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Maileen's pov

Le ruote sgommano sulla strada.
Il mio corpo viene sballato da una parte all'altra a causa dei dossi che la macchina continua a prendere a tutta velocità.

Tremo.
Per il freddo della febbre.
Per Payton.
Perché niente in questo cazzo di mondo sembra essermi favorevole.

Mi da il tempo di rialzarmi dopo una caduta e poi mi butta a terra di nuovo.

È tutto solo un loop infinito.

Guardo fuori dalla finestra.
Le strade della California si sono fatte improvvisamente più interessanti del solito.
Il colore delle maglie dei passanti, le varie razze di cani, guardarle è l'unica cosa che mi distrae in questo momento.
Se non fosse per loro, verrei mangiata dai sensi di colpa.
Ieri sera mi ha chiamata ed io come un'idiota ho riattaccato; se avessi risposto forse sarei riuscita a chiamare aiuto, e lui non sarebbe in questa situazione.

Josh mi stringe a se, ma il suo contatto è praticamente inutile adesso.
Non è lui la persona di cui ho bisogno.

La persona di cui ho bisogno è sdraiata su un lettino in fil di vita.
La persona di cui ho bisogno potrebbe morire prima ancora che io la veda per un'ultima volta.
La persona di cui ho bisogno è quella che, una volta aver parcheggiato in ospedale, mi spinge ad usare le ultime forze che ho per scendere di corsa dalla macchina e sfrecciare fino al bancone della segretaria.

"Payton Moormeier, 17 anni" con il fiato corto e le gambe ed il cuore a mille, queste sono le uniche parole che riesco a dire.
E bastano, dato che poco dopo sto correndo verso la stanza A132, quella indicata dalla signora.

Ma proprio quando sono ormai davanti alla porta, qualcuno mi afferra il polso e mi blocca.
"Calmati" mi sussurra Josh, tirandomi verso di se e facendomi appoggiare la testa sul suo petto.
Mi stringe tra le sue braccia mentre respira affannosamente "non puoi continuare a correre così. Siamo in un ospedale, farai male a qualcuno"

"Voglio vederlo Josh"

"Lo so, lo so" dice "ma devi calmarti. Abbiamo chiesto un po' di informazioni: Payton sta dormendo adesso. Non è sotto effetto di sedativi, è semplicemente stanco e potrebbe svegliarsi da un momento all'altro. Non vuole parlare con i dottori di quello che è successo e non risponde a nessuna domanda gli venga posta.
L'unica cosa che ha detto è che vuole parlare con te, nient'altro"

A quelle parole inizio davvero a calmarmi.
Mi fanno pensare che almeno un minimo del bene che mi voleva sia rimasto nonostante non ostante quello che gli ho causato.

Faccio un respiro profondo e mi allontano dal petto di Josh.
I suoi occhi azzurri si incastrano improvvisamente nei miei, ed io non riesco a smettere di guardare le sfumature blu che contornano la pupilla.

Involontariamente il mio volto si avvicina al suo, i nostri respiri si mischiano.
Guardo le sue labbra semiaperte e poi torno sui suoi occhi che continuano a fissarmi intensamente.

Non è quello che vuoi.
No, non lo è. Ed una misera parte di me riesce a riconoscere che questa è tutta una menzogna.
Forse. O forse no.

Per capirlo, probabilmente dovrei provarci. Ma il giorno per farlo non è oggi. Non quando Payton è in queste condizioni.

Payton, cazzo.

Mi volto di scatto verso la sua porta. Dal vetro della stanza si poteva vedere tutto.
E lui, lui aveva visto.

L'espressione che assunse il suo volto ne era la prova.

lontani dal proprio passato || PAYTON MOORMEIERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora