Il giorno seguente non iniziò nel migliore dei modi. E peggiorò col passare delle ore.
Dapprima sua madre -Lillian, non sua madre- l'aveva aggredita verbalmente pensando che i leggeri segni violacei che aveva intorno al collo fossero dei succhiotti, e l'aveva chiamata con dei nomi che è meglio non ripetere.
Disgraziata, danno, vergogna... erano queste le parole che rimbalzavano nella testa di Lena mentre se me stava seduta sull'autobus che l'avrebbe portata a scuola, ovviamente senza nessuno accanto.
Aveva tanta voglia di piangere, ma non credeva di averne l'energia.
Il cuore le si faceva pesante tutte le volte che ricordava la sensazione delle dita ossute di Pete Davis sul suo collo.
Ma d'altronde il suo cuore era sempre pesante.
Forza Lena, oggi è giovedì, oggi al pomeriggio le lezioni sono sospese per il match di pallacanestro della squadra e tu non sei costretta ad assistere, avrai qualche ora di libertà per leggere in santa pace, finalmente.
Con tutte le probabilità, si sarebbe rintanata nell'aula più isolata che avrebbe trovato, a leggere rinchiusa in un angolo.
Quando leggeva aveva la possibilità di immaginare che questa schifosa realtà non esistesse.
Poteva immaginare di essere amata da qualcuno, che la trattasse come si deve e la facesse sentire protetta ed apprezzata.
Nulla di più lontano dalla realtà, purtroppo.
Ho detto che la giornata sarebbe peggiorata? Ebbene mantengo sempre le mie promesse.
Uno scossone più violento degli altri la fece tornare in sé e le annunciò che era arrivata a scuola.
Le ci volle un po' per convincersi a staccarsi dal sedile.
Sapeva che le prossime ore sarebbero state un inferno: gli insulti sussurrati, le rapide manate mentre passava, le palline di carta nei suoi capelli aumentavano esponenzialmente rispetto al normale il giorno dopo un casino come quello di ieri.
Ma fortunatamente, si ripeteva Lena, oggi avrebbe dovuto sopportare solo al mattino.
Poi sarebbe stata libera.
Cos'ho oggi? Ah sì, chimica, matematica, letteratura inglese, storia e poi fisica. Ah, e la Himmel manca, quindi la terza ora è libera! Va bene dai, ce la posso fare, non è così male. E poi a pranzo posso anche evitare di sedermi in mensa, tanto poi le lezioni pomeridiane non ci sono. Potrei prendermi un panino e andare a leggere nell'aula di musica che è sempre vuotAAAAAAH
Ed ecco il primo colpo dei mascalzoni amici di Pete Davis: uno yogurt in testa.
Diavolo avrebbe dovuto stare più attenta e filare via in classe invece che perdersi nei suoi pensieri, eddai.
E ora, mentre quelli se ne andavano sghignazzando senza farsi vedere, si trovava costretta a passare dal bagno per ripulirsi.
Che schifo! Senti come sono appiccicosa ora! Lillian mi ucciderà quando vedrà la maglietta da smacchiare, no ti prego, ma cosa ho fatto per meritarmi questo?!?
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto dal rumore di uno sciacquone in funzione.
Dietro di lei si aprì una porta e dal cubicolo uscì una delle ragazze più belle che Lena avesse mai visto.
Aveva i lunghi capelli biondi raccolti in una coda, gli occhi azzurri brillantissimi, incorniciati da un paio di occhiali dal taglio semplice, quadrati.
Il viso gentile si fissò immediatamente su Lena, come lei stessa poté appurare sbirciando nello specchio davanti a sè.
Alla mora mancò il fiato, solo che stavolta nessuno la stava strangolando (se non quegli occhi chiari come l'acqua di un lago di montagna).
Cercò di far finta di niente, convinta che la bionda sarebbe scoppiata a ridere da un momento all'altro e avrebbe iniziato a deriderla.
Ma non accadde nulla di tutto ciò.
La sconosciuta le si affiancò, chinandosi sul lavandino per lavarsi le mani e asciugarsele.
Dopo, con estrema cautela, allungò una mano, tastò la spalla di Lena per segnalare la sua intenzione di parlarne e le disse le seguenti parole.
"Ti serve una mano?"
A Lena mancò il fiato una seconda volta.
Dio santo Lena, dì qualcosa. Non stare lì con quella faccia da cretina.
"Uhm..no, grazie ci penso io grazie."
Hai detto due volte grazie, razza di imbecille. Chissà che cosa penserà di te adesso. Non che prima potesse avere chissà quale grande opinione.
Eppure la ragazza non sembrò neanche lontanamente scandalizzata.
Si limitò ad annuire leggermente e ad uscire dal bagno, mentre Lena cercava in tutti i modi di guardare la propria faccia nello specchio, e non la figura della sconosciuta che si allontanava in direzione della porta.
L'acqua scorreva nel lavandino, mentre lei falliva nel suo intento e teneva gli occhi incollati alla schiena della bionda.
Uh-oh.
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'cause darling, you fit just perfectly here in my arms.
FanfictionCiao a tutti, ho pensato di creare una nuova storia sulle nostre amate Kara&Lena ma viste da un punto di vista un po' diverso... a scuola! Kara non ha i superpoteri ed è umana, ha 18 anni ed è super(eheh)popolare! Gioca nella squadra di basket della...