Capitolo 2. Ma di tutte le valige, a chi cacchio dovevano perderla?

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Luna

<<Ma di tutte le valige, porca torta, a chi cacchio dovevano perderla?>>

<<Nat, calmati>> cercò di farla ragionare Emma.

Natalia si girò verso di lei e le puntò un dito contro. <<Vorrei vedere se avessero perso la valigia a te.>>

Anita mi diede di gomito. <<Ricordami di non perderle gli occhiali.>

Risi piano, poi Natalia sollevò le mani al cielo, esasperata. Avevamo aspettato un'ora, sperando che trovasse la sua valigia sul nastro, ma non fu così, quindi Eva le consigliò di andare negli uffici dove trattavano proprio di queste cose e ci fece strada, mentre Natalia continuava a borbottare cose del tipo "Ora chi cacchio lo dice a mia madre..."

Poverina, mi faceva un po' pena, però era divertente. Se avessero perso le valige a me, molto probabilmente sarei scoppiata a piangere. Avevo tutte le cose lì dentro e non avrei sopportato di non avere nessun cambio.

<<Secondo voi parlano italiano?>> Domandò Emma, mentre si girava a seguire un riccio con lo sguardo. <<Uh-uh, la Grecia è interessante.>>

Ridemmo tutte, tranne Natalia che era ancora nervosa per la valigia. Ormai avevamo fatto l'abitudine sia ad Emma e ai suoi commenti suoi ragazzi poco educati che ad Eva che lanciava occhiate a tutti. Anche Nat lo faceva, ma almeno era un po' più discreta nel farlo.

Arrivate al centro assistenza, entrammo solo io e Nat, per occupare meno spazio possibile visto che era davvero un piccolo ufficio. <<Hi>> fece la signora dietro il bancone.

<<Hi, do you speak Italian?>> Domandò Natalia, cercando di capire se potesse parlare italiano.

La signora scosse la testa e Nat lasciò parlare me. Dopo qualche gentile conversazione, le domandai della valigia e lei mi chiese di descriverla e ci pensò la mia amica, poi la signora restò a fissare lo schermo del computer con sguardo corrucciato. Ci disse che per riavere la valigia potrebbero volerci due-tre giorni oppure una settimana, quindi ringraziammo la signora e sperai che non ci impiegassero davvero una settimana, altrimenti Natalia avrebbe dato fuoco a qualcuno.

Una volta comunicato alle altre i tempi di spedizione, decidemmo di prendere un taxi per fare prima, essendo già in ritardo di un'ora, e mentre il tassista ci portava al centro di Fira, mi arrivò un messaggio da Samuel: ''ehi, piccola, sei atterrata? Dimmi quando sei arrivata alla casa. Un bacio".

Gli risposi alla svelta, dicendogli di essere sul taxi, poi chiusi il telefono e notai l'occhiataccia che mi aveva lanciato Eva. Avrei dovuto dire alle ragazze del problema che avevo con Samuel, ma non sapevo come iniziare.

Era imbarazzante e triste il fatto che stessimo insieme da quasi due anni, ma che non avessimo mai concluso nulla. E con ''concluso'' intendevo proprio la questione della verginità. Ricordavo che quando ero in America, avevo incontrato quest'altro ragazzo italiano come me per l'anno all'estero e dopo 5 mesi ci siamo messi insieme. All'inizio mi sembrava un ragazzo dolce, paziente e buono, poi si era rivelato l'opposto. I miei genitori lo adoravano e avevano stretto un rapporto pazzesco con lui e i suoi, quindi non c'era modo di poterlo lasciare senza ferire anche loro.

Samuel era opprimente, ossessivo, bipolare e arrogante; esattamente l'opposto di come si era presentato il primo giorno di scuola.

Emma, accanto a me, mi toccò il gomito. <<Tutto bene, Lu'?>>

Le sorrisi, poi annuii e guardai fuori dal finestrino, mentre Natalia conversava con il tassista, il quale avrà avuto non più di settant'anni.

Natalia andava matta per i vecchietti.

The Last Wave. Cavalca l'Onda IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora