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|thursday|

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|thursday afternoon|

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Jimin uscì di casa abbastanza tranquillo, vestito in maniera comoda e con un cappellino a coprirgli i capelli.

Quella giornata di metà marzo era piuttosto fredda.

Chiuse la porta dell'appartamento con un sospiro affaticato, andare in ospedale non era mai facile. Anche se nell'ultima settimana si era sentito meglio.

Quel giorno, infatti, si sentiva avere più forze del solito, nonostante gli usuali  persistenti brividi di freddo o le vampate di calore improvviso ci fossero sempre e il colorito giallastro e il suo corpicino, ritornato ad essere quello di un ragazzino, anche.

Si sistemò bene la sciarpa intorno al collo e prese l'ascensore. Ormai non prendeva le scale da mesi, nè per scendere nè tantomeno per salire.

Nonostante facesse freddo, la giornata era bella: il sole dipinto nel cielo completamente limpido era di uno splendore particolare. Jimin sorrise.

Anche se il sole gli era sempre piaciuto in maniera piuttosto insistente, fin da quando era un bambinetto, in questa sua condizione, quella stella luminosissima, lo sapeva appagare ancor di più.

Era come se la malattia non gli avesse portato solamente paura, ma anche più accortezza e riflessione.

Si accorgeva di più delle cose e le riusciva ad apprezzare in maniera più intera rispetto agli altri.

Quando si è sani, molto spesso, si tende a dare per scontato un sacco di cose. Ma è solo una conseguenza. Perchè preoccuparsi delle cose in un certo dato momento se, apparentemente, si ha tutto il tempo per farlo anche dopo?

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