Nei minuti che seguirono l'uscita di Julian McMahon dall'ufficio, né Phoenix né io dicemmo nulla, in parti shockati dalla dura verità, in parte consapevoli che tutte le prove puntavano inquietantemente in una sola direzione: verso Bradley Foster. Potevamo veramente fidarci delle testimonianze raccolte nelle ultime ore? E che dire della confessione di Ada Chamberlain, rilasciata in uno stato del tutto confusionale e di terrore? Qualunque aspetto considerassimo, tutte le strade portavano a Bradley, a volte direttamente, altre ancora passando per Ada. Nessuna possibilità di cambiare strada.
«Bene,» ruppe il silenzio Phoenix, spingendo indietro la sedia e prendendo le buste di plastica con le tessere dell'allarme ancora appoggiate sulla scrivania. «Abbiamo ancora circa venti minuti prima che Nate parli con Frans. Nel frattempo, porto le tessere ad Amy, così può accedere ai codici dell'allarme, ci sta aspettando la Pollon per i risultati dell'autopsia. Fra cinque minuti in obitorio?»
«Va bene,» risposi, osservandolo uscire sul corridoio. Restai fermo a osservare le biro ordinate nel portapenne cilindrico, meravigliato di come fossi riuscito a tenere in ordine tutto ciò che era sul piano della scrivania. "Cosa cavolo ha intenzione di fare Nate?", mi domandai, ripensando allo bisticcio avuto con lui quella stessa mattina. Lui e Kristen erano stati insieme, ma non era questo che mi dava fastidio. Anche solo l'idea che Nate ce l'avesse con me solo perché io uscivo con la sua ex mi ripugnava. Che ruolo avessi avuto io in tutto ciò, non ne avevo assolutamente idea. Perché doveva dare a me la colpa se tra loro le cose non erano andate bene? Perché credeva di poter essere l'unico uomo nella vita di Kristen Foster? Dopotutto, avere relazioni stabili a quell'età è difficile quanto guardare tutto CSI in un mese.
Mi alzai di scatto con mille pensieri che mi passavano per la mente, e uscii dall'ufficio. Mi appoggiai alla parete spoglia, guardando l'atrio della stazione di polizia, semideserto come del resto ogni altra domenica di tardo pomeriggio. Oltre ai due agenti al banco d'ingresso e qualche altro poliziotto raggruppato a parlare non c'era nessuno. Con la testa a contatto con la fredda parete, mi diedi il tempo di respirare a fondo. Presi il cellulare, e feci scorrere le notifiche delle chiamate perse. Tutte di Kristen. Avevo solo due possibilità: continuare a ignorarla, come avevo fatto per tutta la giornata, oppure parlarle, chiederle qualunque cosa, tenere vivo un contatto tra di noi. Riflettei a lungo sul da fare, e alla fine presi la mia decisione: tenni premuto il pollice sullo schermo e mi portai il microfono alla bocca, per registrare un messaggio vocale. «Kri, ciao,» cominciai, rendendomi ben presto conto che non sapevo nemmeno cosa volessi veramente dirle. «Senti, è complesso, lo so, ma credo che per un po' dovremmo chiudere... Per te è un momento difficile, lo capisco. Il problema è che rischio di essere sospeso per il caso... Stanno succedendo delle cose, non posso entrare nei particolari, ma, per il tuo bene, ti prego, non chiamarmi... Ti dirò io quando sarà tutto finito, ma fino a quel momento è meglio se chiudiamo i legami...» Mi resi conto che avevo il fiato pesante, tremavo per l'emozione. «Per ieri sera... Scusami ancora, è colpa mia, non sapevo che fossi stata con Nate, è solo che... Scusa, devo andare,» conclusi il messaggio, rilasciando il dito e lasciando che l'audio giungesse a destinazione in tutta calma. Mi avvia verso l'obitorio con la mente ancora appesantita dai pensieri.
Trovai la Pollon e Thiago chini sul tavolo per le autopsie, con i camici e i guanti di lattice macchiati di sangue. Sul carrello per gli strumenti erano appoggiati diversi oggetti di metallo luccicante, tutti in parte coperto da chiazze scure. Susy Pollon appoggiò il bisturi sporco di sangue sulla carta assorbente, per poi concentrarsi sul rumore della porta che si chiudeva alle mie spalle. «Agente, stavamo ricontrollando la ferita. Ehy,» mi fermò prima che mi potessi avvicinare al centro della stanza, «soprascarpe e camice, grazie.»
«Certo, scusate,» dissi, prendendo gli indumenti monouso dall'armadio vicino alla porta. Spinsi i piedi nello scatolotto meccanico che li coprì con due piccoli sacchetti di plastica azzurra, mi infilai il camice monouso e lo allacciai facendo fare al nastro un giro tutto attorno al bacino. «Io ci sono, il detective sta arrivando.»
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Spiriti della Primavera
Mystery / ThrillerA T T E N Z I O N E Nella storia possono essere presenti parole volgari e/o scene violente . . . Nel piccolo paesino di Chatletsdale regnano pace e tranquillità. Ma qualcosa cambia. Durante una cena organizzata nella sua villa, Jodie Marshall, respo...