Capitolo XIX: Alibi

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La prima cosa che mi colpì dell'abitazione dei Taylor fu la modestia della struttura: oltre al vialetto sterrato che portava alla porta d'ingresso il giardino era privo di qualsiasi tipo di pianta o decorazione; l'edificio a un piano si sviluppava per poco meno di un ettometro quadrato; le pareti erano esternamente in pietra, ma dubito che lo fossero internamente; non c'erano molte finestre, e le poche presenti erano oscurate da vecchie bianche tende di lino macchiate; davanti alla cucina era stato sistemato un filo per stendere il bucato, e una donna sulla quarantina si stava avvicinando con un cesto pieno di panni; poco dietro la seguiva un bambino di qualche anno, intento a andare avanti e indietro per il giardino su un triciclo rosso non più fiammante, in parte incrostato da rimasugli di terra e fango.

«Signora Taylor?», chiesi, attraversando il giardino a passo spedito in direzione della donna. «Sergente Cameron Stunningham, della polizia di Chatletsdale.»

«Sì, Erin Taylor, sono io,» rispose, appoggiando il cestello per terra e voltandosi di scatto in direzione del figlio. «Jack, tesoro, torna in casa.»

«Ma mamma,» ribadì il piccolo.

Erin Taylor lanciò un'occhiata minacciosa a Jack, decisa a intimargli di allontanarsi, ma io fui più veloce. «Non si preoccupi, devo solo farle qualche domanda sul suo vicino di casa.»

«Ci vorrà molto?», domandò lei. Era una donna sciupata, rovinata da una vita di sacrifici in favore del figlio. Aveva gli zigomi particolarmente scavati attorno agli occhi bruni spenti per la stanchezza, i capelli scuri arricciati e spettinati attorno al capo, indossava un maglione di cotone grigio pieno di batuffoli di cotone e pantaloni larghi che le arrivavano fino a poco sopra le ciabatte di sughero, e, se si fosse curata maggiormente del suo aspetto, si sarebbe sicuramente notata una sua somiglianza con un muso da gatto, astuto e allegro, ma allo stesso tempo preoccupato e materno. «Fra poco mi porteranno i bambini che devo curare...»

"Perché tutti pensano solo al lavoro, oggi?", chiesi tra me e me, cercando disperatamente il taccuino azzurro in dotazione alla polizia. «Ci vorranno solo un paio di minuti, non di più... Vogliamo solo capire se Bradley, il vostro vicino, è rimasto a casa ieri sera, tutto qui.» Diedi un rapido sguardo al vicinato. «Tempo fa qui vicino c'era un parco giochi, se non sbaglio.» C'era uno spiazzo erboso vicino alla casa, visibilmente inutilizzato da anni, su cui si potevano scorgere le ultime traccia di uno steccato e di qualche panchina di legno, sopravvissute ai lavori di demolizione avvenuto nel 2014, in seguito a una rottura di una condotta acquifera che aveva reso la zona instabile. Ci venivo tutte le settimane, da piccolo, con mio fratello e papà. C'era lo scivolo, sempre bagnato per la pioggia a causa dell'usura che aveva formato una conca sulla seduta, e poi le altalene... Una volta mi ero sbucciato le ginocchia, cadendo in avanti, mentre giocavo con Luke a chi arrivava più in alto, e da quella volta non mi ero più avvicinato... Avevamo solo sei anni. Chi avrebbe mai pensato che solo un anno dopo sarebbe cambiato tutto...

«Anni fa, sì, poi un bambino si è fatto male e lo hanno buttato giù... Sergente, sul serio, ho solo pochi minuti...»

«Scusi, cominciamo subito.» Scacciai dalla mente i ricordi della mia infanzia, per poi tornare a concentrarmi sul mio lavoro. «Conosce bene Bradley Foster?»

«Abbastanza... Ci siamo trasferiti qui alla nascita di Jack, quando mio marito mi ha lasciata... Quella carogna... Lasciare una madre così, con due figli... Va bene, mia figlia ha quattordici anni, però...»

«Ieri sera ha visto Bradley tra le 22 e le 2? Qualunque prova che sia rimasto qui, una luce, dei rumori... Magari ha visto l'auto nel garage.»

Erin Taylor cominciò a riflettere silenziosamente su ciò che aveva fatto la sera precedente. «Ho pulito il salotto, che da sul retro della casa, quindi non ho visto nulla, però sono sicura di non aver sentito nessun'automobile allontanarsi né arrivare... Sono andata a letto verso le 23.30, ho il sonno molto leggero, basta un rumore minimo e mi sveglio, se avesse aperto il garage me ne sarei di sicuro accorta.»

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