59. Non posso perderti

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Gocce scarlatte tingevano la perlata pavimentazione del casinò. Gli occhi di tutti erano spalancati, non riuscivano a credere di quello che era appena successo; Taehyung era ancora a terra, il pugnale era volato lontano da lui, Songcheol era rimasto fermo nella sua posizione iniziale come se non fosse successo niente.

La katana, tesa come una corda di violino non aveva raggiunto il bellissimo leader dei Kal, l'attacco si era fermato prima di colpire il suo obiettivo; Anja aveva fermato l'attacco, colpendo in pieno il dorso della mano di Mei.

«Aaaaagh!» l'arma cadde a terra, il frastuono del metallo a contatto con il freddo pavimento riempì la sala ma durò relativamente poco, Mei emise un enorme ed acuto urlo di dolore.

Si portò la mano vicino al viso, estrasse con cattiveria l'arma piantata nella sua carne, il sangue cominciò a zampillare fuori, ma la velenosa non gli importava di niente, l'odio che provava verso A era troppo.

La mano sinistra andò a toccare il profondo taglio, piantando le unghie su di esso: il sangue uscì ancora di più mentre tutte le sue dita si impregnavano di esso. Aveva osato ferirla, quella puttana aveva osato mettersi contro di lei. Nessuno doveva usurpare il suo corpo; Mei doveva continuare ad essere perfetta.

La donna era fuori di sé dalla rabbia. Non non percepiva che stava peggiorando la situazione, il taglio si stava allargando sempre più, espandendosi per tutto il dorso.

Posò il suo sguardo contro la sua nemica, la quale sorrideva soddisfatta per la sua ottima mira, si era già tolto il travestimento, pronta per affrontare il combattimento.

«Che c'è puttanella? Ti ho fatto male alla mano?» un sogghignò. «Fatti sotto! Io sono pronta.» la provocò infine, tirando fuori un altro dei suoi fidati compagni, era il momento di far sul serio.

Mei aveva gli occhi fuori dalle orbite, quella stupida ragazzina aveva osato sfidarla e il membro dei Kal non vedeva l'ora. La maggiore prese con estrema velocità la Katana che aveva a terra, pronta a dare inizio alla battaglia ma suo cugino la fermò.

«Mei fermati! Non osare fare un altro passo - Mei si voltò furiosa verso il suo amato cugino - Prima pensiamo a questi piccoletti che hanno osato entrare nella tana del lupo.» scoppiò a ridere come un pazzo mentre si rendeva conto di quanto fossero stupidi quei ragazzini, ora li poteva prendere ed uccidere tutti uno per uno, davanti ai suoi amati pupilli.

«Pensate sul serio di potermi battere? A casa mia? Nel mio casinò?» sbraitò improvvisamente Songcheol.

Il suo sguardo sembrava quello di un pazzo, pupille rosse e odio, verso quei piccoli esseri. Si voltò con rabbia verso Taehyung, il quale era ancora a terra, quel piccolo leader lo odiava a morte, aveva toccato il suo Jungkook.

Songcheol era uscito fuori di testa, l'ossessione lo stava rendendo cieco, la razionalità stava scivolando pian piano nei meandri più scuri della sua mente. Non si poteva più tornare indietro, lui non poteva più tornare indietro.

La cosa più assurda è che il mafioso era sempre stato quello più razionale, quello con le idee e teneva la sua folle mafia, specialmente il piccolo Faku, al loro posto con quelle pazze idee eppure, contro ogni aspettativa, il terribile capo mafia aveva perso completamente il senno solo per amore.

Irrazionalità, li stava facendo credere cosa assurde, dava tutta la colpa al povero Taehyung. Il suo sguardo cadde sulla sua mano, in mano teneva un bastone: i flash del signor Kim gli tornarono alla mente, doveva fargliela pagare.

Il vecchio banchiere parve essersi impossessato del corpo del capo mafioso, alzò quell'oggetto fatale, le vene pulsavano nel suo collo, gli occhi sempre più rossi dalla rabbia. Il povero leader dei Kal rivide suo padre, i ricordi di quello che aveva subito stavano riaffiorando nei peggiori dei modi.

Sarang & Kal ~ SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora