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Effettivamente la promessa di Yoongi fu mantenuta, arrivarono dopo dieci minuti scarsi, che per aver attraversato mezza Seoul trafficata non era molto tempo, anzi.

Nonostante a Jimin fosse venuto quasi il vomito, e sta volta non per la gravidanza, non ritardò di nemmeno un minuto, anzi, arrivò in anticipo.

«Sicuro di non volere che venga anche io? Giuro che starò buono buono in un angolino»

Jimin ridacchiò, scuotendo la testa, già pronto ad uscire dalla macchina del maggiore «Sì Yoongi-ah, sono sicuro, tu vai a casa e preparati per la cena fuori» lo incoraggiò.

«Va bene, a che ora finisci?»

Il minore ci pensò su per qualche secondo «Per le sei e mezza, poi dovrò parlare con Christine, facciamo che per le sette e mezza ti fai trovare all'entrata» sorrise per poi prendere la sua borsa di pelle nera, con dentro cellulare e portafogli, e ovviamente anche una piccola trousse per il make-up che si portava sempre dietro.

«Sarò puntuale come un orologio svizzero»

«Meglio per te, non ho proprio voglia di aspettarti per ore come sempre» rispose a tono -anche se divertito- Jimin, portandosi indietro i capelli chiari e aprendo già la portiera, pronto a sgusciare fuori dalla macchina di lì a pochi secondi.

«Tsk, senti chi parla, ci vediamo dopo»

Non sapeva effettivamente cosa dire, ma il suo cervello gli impose di richiamare il nome del fidanzato, facendolo girare: «Sì?».

L'alfa si limitò a lasciargli un bacio a stampo, che sorprese molto Jimin, il quale rimase con quell'espressione di pura e semplice confusione, ma in qualche modo era una confusione rassicurante: come se avesse dimenticato il sapore dei baci del maggiore e finalmente stesse per riabituarcisi.

«Ti amo, volevo solo ricordartelo» sorrisero entrambi, ma solo Yoongi lo fece apertamente, mentre il biondo si limitò a farlo con la mente, e per qualche motivo non ricambiò l'affermazione del rapper, probabilmente per vendicarsi di quella volta in cui era stato lui a non farlo.

Così si separarono, uno tornando a casa, dove avrebbe probabilmente passato quelle ore a guardare la Tv o la foto del loro bambino, che la dottoressa gli aveva consegnato a fine visita, e l'altro facendo il suo ingresso in quell'edificio moderno, a otto piani, con delle grandi vetrate a ricoprirlo.

Fu il ragazzo della reception ad accoglierlo, Jimin non si ricordava il nome, ma era sempre molto gentile con lui -ovviamente era il suo lavoro- e si sentì un po' in colpa al pensiero.

"Dopotutto lui si ricorda i nomi di tutti i modelli e fotografi dell'agenzia, oltre ai segretari, non sarà molto difficile per me impararne il suo, no?"
Probabilmente fu questo a spingerlo a chiederglielo.

«Signor Park! Giusto in tempo, oggi poserà all'ottavo piano, studio B, la sua agente la aspetta già lì, insieme a truccatori e parrucchieri»

Gli mostrò uno dei suoi più grandi sorrisi, uno di quelli che si era risparmiato di mostrare a Yoongi in macchina: «Grazie mille, uhm... scusa, non ricordo com-».

«Mark, mi chiamo Mark» rispose interrompendolo, non per maleducazione, semplicemente non pensava che una persona importante e desiderata come Park Jimin avesse tempo da sprecare con lui.

Arrossì un po' al pensiero.

Ma l'omega non era della stessa idea «La prossima volta me lo ricorderò, giuro» ridacchiò infine, sistemandosi il cappotto nero in mano, tolto appena entrato.

Il ragazzo alla reception arrossì impercettibilmente, senza darlo a vedere.

«Ora vado, a dopo Mark» lo salutò poi il modello, chiamando e successivamente entrando nell'ascensore più vicino, arrivando fino al secondo piano, dove venne accolto proprio da Christine.

𝘏𝘢𝘣𝘪𝘵𝘴  || 𝘠𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora