Will you be my friend?

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La gocce di pioggia tamburellavano sull'ombrello di plastica, riempiendo l'atmosfera di un rumore pesante e umido.

Lena aveva ancora la mano intrappolata in quella di Kara.

Il cuore a mille.

E il cervello in pappa, esattamente come tutte le altre volte che Kara l'aveva toccata.

Solo che stavolta era molto meglio.

Ha detto sì... ha detto...ha detto sì... ha detto sì... sì... l'ha detto... l'ha detto veramente... ha detto veramente sì... ha detto sì...

Ma cosa diavolo stava succedendo?

Kara la stava conducendo da qualche parte, ma non sapeva dove.

Le sue domande trovarono risposta quando arrivarono davanti ad un palazzo, entrarono nel portone e Kara si mise a frugare nello zaino in cerca delle chiavi.

Erano a casa sua.

Lena, imbambolata, si lasciò guidare nell'atrio, poi su per le scale, fin dentro ad un appartamento piccolo ma accogliente.

I muri erano arancioni e bianchi.

Kara le fece togliere le scarpe e la felpa, e le sfilò con dolcezza lo zaino dalle spalle.

Poi la condusse in camera sua.

Si sedettero sul letto.

Solo allora parlò.

"Mi dispiace. Per quello che ti hanno costretta a fare. Dev'essere stato umiliante per te. Ed è stato brutto anche per me, vederti lì così. Ma sappi che intendevo davvero quello che ho detto. Se il tuo invito era reale, a me farebbe piacere venire al ballo con te."

Lena non sapeva cosa ribattere.

Era sbigottita.

Ma prima ancora di potersi concentrare sull'argomento stesso, sentiva di dover dire qualcos'altro.

"Io... credo di doverti delle scuse. Per...  per quella volta, dopo il dottore. Non ero arrabbiata con te. Sei l'unica persona che si sia mai dimostrata gentile nei miei confronti. E per questo, oltre alle scuse, ti devo anche un ringraziamento. Puoi perdonarmi?"

"Posso. E in effetti l'ho già fatto, perché so cosa vuol dire essere arrabbiati col mondo e prendersela con l'unica persona che ti sta ad ascoltare. È successo tante volte con Alex..."

"Alex... è il tuo ragazzo?"

Kara la guardò spiazzata per qualche istante.

Poi rise.

"No no ahaha Alex è mia sorella. Alex, diminutivo di Alexandra. Ahaha. No, non ho un ragazzo da diverso tempo. Grazie a Dio, aggiungerei. L'ultimo che ho avuto risale a più di un anno fa... Pete."

Lena la guardò inorridita.

"Lo so... so cosa stai pensando. PETE?!?! Ma il fatto è che non era così quando lo conobbi. Era un bravo ragazzo. Un po' fuori di testa, ed è proprio questo forse che mi ha fatta avvicinare a lui. Poi iniziò a mostrare i primi segni di violenza e io lo mollai senza un secondo di esitazione. Da allora è diventato quello che è oggi. Uno schifo con le gambe, che deve far stare male gli altri per non sentirsi solo nel suo dolore. Provo quasi pietà per lui. Povero stupido."

Come prima, Lena non sapeva cosa ribattere.

Ma non ce ne fu bisogno, perché Kara parlò di nuovo.

"Però non hai risposto alla mia domanda. Allora, era una richiesta seria, la tua? O ti hanno costretta?"

Lena avrebbe tanto voluto sapere come qualcuno avrebbe potuto rispondere a quella domanda con Kara che la guardava dritta negli occhi.

Sospirò, e disse parte della verità.

"Beh... sì. Insomma, sei stata gentile con me, io ti ho trattata male e sentivo di dovermi scusare, e avrei voluto passare un po' di tempo con te e... nulla, mi era venuto in mente il ballo. Ma non ti avrei mai invitata, non ne avrei avuto il coraggio. Però è andata così. E se... se davvero venissi al ballo con me, mi sentirei.... wow. Non saprei neanche come dirlo. Sarebbe un onore avere un'amica come te..."

Kara le sorrise.

"Allora lo sarà."

Nelle ore successive Lena visse il pomeriggio più bello della sua vita.

Kara le offrì la merenda, le mostrò casa sua e soprattutto, le parlò.

Era una persona facile con cui fare conversazione.

Parlava e ascoltava.

Chiese a Lena di raccontarle un po' di lei.

E lei lo fece con piacere.

Era bello, per una volta, essere trattata bene.

Si raccontarono un po' delle loro vite, delle loro passioni ed esperienze, ma nessuna delle due parlò della situazione familiare.

Forse avevano percepito che era un argomento triste anche per l'altra, oltre che per se stessa, e non erano ancora pronte a parlarne.

Fatto sta che risero fino alle lacrime entrambe e, prima che se ne rendessero conto, era ora per Lena di andare a casa.

La mora si rimise scarpe, felpa e riprese lo zaino.

Prima di salutarla, Kara le chiese un'ultima cosa.

"Sabato pomeriggio, dopo scuola, hai da fare? Ti vorrei presentare i miei amici."

Lena non credeva alle proprie orecchie.

"N-no. Certo, mi farebbe piacere conoscerli."

"Perfetto, allora poi sabato ti recupero alla fine delle lezioni e andiamo a pranzo tutti insieme."

A Lena l'idea piacque.

Kara le offrì un grosso sorriso, prima di abbracciarla forte, con grande sorpresa di Lena.

Si congedarono.

Lena scese le scale con un sorriso ebete stampato in faccia.

Arrivò in strada, l'odore di asfalto bagnato la colpì, e lei pensò che in fondo non serviva tanto per essere felici.

Solo un sorriso gentile, ed un paio di occhi azzurri.

'cause darling, you fit just perfectly here in my arms.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora