Braccata

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Entrai in macchina. Tra qualche giorno credo che sarei tornata a 'lavoro', ma ora devo tornare da papà.

Posai il mio zainetto sul sedile del passeggero come prima e subito dopo  partii di nuovo, anche se sta volta per mia fortuna non c'era traffico.

Tornai in ospedale e verso stanza di papà, ero nella reception dell'ospedale ogni passo che facevo, sentivo più ansia come se fosse successo qualcosa.

Entrai nell'ascensore e ogni centimetro che mi avvicinavo sentivo quest'ansia crescere dentro.

Finché avvicinandomi alla stanza di papà scoprii, purtroppo, di aver ragione. Mamma stava fuori a fissare la porta con le lacrime agli occhi.

"Mamma, mamma che è successo?" dissi ma lei non mi rispondeva continuava singhiozzare scuotendo la testa.

L'abbracciai ma non ebbe neanche la forza di stringermi, era rimasta nella stessa posizione continuando a piangere.

Sentivo da dentro dei rumori
"LIBERA!" sentii urlare dalla stanza e a quel punto avevo capito.

Restammo per pochi minuti fuori, anche se sembravano non passare più. Continuavo a fissare alla porta immagiandomi tutti gli scenari possibili.

Mi immaginavo il medico che usciva e che diceva che non ce l'aveva fatta o che avrebbe dovuto sottoporsi ad un intervento, un altro, insomma ogni scenario era così.

Purtroppo nessuno di loro mi faceva vedere qualcosa di positivo, anche se per fortuna non raffigurava la realtà, il medico uscì dalla stanza scrivendo qualcosa su un foglio che aveva in mano.

"È andato tutto bene! Si è ripreso ora è stabile, ma per sicurezza faremo qualche altro controllo" disse
"Grazie...grazie.." continuava mia madre a ringraziare il medico anche se diceva che non aveva importanza e che quello fosse il suo lavoro.

"Mamma, sta tranquilla" dissi abbracciandola così da lasciare via libera al medico, che doveva comunque fare altri controlli.

Mia madre sta volta ricambiò la stretta pur continuando a piangere, restammo per ore fuori ad aspettare finché il medico non uscì dicendo che potevamo entrare.

Entrammo nella stanza sentii una strana sensazione, c'era un aria più pesante e sentivo ancora più ansia.

Ogni volta che entravo in questa stanza e vedevo papà stesso sul letto sentivo qualcosa che non andava, sentivo ansia, timore, paura di perderlo.

"Stavo seduta finché.... il suono delle macchine non si è fermato..ma non ho avuto neanche la forza di alzarmi e chiedere aiuto se non fosse passato un infermiere sarebbe morto per colpa mia!" disse scoppiando a piangere più di prima.

"Non è colpa tua..."
"Si che sarebbe stata colpa mia, non ho neanche avuto la forza di alzarmi!" disse urlando.

"Se fosse successo sarebbe stata anche colpa mia. Ma ora non ci pensare perché è andato tutto bene...significa che non era la sua ora" dissi abbassando lo sguardo e mettendo una mano sul letto.

Iniziai anch'io a piangere al pensiero che effettivamente avrei potuto perderlo,
"Perchè sarebbe stata colpa tua?" disse mamma singhiozzando
"Perchè non ero qui" dissi
"Come poteva essere colpa tua...se c'era traffico?" disse.

Non risposi. Da un lato prendere quella strada per arrivare prima di L, al quartier generale, ha allungato il tragitto. Quindi forse, se avessi fatto un'altra strada, sarebbe andato tutto diversamente.

Ma ormai non posso saperlo. In ogni caso è andato tutto bene, quindi forse dovrei essere felice che sia andata così.

I giorni passarono e ancora non trovavo la forza di dire a mia madre che dovrei tornare a lavoro, fortunatamente però le condizioni di papà secondo i medici sono migliorate.

L (Lxreader) [Completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora