1. Havana

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Havana
3 luglio 2020

«Jan...» una voce profonda e anziana chiamò il suo aiutante, intento a sistemare una marmitta. «Vieni qui. Aiutami a portare questa macchina in officina, dobbiamo riparlarla» 

«Arrivo signor Alonso» rispose il giovane alzandosi.

Teneva in mano uno straccio per pulirsi le mani dall'olio di quel motore, mosse le spalle all'indietro scroccandole e, subito dopo fece la stessa cosa con il collo; camminò verso il suo capo, che lo stava attendendo con ansia per mettere apposto il pick up appena arrivato in officina. 

I passi di quel ragazzo erano veloci, guardava sempre avanti non ascoltava i commenti o i sguardi perversi delle fanciulle cubane che andavano lì solo per ammirando: le sue cosce grosse coperte dai jeans chiari rotti sulle ginocchia, il suo tatuaggio con un drago sul braccio sinistro e, infine quei capelli lunghi e corvini raccolti appena da un piccolo codino, erano il sogno di ogni fanciulla.

«Eccoti qui, Jan!» esclamò Alonso contento, dandogli una piccola pacca sulla spalla a quel bravo giovanotto «Allora, mettiamo apposto questa e dopo puoi tornare a casa»



La sera stava ormai calando in quella famosa isola caraibica, il caldo pian piano stava diminuendo dando il via a una leggera e piacevole brezza serale. Il giovane camminava lungo la riva del mare, i suoi piedi toccavano l'acqua cristallina e fredda dell'oceano. Ad ovest, il sole stava se ne stava già, il suo lavoro era finito, doveva lasciar il posto alla sua amica luna. Teneva le scarpe in mano, scalciando l'acqua, in bocca una piccola sigaretta spenta con cui giocherellava con la lingua. Fissava l'acqua che continuava ad andare avanti ed indietro e pensava ai suoi fratelli, agli amici e infine a lui. Si fermò cominciando a pensare alla perfezione dell'uomo che amava: a quei occhi marroni, alla pelle lisca, morbida e leggermente ambrata, e ai quei capelli corvini, ricci con cui si divertiva a intrecciare con le sue dita.

I suoi piedi stavano profondando leggermente sulla fredda e umida sabbia, la solitudine, la malinconia stavano prendendo possesso della sua mente; ogni volta era così, ogni volta che finiva di lavorare pensava a lui. Scosse la testa cercando di cancellare quei pensieri negativi che stavano prendendo il sopravvento, doveva star bene per colui che amava. Liberò i piedi da quella piccola prigione di sabbia e li vide, una giovane coppia in riva al male che si davano dolci baci e carezze. 

Li fissò. Gli occhi pizzicavano, stava immaginando lui e il suo futuro sposo, felici dopo tanto tempo, voleva essere al posto di quella coppia. La vibrazione del telefono lo fece svegliare da quei pensieri. Sorrise tra le lacrime e infine se ne andò a casa, dove poteva buttare fuori tutta la tristezza che aveva impossessato di nuovo la sua anima. 


«Sono a casa!» urlò il giovane, mentre si toglieva le scarpe. «C'è nessuno?»

«Oh mio Dio! Sei tornato finalmente, Jungkookie. Ti ho aspettato per non so quanto tempo...» spiegò il maggiore con il fiatone agitato come non mai. 

«Juan, che succede?» domandò il ragazzo non capendo come mai il suo amico lo stesse aspettando.

«Si tratta del battesimo della bambina» lo afferrò per il braccio «Non so quali bomboniere scegliere, secondo te quali sarebbero più adatte per Consuelo?» il leader degli Yong sorrise appena, pensando che la sua quotidianità era questa, aggiustare macchine e pensare alle cose per la bambina. 

«Non lo so, sai che non sono bravo in queste cose» il minore si grattò la testa «Chiede a Pablo è lui tuo marito, mica io Juan, e poi non ci capisco niente di quei piccoli esserini che continuavano a piangere, strillare, vomitare e cagare» il cubano a quella definizione scoppiò a ridere pesando che il suo amico fosse decisamente strano. 

Sarang & Kal ~ SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora