~ 20 ~

547 48 0
                                    

"Successe due anni fa, un pomeriggio di agosto. Hai presente il mio amico dell'hotel di cui ti ho parlato?"

Annuisco.

"Ecco, lui. Mi veniva a trovare ogni estate e restava fino all'inizio della scuola.
Era sempre stato il ragazzo più solare che avessi conosciuto, avevamo fatto amicizia perché i nostri genitori si conoscevano.

Lui per me era molto più di un amico. Stavamo sempre insieme e ci raccontavamo sempre tutto quello che ci succedeva.
Passavo ogni giorno a scuola pensando a lui ed aspettavo l'estate solo per vederlo.

Non capivo cosa gli fosse successo i mesi prima, forse perché avevo solo tredici anni, ma quell'anno lui non era lo stesso.
Non rideva, non scherzava e parlava solo raramente con me, quelle poche volte che usciva dalla camera d'albergo.
Così, la sera prima che se ne andasse, pensai fosse giusto andarlo a salutare un'ultima volta, dato che lui non l'aveva fatto. Bussai incessantemente alla sua stanza, ma non aprì. Decisi di andare dai suoi genitori e loro mi dissero che pensava fosse con me e che non avevano idea di dove si trovasse.
Lo cercai ovunque, ma non c'era.
Così, guardai in un ultimo posto.
Andai nel retro del Waikiki, sugli scogli dove ci eravamo conosciuti la prima volta, e finalmente lo vidi.
In piedi sul masso più lontano di tutti, dinanzi all'oceano.
Lo chiamai, ma non rispose. Se ne stava lì, immobile"

Fa una leggera pausa e tira su col naso.
Abbasso il capo, capendo ormai il resto della storia.

"Gli corsi incontro e lui aprì le braccia." Il suo tono ormai era rotto dal pianto "Ero così certa che mi volesse abbracciare, che mi volesse chiedere scusa per non avermi parlato tutta l'estate... ma evidentemente non era così.
Ero quasi di fronte a lui, quando si lasciò andare all'indietro.

Cercò di togliersi la vita davanti ai miei occhi.

Mio padre faceva il bagnino su quella spiaggia, e io cercai di chiamarlo a pieni polmoni.
Forse, tornando indietro, sarebbe stato meglio non fare la mossa successiva.
Mi gettai anch'io nell'oceano; ma le onde erano troppo forti.
Colpì la testa sulla roccia e persi i sensi per qualche secondo. Quando tornai in me vidi mio padre appoggiarmi su un scoglio poco più sopra al mare. Mi chiese se stessi bene, ma l'unica cosa che risposi era di andare a cercare Jackson. Persi i sensi di nuovo, quella volta per molto più tempo.

Mi risvegliai in una camera di un ospedale, con il bip assordante della macchina a cui ero legata e le voce dei parenti poco lontane dal mio letto.

Fu lì che mi arrivò la notizia"

Cerca di asciugarsi le lacrime il più velocemente possibile "Non ce l'avevano fatta.
Mio padre morì quella notte, dopo essere ricoverato in ospedale. Jack era entrato in coma, ora è in stato vegetativo da più di due anni"

Finalmente mi giro verso di lei e la abbraccio.
La sento singhiozzare sulla mia spalla e le sfrego la mano sulla schiena per calmarla.

"Ogni giorno continuo a pensare che se non mi fossi buttata in acqua mio padre non avrebbe dovuto salvarmi, e tutti e due sarebbero vivi. Ed ogni volta che provo anche solo a nuotare per un secondo tutti i ricordi mi ritornano in testa" sussurra, singhiozzando "ed ora mi sento un'idiota perché ti sto sporcando la maglia con il mascara" entrambi ridacchiamo.

"Non fa niente" la rassicuro.

Restiamo così per un paio di minuti, fino a quando mi ricordo di una cosa "penso di sapere come tirarli su il morale" mi stacco e scendo dal letto mentre lei mi guarda.

Prendo dalla tasca del mio giubbotto il regalo di Natale che le ho fatto "sarebbe per dopodomani, ma credo sia meglio aprirlo subito"

Le consegno la busta e lei la osserva. Se la porta vicino all'orecchio e la scuote cercando di capire cosa ci fosse dentro.
Poi, finalmente, la apre.

I suoi occhi si illuminano quando vede quei biglietti.
Gli sfila dalla busta e sorride.

"Ti piace?"

Maileen's pov

Mi ha regalato due biglietti andata e ritorno per New York, proprio i giorni del concorso.

"ti piace?" chiede, guardandomi ansioso della risposta.

Gli salto addosso e lo abbraccio. Gli avevo detto che non riuscivo a guadagnare abbastanza soldi per i biglietti, e lui me li ha comprati.
"lo prendo come un sì" dice.

"Lo è" rispondo sorridendo.

𝚂𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚒𝚕 𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝚎̀ 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚌𝚘𝚛𝚝𝚘, 𝚖𝚊 𝚒𝚗 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚎 𝚞𝚕𝚝𝚒𝚖𝚎 𝚜𝚎𝚝𝚝𝚒𝚖𝚊𝚗𝚎 𝚒 𝚙𝚛𝚘𝚏𝚎𝚜𝚜𝚘𝚛𝚒 𝚖𝚒 𝚜𝚝𝚊𝚗𝚗𝚘 𝚒𝚗𝚘𝚗𝚍𝚊𝚗𝚍𝚘 𝚍𝚒 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚒𝚝𝚒.

lontani dal proprio passato || PAYTON MOORMEIERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora