figure con dei campioni danneggiati.

Aveva pensato di insegnare, anche più di una volta, ma i giovani ignoranti proprio le davano l'emicrania. Una lezione passi, due forse anche, ma alla terza proprio non ne poteva più, di aspettare che quegli incapaci capissero qualcosa. Ma per fortuna al corso di medicina aveva dei conoscenti tra i docenti. Una mano sul campo non dava mai male, in quelle situazioni.

Si portò i manici della borsa lungo tutto il braccio destro, fino alla spalla. Chiusa l'auto, infilò le chiavi nella tasca esterna. Cinque minuti dopo era davanti alla Coventry University.

Breve lezione di storia.

Le prime testimonianze dell'esistenza della Coventry University risalgono alla nascita della Coventry School of Design, nel 1843. Esatto, inizialmente era una scuola d'arte. Dopo diversi cambi di nome senza un motivo apparente, ci si rese conto che una città di soli pittori e critici d'arte non sarebbe andata avanti a lungo. Così nel 1961 fu aperta una seconda istituzione, il Lanchester College of Technology. Allora giunse una proposta dalla vicina città di Rugby: unire le due scuole al Rugby College of Engineering Technology. Era nato il Lanchester Polytechnic, ideato dall'unica e inimitabile Margaret Thatcher. Febbraio del 1971: mancano ancora cinquant'anni.

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