Sarang & Kal ~ Sequel

38. Il dolore delle parole

La sera era ormai calata nella città di Busan, Taehyung era pronto ad uscire con quel medico. Non aveva chissà quanta voglia ma aveva bisogno di distrarsi, per cercare di dimenticare la brutta faccenda con Jungkook e soprattutto voleva cercare di non pensare alla sua amata sorella, la quale era da sola chissà dove.

Dimenticare. Questo voleva fare. Il dolore che aveva dentro di sé era troppo, come una pentola a pressione che era sul punto di scoppiare da un momento all'altro. Dopo la morte di suo padre era cambiato molto, aveva trovato la voglia di andare avanti, di essere migliore, di far vedere a tutti che era guarito, che aveva superato quei bruttissimi momenti; era Kim Taehyung, il leader dei Kal e nessuno doveva dimenticarlo.

Ma la decisione di Jungkook di tradirlo in quel modo, la scomparsa di Namjoon, il dolore del suo più fidato medico e amico, e infine la morte di Seung, la disperazione di sua sorella, lo avevano colpito particolarmente: voleva essere la roccia di tutti, ma anche il più forte ha bisogno di un sostegno.

Sapeva che il giapponese fosse già arrivato al ristorante, era leggermente in ritardo, si era perso a fare dell'altro, per la precisione tartassare di chiamate Anja. E quando aveva visto che si era fatta una certa, aveva deciso di dire al medico di andare avanti, ovviamente gli aveva dato l'indirizzo del ristorante.

Per la cena aveva optato qualcosa di semplice: jeans neri strappati, camicia nera con i fiori messa dentro, capelli mossi ed infine orecchini con la luna. Non voleva far colpo su quel giapponese, era bello era inutile negarlo ma non gli faceva nessun effetto. Anche se non lo voleva ammettere a sé stesso, il suo cuore e la sua anima appartenevano ad una sola e singola persona, Jungkook.

Parcheggiò la macchina, poco lontano c'era il ristorante. Fece un respiro profondo, non era più convinto di andare. Sentiva un grande peso all'altezza del cuore, non si sentiva affatto bene. Ansia e paura. Gli girava particolarmente la testa, si sentiva schiacciato dal peso del dolore degli altri, non ce la faceva più. Ma sapeva che aveva bisogno di uscire, doveva divertirsi e dimenticare, almeno per qualche ora.

Scese dalla macchina, inspirò ed espirò, chiuse la portiera dietro di sé, fece un altro respiro profondo, era il momento di entrare in scena.

«Ciao Taehyung!» il giapponese era già arrivato. Corse incontro l'azzurro con un grande sorriso sulle labbra. Era vestito in modo semplice: jeans chiari, camicia bianca e i suoi capelli lunghi e neri erano raccolti in una folta coda.

«Ehi! Scusa il ritardo.» si scusò subito il leader dei Kal, accennandogli un piccolo sorriso tirato. Stava iniziando a pentirsi amaramente di aver accettato quell'invito ma non poteva più tornare indietro, ormai era lì e doveva andar avanti.

«Dove si trova il posto?» a quella domanda il minore si svegliò subito dai suoi pensieri, voleva casa sua, voleva sua sorella e voleva Jungkook.

«Oh di là, ti faccio strada» disse infine Taehyung cominciando a camminare seguito dal medico.

Quel piccolo locale si trovava lungo il mare, ma era nascosto da un grande pino, un posto suggestivo. Il leader dei Kal aveva sempre sognato di avere un appuntamento romantico con Jungkook in quel posto. 

I suoi occhi si posarono sulla spiaggia, improvvisamente i ricordi di un anno prima iniziarono a riaffiorare. Gli tornò alla mente quando Faku aveva attaccato per la prima volta, Runch Randa stava per morire. Lui era andato a cercare il suo rivale e dopo una burrascosa litigata, erano andati in spiaggia e avevano giocato con l'acqua del mare. Quei giorni sembravano così distanti ma allo stesso tempo vicini. Strana cosa il tempo.

Jungkook...
Ex, rivale, traditore, amore...

I sentimenti verso quel drago erano ancora troppo forti, lo amava, anche se voleva solo provare odio. Da quando non stavano più insieme ogni notte tentava, invano, di odiarlo. Non ce la faceva mai, lo amava. E in quel momento voleva che fosse con Jungkook e non con un medico di trentacinque anni.