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Payton's Pov - la sera successiva

Abbottono gli ultimi due bottoni della camicia e sistemo il colletto della giacca. Mi guardo allo specchio: il mio abito è formale, i capelli tirati indietro lasciavano in vista la fronte.
Sospiro. Odio questi vestiti ma, come tutte le altre cose, non sono io che li scelgo.

La cena è in un ristorante di classe, saremo solo io e Nessa e gli altri due giudici, anche se non ci ho parlato non più di due volte in tutta la giornata.

"Togliti quel broncio" mi dice Nessa quando stiamo uscendo dalla stanza.

Ripiego su se stesse le maniche della giacca senza neanche degnarla di uno sguardo. Le ho concesso commenti di questo tipo solo prima di qualche intervista o in momenti in cui sapevamo di poter essere ripresi. Dietro le videocamere non aveva nessun potere su di me.

La supero e continuo a camminare fino alla macchina che ci deve portare al ristorante, mi siedo nel posto dietro, il più a lato possibile per evitarla, ma mi viene comunque vicino.

Mentre appoggia la testa sulla mia spalla penso a Maileen. Magari, se non ci fosse stata Nessa, ora lei sarebbe qui. 

Sento il telefono vibrarmi in tasca ed il suono di una notifica, aspetto a controllare sapendo che avrei subito avuto gli occhi della ragazza addosso e non volevo spiasse le mie chat, non avevo idea di cosa potesse trattarsi.

Apro il finestrino e l'aria inizia ad entrare; lei si scansa per non rovinarsi l'acconciatura dei capelli.

"Puoi chiudere?" mi chiede.

"Un attimo, mi manca l'aria"

Prendo in mano il telefono e guardo cosa mi è arrivato.

'Ti ho detto di stare con lei. Sono lì, la vogliono prendere.' sento una scarica colpirmi il cuore, il respiro bloccarsi.
Ho ignorato i suoi messaggi sicuro che fossero solo menzogne per fregarci ma tutta questa faccenda si sta facendo più seria di quanto pensassi. Ovunque sia, è impossibile che stia guardando me. Quella ad essere spiata è Maileen, sa che non sono lì con lei.

"Mi sento male, accosti per favore" Mentre l'autista si ferma al lato della strada, guardo Nessa "Non riesco a cenare per oggi, farò una storia dicendo che sono malato così che nessuno pensi niente. Avvisa il nostro manager, io torno in hotel" Lei mi guarda e prima che esco dalla macchina appoggia la sua mano sulla mia, facendomi girare.

"Sicuro?" annuisco. Non ho tempo di stare dietro a tutti i suoi giochetti per flirtare.
"Ciao allora."

Vado e sbatto la portiera senza ricambiare. Inizio a correre, cerco di pensare dove sia il suo hotel, e ancora mi ricordo il nome. D'altronde il biglietto l'ho comprato io.

La camicia mi stringe le braccia e mi scalda fin troppo, avrei voluto solamente toglierla ma non riuscivo a fare atro che correre.
Finalmente, dopo più di tre curve e due incroci, riesco ad arrivare davanti all'edificio ed entrare di corsa.

La hall è vuota, così è anche il bar che la affianca. Solo dalla sala da pranzo arrivano delle voci, e sapevo già che trovare la sua tra tutte quelle non sarebbe stato neanche lontanamente facile.
Giro tra i tavoli, rischio anche di far cadere un cameriere, fino a quando in fondo alla stanza vedo il tavolo di Riley e Josh, ma con un posto vuoto.
"Maileen?" chiedo mentre mi avvicino di corsa e mi appoggio sul tavolo cin il fiato pesante.

"Ciao anche te" Risponde Riley, rivolgendomi un'occhiataccia. Non le piaccio, non è difficile capire il motivo.

"Dov'è lei?"

"Ti interessa tanto?"

"Sì cazzo sì, ho bisogno di vederla subito" Non ho tempo per i loro sguardi ne per le loro domande, appena Riley mi dice il numero della stanza, la 302, inizio a correre verso le scale.

E di nuovo, le gambe mi fanno male, il fiato inizia a mancarmi, ma finalmente arrivo nella camera.
Provo con la chiave che Riley mi aveva dato, più e più volte, le mani tremano. Non so cosa si trova dietro quella porta, e comunque non potrò mai saperlo, perché non si apre.
Provo la stanza a fianco: si apre. Il numero che mi ha dato Riley era sbagliato, era la 303.

"Maileen?" La chiamo, e senza indugio spalanco la porta, trovandola in piedi alla fine della stanza, davanti alla finestra che permetteva la vista sulla città.
Non si muove ne si gira, rimane lì a fissare verso il basso, noto che le sue mani tremano.

"Tutto bene?" Le vado incontro e una volta davanti a lei faccio in modo che mi guardi.

Fa segno di sì con la testa ma la ignoro, si vede che sta mentendo.
"Che cosa succede?"

I suoi occhi si spostano da me alla finestra. Un gruppo di uomini, all'ingresso dell'hotel, grezzi, dalla corporatura robusta sono riuniti e si parlano.
A malapena vedo i loro volti, ma non posso che pensare siano loro le persone a cui si riferiva il messaggio.
"Sono loro..." 
Sono qui, la vogliono davvero prendere, e lei lo sa, lo sappiamo entrambi.

"Li ho già visti questa mattina. Loro mi avevano detto che sarebbero tornati ma io non- non potevo credere che l'avrebbero fatto davvero. Non lo sapevo" Le sue mani si aggrappano attorno al mio busto, la testa si nasconde nella mia camicia. "Ho paura Payton" Sento la sua voce tremante farmi eco nel petto, e la stringo anch'io.
Dalla finestra vedo che gli uomini si sono decisi ad entrare.
"Andrà tutto bene, tranquilla," Iniziai a indietreggiare chiudendo la tenda, la porto insieme a me fino al bagno e mi chiudo lì dentro "tranquilla," ripeto. Forse se lo dico abbastanza volte inizierò a stare tranquillo anch'io.

Le luci sono spente, non vedo nient'altro che un fascio luminoso passare da sotto la porta. La stringo ancora più forte a me, più che posso, nonostante so che non avrebbe fatto niente contro degli uomini tre volte più grandi di me. 

I loro passi sono come una mandria. Li sento salire per le scale ed essere sempre più vicini. 

"Sicuro che sia questa la stanza?" chiede uno. 

"Sì, ho sentito la ragazza dirlo al suo amichetto

Bussano alla porta, più che semplici tocchi sembrano pugni, poco più forte e avrebbero fatto cadere la porta. 
Eppure, per quanto rumorosi siano quei colpi, si capisce che stanno bussando alla camera a fianco. Ora che ripenso, Riley mi aveva detto il numero sbagliato. 

"Se non ci apre sfondiamo la porta" afferma uno di loro dopo che i colpi sono cessati. 

"Si può sapere perché ci stiamo sprecando tanto per quella ragazzina?" Chiede un altro. 

"Perchè ce la deve. Abbiamo pagato per quelle foto, ora che non le abbiamo ce le prendiamo da soli, no?

"E cosa facciamo con quel ragazzo?

"Non so, vediamo sul momento. Faremo quello che ci vuole per metterlo a tacere

mi si bloccano i muscoli, l'unico movimento che riesco a fare è stringerla più forte a me quando sento che inizia a piangere. Nasconde i singhiozzi strozzandoli sul mio petto, ma ogni minimo rumore potrebbe fregarci. 
Con una mano le avvicino la testa a me e le do un bacio. Le mie mani tremano, così fa anche tutto il resto del mio corpo. "Va tutto bene" le sussurro. 

Ci vogliono almeno dieci minuti prima di sentire i loro passi allontanarsi. Nessuno di noi due ha la forza di muoversi anche quando siamo sicuri non siano più qui. 

"Payton" sussurra, ancora tra le mie braccia "grazie." 


lontani dal proprio passato || PAYTON MOORMEIERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora