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[non so se vi è arrivata la notifica o meno, ma c'è un capitolo prima]

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Jimin si fece trovare sotto casa come Taehyung gli aveva detto, ma quest'ultimo ci stava mettendo più tempo del dovuto ad arrivare.

Jimin passò più di dieci minuti a guardarsi intorno, a controllare se dal fondo della via arrivasse la sua piccola macchina bianca.

Sbuffò alcune volte, guardando il cellulare per vedere se ci fosse qualche avviso da parte sua o da quella di Hoseok.

Nel frattempo che l'ansia aumentava perchè di Taehyung non c'era nemmeno l'ombra, Jimin, aprì la fotocamera interna del suo cellulare e controllò il suo viso, il suo trucco, se la maschera di apparenza normalità c'era ancora.

Più la malattia lo faceva stare peggio, più la sua ossessione nel voler apparire perfetto e sano, aumentava.

Non voleva preoccupare nessuno. Credeva che da solo ce l'avrebbe fatta perfettamente.

Jimin, dopo essersi assicurato di sembrare normale, si affacciò un'altra volta nella direzione della strada e con molta sorpresa ed incredulità vide una macchina molto conosciuta arrivare.

Non quella di Taehyung, però.

Quando la macchina si fermò davanti a lui, Jimin era mezzo paralizzato e con il polso aumentato a dismisura.

Questo non se lo sarebbe mai aspettato.

Deglutì lentamente, facendo scendere gli occhi su quelli di Jeongguk, nascosti dal vetro del finestrino e dal buio della notte. Ma nonostante questo, sia Jimin che il minore, sapevano di starsi guardando.

Non con odio, non con amore, nessun tipo di emozione esagerata. Nemmeno imbarazzo.

《Ti muovi?》Parlò finalmente Jeongguk, con un po' di nervosismo, abbassando il finestrino.

Jimin si sciolse dal suo posto di ghiaccio immediatamente dopo aver udito la sua voce e guardato un'ultima volta i suoi occhi severi.

Aprì la portiera e con abbastanza fretta si sedè  mettendosi la cintura.

Non si accorse di star trattenendo il respiro, fin quando, pochi secondi dopo che Jeongguk iniziasse ad andare, quest'ultimo, con voce sussurrata ma sempre rigida, gli chiese se avesse freddo.

Era una notte fredda, in realtà, ma Jimin gli rispose a bassa voce e con un po' di tristezza che stava bene così. 《No, sto bene.》

Jeongguk, dopo questo, non disse altro, guardò la strada davanti a sè con un cruccio in volto e si impegnò a stare attento al manubrio, anche se la sua attenzione era totalmente rivolta alla presenza al suo fianco.

Il cuore di Jimin non aveva smesso di battere forte nemmeno un secondo e con la coda dell'occhio si arrangiava, come poteva, a studiare il corvino.

La tensione era troppa e quasi asfissiante, tanto che, dopo alcuni minuti di viaggio, Jimin non riuscì a non sgranchirsi la gola e, molto delicatamente, inziare a parlare. 《Non mi aspettavo di vedere te.》

Jeongguk non disse nulla, sempre con la fronte corrugata e fintamente concentrato sulle segnaletiche della strada.

L'altro si morse il labbro, credendo  che non lo avesse sentito o, peggio, che l'avesse sentito ma non gli avesse voluto rispondere.

《Grazie.》Ci riprovò un'altra volta, questa volta parlando più forte.

Jeongguk serrò la mascella e tirò un grande sospiro. 《Prego.》

《Mi dispiace averti dovuto disturbare—》 Disse. 《Forse è ora che inizi a studiare per la patente.》Ridacchiò, cercando di smorzare l'aria tesa.

Ma Jeongguk rimase serio, impostato come lo era stato da quando erano partiti. 《Già.》Rispose disinteressato.

Jimin, a quel punto, spostò lo sguardo dal profilo di Jeongguk, alla sue cosce e poi verso la finestra alla sua destra, mordicchiandosi le labbra dal nervoso e trattenendo le lacrime.

Gli mancava tanto.

Fece crollare la testa sul vetro e chiuse gli occhi per fermare le lacrime dallo scendere, anche se si erano già mosse prima.

Tirò su col naso leggermente, una volta sola per non attirare l'attenzione del ragazzo alla guida.

La sua mano sinistra strinse forte il braccio destro per aiutarsi a controllare, per non scoppiare a piangere lì dentro, in quella macchina silenziosa e piena di tante parole fantasma che aspettavano solo di uscire dalle loro bocche.

Voleva tanto rivedere il suo hyung, ma, in quel momento, non desiderava solo che essere nelle braccia del suo letto a disperarsi e a sfogarsi.

《Siamo arrivati.》Disse, dopo poco, Jeongguk, entrando nel parcheggio del ristorante.

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— già

— già

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