Missing something

681 39 3
                                    

Il giorno seguente Lena non si presentò a scuola.

O meglio "quella ragazza solitaria e bellissima che ho incontrato in bagno e che ho visto poi a mensa e alla partita di sfuggita" non si era fatta vedere quel giorno.

Kara ovviamente conosceva il suo cognome - chi non lo conosceva? - ma non il suo nome.

Avrebbe tanto voluto saperlo.

Avrebbe tanto voluto insistere, il giorno prima in bagno, per aiutarla a togliere quelle macchie dal viso e dai vestiti, e farla sentire meno sola.

Avrebbe voluto intervenire quando quel Pete Davis la stava strozzando in corridoio, e l'avrebbe fatto se solo il professor Barrett non avesse agito prima.

Ma in generale, avrebbe semplicemente voluto avvicinarsi a lei, tenderle la mano, presentarsi e farla sentire accolta da qualcuno.

Ed era esattamente quello che aveva intenzione di fare quel giorno, se non fosse stato per un piccolo problema logistico: la diretta interessata era introvabile.

Kara aveva guardato nei bagni, si era aggirata nei corridoi, aveva infilato la testa in tutte le aule davanti a cui passava in cerca di una cascata di capelli neri come l'inchiostro e di un paio di smeraldi.

Ma non l'aveva trovata.

Starà male... non darci troppo peso, prima o poi tornerà. Coraggio Kara, sei in ritardo per francese, sai che Klager ti ammazza se fai tardi proprio il giorno del test.

Eppure non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di quel volto, che sembrava voler in tutti i modi nascondersi, fondersi con la tappezzeria e non comparire mai più.

Riuscì a concentrarsi quel tanto che bastava per scrivere qualcosa di accettabile sulla poesia di Baudelaire - che ansia quell'uomo - e poi, non riuscendo più a trattenersi, si congedò dall'aula e si ritirò in palestra per fare qualche tiro a canestro.

Aveva appena messo a punto un paio di schiacciate niente male quando la porta si aprì, rivelando una ragazza alta con i capelli corti, fiammeggianti.

Sua sorella Alex.

Era la persona che amava di più al mondo, avrebbe fatto qualunque cosa per proteggerla e renderla felice.

Era l'ultima parte della loro famiglia che non fosse caduta in frantumi.

Alex si era presa cura di lei, e Kara aveva fatto lo stesso.

La rossa era l'unica persona in grado di scrutarla a fondo nell'anima e percepire i suoi pensieri.

"Avanti sputa il rospo!"

La maggiore si avvicinò.

Aveva proprio voglia di sapere cosa stava turbando sua sorella in quella bella giornata autunnale.

"Ciao Alex"

"Non fare 'ciao Alex' come se nulla fosse, voglio sapere cos'hai. Si nota, sei distratta, e so che sei uscita in anticipo dal test di francese. Di solito resti fino all'ultimo per scrivere anche il contorno del contorno, quindi te lo richiedo: che cos'hai?"

La rossa aveva un sorrisetto stampato sulle labbra.

"Non ti si può nascondere niente, vero? Woah questo valeva 3!"

Tutta fiera del suo tiro, rimase a guardare la palla rimbalzare lontano da lei, lasciando che il silenzio riempisse l'atmosfera.

Poi si decise a parlare.

"Non è nulla di serio... solo... sto pensando ad una persona"

"Chi, posso saperlo?"

"Ecco, ieri ho...ho notato una ragazza. La giovane Luthor. L'ho incontrata in bagno, si stava pulendo da qualcosa che le era stato lanciato addosso, credo. E, non so perché, ho sentito qualcosa. Non credo fosse pena, qualcosa di più profondo... tipo empatia. Ieri l'ho vista di sfuggita altre due volte. È sempre sola, e sempre sul punto di piangere. Oggi avrei voluto andare da lei e presentarmi, per farla sentire meno sola, ma non c'è. E nulla, non riesco a togliermi la sua faccia dalla testa. È come se sentissi di doverle dire qualcosa di molto importante, anche se non so cosa, e che quindi avrei bisogno di lei, ma non c'è. E lascia un vuoto. È strano. Che ne pensi Alex?"

L'altra si limitò a sorridere.

Sua sorella era proprio senza speranze.

'cause darling, you fit just perfectly here in my arms.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora