Dumbass

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And if we die, we die together_

~Luke

Sono seduto sul divano del piccolo appartamento che ho affittato da poco più di tre settimane, l'aria polverosa della penombra, che aleggia permanentemente nel monolocale, rende il tutto ancora più squallido.
Fisso il soffitto, nella stessa posizione, con le mani aperte appoggiate alle ginocchia, che ho tutti i giorni, da quando mi sveglio a quando abbandono il divano per tornare a letto.
Il suono debole del campanello mi distoglie dalla contemplazione dell'intonaco scrostato, costringendomi ad alzarmi, per avvicinarmi alla porta e aprirla senza neanche chiedere chi sia.
A questo punto non mi importa se sia una banda di ladri, il presidente degli Stati Uniti o qualcuno venuto per pestarmi a morte.
Come se la figura sul pianerottolo avesse ascoltato i miei pensieri, mi colpì in pieno viso con un pugno; l'ultima cosa c'è sentii fu il sonoro crack del mio naso, prima di cadere a terra e perdere i sensi.

La prima cosa che mi colpì al risveglio invece, fu il dolore acuto al naso.
Aprii gli occhi a fatica, mugugnando dolorosamente, mentre prendevo aria dalla bocca, sentendo il naso completamente ostruito dal sangue.
Un sapore metallico mi invase anche la folla, facendomi tossire.
Acquistata la vista, spostai lo sguardo attorno a me, sempre restando disteso.
Nel mio campo visivo fece capolino il viso di Ashton, con i riccioli scuri che pendevano sopra di me e un'espressione corrucciata in volto.
<<Ah sei già sveglio>> pronunciò atono, uscendo dal mio campo visivo.
Mi misi seduto, guardando attonito il mio migliore amico <<Sei stato tu?>> chiesi indicando il mio naso, lui si limitò a scrollare le spalle, sedendosi sul divano davanti a me.
Abbassai lo sguardo, sapendo perfettamente di meritarmi quel pugno, se non di più.
<<Luke>> richiamò la mia attenzione, costringendomi a guardarlo di nuovo <<scusa amico ma te lo meritavi, non è rotto comunque>> disse alludendo al mio naso.
Annuii mestamente, per poi alzarmi da terra e sedermi affianco ad Ashton.
<<E sai anche perché te lo meriti>> continuò lui, guardandomi annuire << e sai anche cosa devi fare quindi>> concluse senza distogliere lo sguardo.
Stavolta non annuii, ma lo guardai aggrottando le sopracciglia <<non ti seguo>> dissi.
Lui si alzò con una spinta decisa dal divano, si voltò verso di me con le mani sui fianchi e mi guardò con fare minaccioso.
<<Luke ci conosciamo da sempre, ma non sei mai stato così tanto un coglione come ora, neanche a sedici anni eri così testa di cazzo>> asserì continuando a guardarmi.
Per quanto tragica fosse la situazione, mi scappò un sorriso guardando il ragazzo davanti a me, sapendo benissimo che avesse ragione.
<<Non ridere, non sono venuto qui per darti un pugno sul naso e poi far tornare le cose esattamente com'erano prima che mi aprissi quella dannata porta>> quasi gridò, cancellando ogni traccia di ilarità dal mio volto.
<<Ora tu alzi quel culo e vieni con me, e metti a posto il casino che hai fatto>> stavo per ribattere ma mi interruppe subito <<non ci sono scuse, alzi quel culo e vieni con me, oppure stavolta non mi interessa, te lo rompo sul serio il naso>> disse, non lasciandomi modo di rispondere.

<<Quella è la porta la conosci bene, ti aspetto qui>> disse parcheggiando esattamente davanti al l'appartamento di Vicky <<Ash sei in buon amico, davvero, ma non ha neanche senso uscire dall'auto, mi odia>> abbassai lo sguardo, vergognandomi di me stesso.
<<Non ti odia. Sei un coglione e lo sa, come lo sai anche tu. Ma mi sono stancato di vederla soffrire, e anche tu sei ridotto una merda. Non avete avuto proprio una storia facile, ma questa volta mettete a posto le cose del tutto, a costo di trascinarti dentro quell'appartamento>> guardo il mio migliore amico, con la consapevolezza dell'esattezza di ognuna delle sue parole.

Esco dall'auto e in poco più di dieci passi sono davanti alla porta marrone.
Suono il campanello. Non arriva nessun rumore da dentro, poi sento dei passi farsi sempre più vicini alla porta, che si apre poco dopo.
È lei. Ha i capelli sciolti, gli occhiali e indossa una tuta nera. È bellissima.
I suoi occhi si spalancano e la vedo trattenere il respiro, mentre le occhiaie nascoste dietro gli occhiali si fanno più scure.
<<Cosa ci fai qui>> sussurra dopo essere rimasta a fissarmi inerte per quella che mi è sembrata un'eternità.
Indugio, non sapendo quali siano le parole migliori per iniziare.
Osservo il suo viso: le labbra sempre screpolate al centro, le guance pallide e tonde, gli occhi che mi guardano fisso. Ha la mano che non regge la maniglia stretta a pugno lungo il fianco e sembra trattenere ancora il respiro.
La guardo e non riesco a smettere di pensare a quanto sia perfetta, la guardo e penso alle ultime parole che le ho detto.
Scoppio in lacrime. Lì davanti a lei.
La vedo sobbalzare sul posto, non sapendo bene come reagire, per poi avvicinarsi a me tremante e appoggiarmi una mano sul viso, costringendomi a guardarla di muovo in faccia.
<<Sai, penso di essere davvero stupida>> mi dice, mantenendo lo sguardo fisso nel mio.
<<C..Come?>> la guardo non sicuro di aver capito davvero cosa ha detto.
Lei annuisce convinta <<sì non c'è dubbio, sono proprio stupida>> poi porta anche l'altra mano sul mio viso <<sono stupida perché sono ancora innamorata di te>> conclude con un sussurro e sento il mio cuore fare una capriola nel petto.
<<Allora sono davvero stupido anche io>> mormoro, raggiungendo le sue mani con le mie.
Ora è lei che scoppia in lacrime, aggrappandosi a me e circondandomi il collo con e braccia <<ti prego non farmi pentire di amarti>> sussurra e scuoto la testa <<mai più>> dico, affondando il viso nell'incavo de suo collo, sentendo tra i suoi capelli il profumo di casa.

Youngblood || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora