25. Porterò avanti la volontà di mio padre

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«Faku? Dove diavolo sei?» la donna velenosa stava cercando per tutto il quartier generale il suo amato e problematico nipotino.

Dopo la morte del suo povero cugino, Songcheol, il comando del clan Hùng Dù era passato al suo unico erede, Faku.

Mei si era presa in carico di gestire le questioni burocratiche, ma non solo quelle, mandava squadroni di uomini a tenere a bada le altre mafie, soprattutto quella giapponese che non smetteva di dare problema, mentre la mafia russa, stranamente, non si era più fatta vedere.

«Faku, dove diav---» la donna non riuscì a finire la frase, si era affacciata alla porta di un ufficio e l'aveva intravisto, suo nipote seduto a terra che giocava con quel stupido barboncino, come lo definiva lei.

Sbuffò, pensando che quel ragazzo non era affatto adatto a portare avanti l'eredità lasciata dal suo amato cugino, ma non poteva fare altrimenti, doveva rispettare quelle ultime volontà.

«Faku!» si posizionò davanti al giovane. «Ti ho cercato dovunque, Gau è qui. Ti vuole vedere per parlare di alcune cose e tu che fai? Ti metti a giocare con questo cagnolino» Faku alzò gli occhi al cielo, fece segno al suo Fluffy di andare da lui e il piccolo batuffolino tutto bianco andò subito in braccio del suo amato padroncino.

«Non ti permetto di offendere Fluffy in questo modo» ringhiò il minore come un pazzo.

Con estrema velocità aveva portato la pistola sotto il mento della zia, lui odiava l'atteggiamento di quella donna, lo trattava come uno stupido, e lui non lo era, sapeva esattamente cosa facesse ma lei pareva non capirlo.

«Portami il rispetto, zia! Sono io il capo, non tu.» posò la pistola cominciando ad andare avanti e indietro per la stanza. «Sono stufo del tuo atteggiamento, lo sai benissimo che questi mesi non sono stati affatto facili, senza mio padre è andato quasi tutto a puttane. Sto cercando di non farci cadere, quei piccoli e schifosi clan cinesi vogliono prendere il comando, sto facendo del mio meglio e mi pare che ci stia riuscendo. Io ti ringrazio per quello che stai facendo, ma la devi smettere di trattarmi in questo modo, sennò giuro che ti faccio fuori» la minacciò infine Faku, facendo annuire solamente la donna.

Quei mesi non era stati affatto facili nemmeno per il temibile figlio di Songcheol, la notizia della morte del grande boss mafioso cinese si era diffusa peggio di un'epidemia per tutta la Cina e molti piccoli clan, tentavano, invano, di farli cadere per prendere il comando; Songcheol era amato tanto quando odiato.

«Hai ragione! Non è facile, sono qui apposta. Noi dobbiamo andare avanti con il piano. A proposito di questo, ho delle notizie da darti provenienti direttamente dalla Corea» l'espressione del pazzo cambiò improvvisamente, era curioso, molto curioso di quello che stesse succedendo in quella penisola.

«Il signor Kim è morto. Non ho mai capito come mio cugino abbia fatto un'alleanza con quell'uomo ma poco importa, ormai è morto e di certo noi non piangeremo per la sua morte, in fin dei conti era solo un'altra pedina del nostro grande piano» raccontò la velenosa, mentre si prendeva un po' di martini.

«Chi l'ha ucciso?» era una domanda alquanto sciocca, ma Faku aveva bisogno di sentirlo, voleva sentire quel nome, sapeva benissimo chi fosse stato. Si era messo seduto comodamente sul divano, mentre accarezzava il suo amato Fluffy che lentamente stava chiudendo gli occhietti.

«Taehyung» una volta pronunciato quel nome, al nuovo boss comparve un sorriso inquietante, eccitato al pensiero di quel leader. Lo stava immaginando, quel bellissimo ragazzo con il coltello in mano ricoperto dal sangue di suo padre, si stava eccitando sempre di più, perché secondo la sua mente, lui e il giovane leader dei Kal non erano poi così tanto diversi.

Sarang & Kal ~ SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora