53. Mare di sangue

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Un corpo cadde. Il rimbombo dello sparo risuonava ancora nello spazio aereo del porto di Shanghai. Il proiettile aveva colpito la testa della sua vittima, la quale era a terra.

L'asfalto si stava tingendo di rosso, il corpo era già fradicio del suo stesso sangue.

La ragazza dagli occhi maledetti e freddi come il ghiaccio aveva la faccia sconvolta; il suo viso ricoperto di sangue, molte gocce gli erano andate violente contro il suo bel viso. Aveva il respiro affannato, il petto andava su e giù violentemente, eppure non comprendeva come mai il mostro di Shanghai fosse a terra, davanti a lei, con il cranio spaccato e gli occhi spalancati.

Alzò la testa, doveva cercare la traiettoria del proiettile, capire, come mai quell'essere fosse morto, e appena i suoi occhi furono puntati sullo scenario davanti a lei, ebbe la risposta.

Quasi sempre i draghi nelle favole più famose, nelle leggende, erano descritti come i cattivi, come mostri crudeli, rapitori di principesse, distruttore di famiglie e villaggi. Ma in quel caso non era così, quel drago aveva salvato la vita della sua cognata; salvato la vita ad una giovane guerriera.

La mano, ancora tesa, tremava, la pistola vibrava e nel volto di quel bellissimo giovane con gli occhi grandi, sinceri, bambineschi di color nocciola, cadeva una piccola e semplice lacrima, ma lo faceva da un solo occhio, quello sinistro, sicuramente stava cadendo anche dall'altro ma Anja non riusciva a vederlo per via dei capelli, ormai divenuti lunghi, davanti all'occhio.

Jungkook, sapeva che la sua miserabile vita era giunta al termine, lo sapeva fin da quando aveva preso in mano la sua fidata pistola e aveva sparato.

Non ci aveva pensato, l'aveva presa in mano e sparato. Un colpo dritto alla nuca.

Songcheol, non avrebbe avuto più pietà per lui, l'avrebbe violato nel peggiore dei modi.

L'istinto di Anja di andare dal suo amato cognato era tanto, eppure non riusciva farlo. Si sentiva strana, percepiva ancora la mano, grande e delicata sul suo collo e soprattutto sul suo fianco, esattamente nel punto in cui era era pugnalata.

Non riusciva a capire. Lei l'aveva visto, percepito, l'odio, il fatto che la volesse condurla negli inferni per passare l'eternità insieme, suo padre era lì.

Non capiva. Non era possibile che si stesse immaginando tutto, o forse era solo un bruttissimo incubo e si sarebbe risvegliata con suo padre affianco.

«Sei la solita peste...» il corpo si irrigidì all'improvviso, molto più di prima, solo una persona la chiamava così, solo una persona al mondo e non poteva essere vero.

Si voltò lentamente, davanti alla sorellina di Taehyung c'era una figura molto più grande di lei, maestosa, bella è semplicemente perfetta: il soldato Kang.

Il mondo attorno a loro sembrava scomparire pian piano, non percepivano più niente, nemmeno il rumore delle piccole onde di quel fiume.

I due innamorati erano lì, uno di fronte all'altro, dopo due e devastanti mesi.

Non sapevano cosa fare, non sapevano come comportarsi dinanzi alla persona che amavano. Stavano solo fermi, a fissarsi, quasi ammirarsi, come se avessero dimenticato il volto dell'altro.

Ma questo non era accaduto, conoscevano ancora ogni singola sfumatura dell'altro.

Non volevano svegliarsi. Volevano rimanere lì, fermi, in quella posizione per sempre, avevano paura che se si fossero mossi di un solo centimetro, l'altro svanisse nel nulla, in una nuvola di fumo; se era solamente un sogno, loro non avevano nessuna intenzione di ritornare alla realtà.

Sarang & Kal ~ SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora