Confused feelings, and a bit of concern

687 41 5
                                    

Era una sensazione strana.

Si trovava in imbarazzo, nervosa e super agitata per quanto stava succedendo, ma al tempo stesso avrebbe anche potuto saltare di gioia, e si sentiva stranamente sicura di sé.

Era questo che si provava abitualmente quando ci si ritrovava a mangiare un panino con una ragazza più grande, bellissima e super popolare?

Lena non lo sapeva, non le era mica mai capitato prima.

Ma era questo il bello: sentire, per la prima volta in vita sua, la sensazione di essere benvoluti.

Con Kara era facile parlare.

"E quanti anni hai Lena?"

"16"

"Oh. Wow, sembri più grande, avrei detto che avessi la mia età. Io ne ho 18."

Qualche attimo di silenzio.

Poi Lena non seppe più trattenersi.

"Perché lo stai facendo?"

Kara la guardò con uno sguardo interrogativo.

"Cosa sto facendo?"

"Facendo tutto questo...nei miei confronti. Insomma... io sono io. Perché sei così gentile con me?"

La bionda sorrise.

"Tu perché credi che lo faccia?"

Pausa.

"Non lo so, forse ti serve qualcosa da me."

Risatina da parte di Kara.

"L'unica cosa che mi serve da te è che tu ti muova a finire quel panino perché ho voglia di fare due tiri a canestro. Sei con me?"

Qualcosa le bruciò nel petto.

Qualcosa di forte.

Di troppo forte in effetti.

Si era lasciata andare ad un sospiro dimenticandosi delle condizioni delle sue costole, e ora queste ultime sembravano in fiamme.

Si sentì come se dei coltelli le penetrassero nei polmoni, impedendole di respirare.

Evidentemente la sofferenza le si era dipinta sul volto perché Kara si allarmò subito.

"Lena, stai bene?!?!"

La diretta interessata reclinò la schiena all'indietro, sdraiandosi sulla gradinata, cercando in tutti i modi di dare ai polmoni lo spazio di espandersi, ma entrava poca aria.

Emise un gemito strozzato.

Kara le si accostò.

"Lena che hai? Riesci a parlare?"

"Poco... ecco io... l'altro giorno sono caduta dalle scale e... credo di essermi fatta male alle costole. E... ogni tanto ho... delle fitte quando respiro."

"Ne hai parlato ai tuoi genitori?"

I miei genitori non esistono più. I miei "genitori" invece sanno a malapena quanti anni io abbia, anzi forse neanche questo. Come faccio a dirglielo?

"Non... non penso sarebbero d'aiuto."

Che razza di risposta è, Luthor?

Eppure, Kara sembrò capire.

Non indagò ulteriormente.

"Te la senti di venire con me da un dottore? Ne conosco uno, il papà della fidanzata di mia sorella, che ha lo studio qui vicino e ti riceverebbe subito, se glielo chiedessi io."

Lena era titubante.

Tutta questa storia non le piaceva.

Non era abituata a qualcuno che si preoccupasse o si prendesse cura di lei.

E se poi i Luthor l'avessero scoperto?

Ma Kara non sembrava della stessa idea.

"Forza. Ti aiuto io. Alzati piano piano."

Il dolore al torace passò quasi in secondo piano quando Lena sentì il braccio di Kara intorno alle spalle, e il suo respiro sul collo.

Sfidando qualunque legge della fisica e dell'anatomia umana, Lena si ritrovò in piedi.

Barcollava.

Ma Kara la teneva in piedi.

La più grande prese entrambi gli zaini, se li caricò su una spalla.

Poi, tenendo sempre una braccio intorno alle spalle di Lena, la condusse fuori e, lentamente, si incamminarono verso lo studio medico, a qualche strada di distanza.

Il cervello di Lena si era bloccato.

Ad averla così vicina, riusciva anche a sentire bene il suo odore e ancora una volta era combattuta tra il mantenere il respiro calmo e regolare per non sentire ulteriori fitte o mandare al diavolo le precauzioni ed inspirare quel profumo fino in fondo.

Era sul punto di scegliere la seconda opzione quando riemerse nella realtà, dove Kara la stava conducendo su per qualche gradino dentro ad un edificio, per arrivare davanti ad una porta verniciata di bianco.

Kara suonò il campanello.

Venne ad aprire una donna sulla trentina, con i capelli castani e un completo bianco.

"Ah ciao Kara... tutto bene? Lei chi è? Serve aiuto?"

"Sì, Karen, lei è Lena, le servirebbe una mano perché ha male alle costole. Il dottor Arias c'è?"

"Sisi, Paul è di là, nello studio, e al momento è libero. Andate pure, tanto ti conosce Kara, spiegagli la situazione."

"Grazie Karen."

Lena ancora una volta si lasciò condurre da quelle braccia forti.

Verso una porta chiusa.

Bussarono.

"Avanti" rispose una voce maschile dall'interno.

Kara aprì la porta ed entrò, seguita da Lena.

Quest'ultima non sapeva cosa l'aspettava.

Sapeva solo che avrebbe voluto che Kara non la lasciasse più andare.

'cause darling, you fit just perfectly here in my arms.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora