I giorni prima del processo furono probabilmente i più stressanti della vita di Lena, ed è tutto dire.
Kara stava al suo fianco - aveva lasciato il lavoro - passavano le giornate insieme, non doveva più temere di incontrare suo padre o sua madre per la strada, aveva tanti amici accanto, ma tutto quello a cui riusciva a pensare era la faccia di Lex, ghignante.
Popolava i suoi sogni, o meglio, i suoi incubi.
Una notte sognò che Lionel la rincorreva con in mano una cintura, alla cui estremità era attaccato un coltello, che però un attimo prima di colpirla si tramutava nella mano di Lex, che sostituiva suo padre.
Allora il fratello la bloccava con le mani dietro la schiena e si preparava a colpirla...
"Lena, SVEGLIATI!"
Lena si alzò a sedere di soprassalto, ricoperta di sudore e tremante.
"Lena, mi senti?"
Avrebbe tanto voluto risponderle che la sentiva e stava bene, ma il fiatone la metteva in difficoltà.
Kara allungò le mani e le accarezzò i capelli, cercando di calmarla.
"Amore sono qui. Non c'è nessuno, siamo solo io e te. Sei al sicuro. Respira."
Lena si rifugiò tra i capelli di Kara, cercando di sfuggire al ricordo della sua famiglia.
Singhiozzò a lungo tra le braccia dell'amata, senza avere neanche la forza di ringraziarla prima di scivolare nuovamente in un sonno irrequieto.
Il primo di agosto, il giorno prima dell'udienza, ebbe un attacco di panico, forse uno dei più brutti che avesse mai avuto.
Era nella doccia e Kara era uscita solo per qualche minuto per procurarsi da mangiare.
Si sentiva schiacciare dall'acqua calda, le sembrava di avere il peso del mondo sulle spalle.
Cadde a terra, sentendo il vapore caldo entrarle nei polmoni e peggiorarle l'inspirazione già difficoltosa.
Ansimava, cercando in tutti i modi una via d'uscita, ma non ce n'erano, non c'era niente, nessuno, solo fumo, fumo e dolore, e bruciore nel petto, una fitta nel cuore, voci che la circondavano, luci e buio, buio e luci, e poi il silenzio le rimbombava attorno, creando un baccano infernale ed era tutto confuso, non respirava, c'era Lex e poi non c'era, poi sentiva la voce di Lionel, poi c'erano le mani di Lillian e le bruciavano le cicatrici sui polsi e poi non respirava più, sentiva una voce chiamarla ma non riusciva a risponderle, la sentiva, chiamava il suo nome ma lei stava lentamente scivolando via...
Finché una mano non le cacciò in bocca l'inalatore per asma, scaricandogliene una spruzzata in gola.
Sentì i polmoni aprirsi, e la vista le si dissipò.
Si ritrovò davanti i più begli occhi che avesse mai visto, devastati dalla paura.
Lena non si sentiva viva, ma come se una sconosciuta fosse entrata nel suo corpo e lei non ne avesse più il controllo.
Questa sconosciuta annuiva alle domande di Kara e le rispondeva.
La bionda chiuse l'acqua sopra di lei e l'aiutò ad alzarsi, avvolgendola dolcemente in un asciugamano.
La condusse in camera e la fece distendere sul letto, ponendole anche un fazzoletto bagnato in fronte.
Lentamente, molto lentamente, le sembrò di tornare nel proprio corpo.
Kara si distese accanto a lei, abbastanza vicina da farle sentire il suo calore, ma abbastanza lontana da non soffocarla.
Quando fu sufficientemente lucida da respirare bene e articolare un discorso, a Lena venne da piangere.
Non era giusto tutto questo.
Kara si preoccupò immediatamente.
"Lena? Hey guardami va tutto bene... vuoi dirmi perché piangi? Non è stato carino quell'attacco di panico, era più forte del solito. Lena io voglio aiutarti, per favore non ti chiudere in te stessa, non soffrire da sola... l'hai fatto per già troppo tempo. Non devi farlo più, io sono qui per te. Per favore tesoro, puoi guardarmi?"
Una mano della bionda si posò sulla guancia di Lena per farle dolcemente ruotare il viso verso di lei.
Kara annuì incoraggiante e sorrise.
Lena, annaspando tra le lacrime, provò a spiegarsi.
"Non è giusto... io... tu... potresti avere... potresti avere una vita normale... e invece sei con me... non faccio altro che procurarti guai... io... hai venduto casa tua e... e... e per colpa mia viviamo... viviamo in questo posto... così piccolo e... e ora... ora devo andare in tribunale... io non voglio crearti fastidio... ma sono solo un danno... ti sto... ti sto rovinando la vita... io... Kara... io... sei costretta a... a... a occuparti di me ogni due secondi... e sono... patetica... ho contuamente attacchi di panico... non posso controllarmi... sono patetica... faccio schifo... e ti rovino la vita... mi dispiace... sono terribile... mi... mi dispiace tanto... io... tu... potresti avere chiunque tu voglia... chiunque... e stai con me. E... io ho paura che un giorno... magari... tu non... non mi amerai più... è che sono così piena di difetti... sono così spaventata... faccio pena... ti prego non mi lasciare... mi dispiace... ti giuro che sto provando a guarire... sto provando a migliorarmi ma... ma è difficile... scusa... sono sbagliata..."
I singhiozzi di Lena erano aumentati d'intensità durante tutta la durata del suo discorso.
Kara cercava in tutti i modi di trovare i suoi occhi e, quando finalmente ci riuscì, colse l'occasione per parlare.
"Ascoltami bene. Te l'ho già detto in passato, te lo dico ora e te lo dirò fino a che non l'avrai accettato: tu. Sei. Perfetta. Ogni tuo aspetto è perfetto, ogni tua sfumatura, ok? Dici che potrei avere chiunque, ebbene ho già tutto ciò di cui hi bisogno qui, di fronte a me, così perfetta nella sua vulnerabilità. Mi chiedi scusa perché stai male e hai attacchi di panico, ma quando succede il mio unico pensiero è quello di farti stare meglio, non m'importa quanto scomodo sia. Lena significhi tutto per me. E ti amo, tutta. Indistintamente. Non credere che io ti ami solo quando siamo a letto, perché amare significa soprattutto dare, prima di ricevere. Non smetto mai di amarti. Mai. E ti amo soprattutto nei tuoi momenti vulnerabili."
E in quel frangente le prese d'impeto il viso tra le mani, avvicinando la fronta alla sua e cercando di infondere quanta più sincerità possibile nella sua voce.
"Ti prego credimi quando ti dico che mai ti amo di più di quando mi dimostri di essere fragile, di quando mi racconti delle brutte esperienze del tuo passato, quando mi mostri le tue ferite... io in quel momento penso "ma come diavolo è possibile che una creatura così meravigliosa abbia sofferto così tanto?" e soprattutto mi domando come sia possibile che tale creatura meravigliosa ami proprio me. Io non ti merito Lena, tu sei perfetta. Sei tutto ciò che tutti noi vorremmo essere: gentile, coraggiosa, sincera, intelligente, bellissima.... e forte. Sei così forte tu, Lena. Hai sopportato così tanto. E domani finalmente sarai libera da tutto, e dimostrerai una volta per tutte la tua forza suprema. Quello che voglio che tu sappia però, è che anche gli eroi cadono, e che con me potrai sempre, e ripeto sempre, permetterti di essere debole. Non ti giudicherò, ma ti amerò con ancora più intensità, per colmare quei buchi nel tuo cuore che qualcun'altro ha scavato, e per provarti, per tutto il resto della mia vita, che ti amo incondizionatamente. Sempre, e per sempre."
Lena la guardò come se fosse tutto ciò che avesse di più prezioso al mondo, e probabilmente era proprio così che la pensava.
"... è solo che... ogni tanto... mi sento come se... non fossi adatta da nessuna parte..."
"Lena Luthor, non dire mai più una cosa del genere. Avrai sempre un posto in cui tornare. Sempre... perché amore, tu sei perfetta, proprio qui tra le mie braccia."
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'cause darling, you fit just perfectly here in my arms.
FanficCiao a tutti, ho pensato di creare una nuova storia sulle nostre amate Kara&Lena ma viste da un punto di vista un po' diverso... a scuola! Kara non ha i superpoteri ed è umana, ha 18 anni ed è super(eheh)popolare! Gioca nella squadra di basket della...